Telecomunicazioni

Legge di Bilancio: presente un emendamento che riduce gli obblighi in materia di Call Center delocalizzati

La legge di Bilancio in fase di approvazione alla Camera potrebbe introdurre delle novità che riguardano l’abolizione di alcuni obblighi nei confronti delle imprese che non esternalizzano, non affidandolo cioè ad un’altra impresa, il servizio di assistenza clienti (o customer care).

Il 30 novembre 2017, il Senato della Repubblica aveva approvato il testo della Legge di Bilancio 2018, che prevede nel campo dei call centers, un emendamento che sottrarrebbe le aziende che non concedono ad altre la fornitura del servizio di assistenza clienti. Si tratterebbe in particolare dell’art.89 della legge, ora in esame alla Camera, che modifica l’art.24-bis del decreto legge 83/2012.

Questa disposizione, così come preannunciato da MondomobileWeb in passato, prevede il diritto del consumatore di chiedere di poter parlare immediatamente con un operatore nazionale (e in questo caso italiano) o collocato all’interno dell’Unione Europea, previo obbligo di essere informato della provenienza della chiamata. L’obbligo di trasmettere l’interlocutore ad un operatore nazionale o dell’Unione Europea vige sia per le imprese committenti, cioè coloro che espletano direttamente o tramite una società collegata o di propria proprietà il servizio di customer care, e sia per le società esternalizzanti tale servizio.

Con l’emendamento n.89 sarebbero esclusi da tale obbligo le imprese committenti, in favore di tutte quelle piccole imprese che offrono tale servizio e che sarebbero così incoraggiate a delocalizzare in Paesi extra-Ue che hanno un regime del lavoro meno restrittivo.

Le imprese a cui la modifica è rivolta non incorrerebbero così né nella sanzione di 50.000 euro giornalieri prevista per le imprese che violano la suddetta norma e né alla registrazione nel Registro degli operatori di comunicazione.

Se tale norma potrebbe essere vantaggiosa per le piccole imprese che resistono alle punizioni del mercato, potrebbero abusarne anche le grandi aziende committenti per trasferire interi reparti all’estero.

Preoccupati i sindacati, Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil, delusi dall’abbandono di un atteggiamento adottato dalla politica che andava negli ultimi anni verso un incoraggiamento di un settore, come quello dei call centers, duramente colpito dalla crisi (da ricordare nel collegato finanziario alla legge di Bilancio 2017 l’obbligo per le società di call center di comunicare il proprio trasferimento all’estero, pena sanzione). Preoccupata anche Assocontact, il cui presidente Paolo Sarzana, ha rilevato la possibilità del crearsi di disparità fra imprese che esternalizzano il servizio e imprese che lo mantengono al proprio interno.

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