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Maximo Ibarra, ex CEO di Wind Tre, al meeting di Rimini per lavoro, formazione e innovazione

Anche Maximo Ibarra, ex amministratore delegato di Wind Tre, ,dopo settimane di silenzio dalle sue dimissioni, e dopo le indiscrezioni che lo vedono uno dei candidati al vertice di Open Fiber, ha partecipato al meeting di Rimini, appuntamento consolidatosi da diversi decenni e che rappresenta il momento per discutere di questioni culturali e di forte attualità. L’edizione del 2017 del meeting fa riferimento a riguadagnare ciò che si ha ereditato per conservarlo.

Maximo Ibarra, ex CEO Wind Tre

Il seminario in cui l’ex CEO di Wind Tre ha preso la parola verteva in particolare su “Lavoro, formazione e innovazione”. All’interrogativo su quali competenze siano importanti oggigiorno, in un’epoca di incertezza lavorativa Maximo Ibarra ha proposto la sua visione. Ricordando la fortunata opportunità sia da manager e sia da docente alla “LUISS Guido Carli“, il colombiano ha sostenuto come in un mondo accelerato dal cambiamento rapido innescato dalla tecnologia, in cui un giorno equivale ad un anno, sia molto importante sia avere delle competenze tecniche, le hard skills, ma anche essere impossesso di soft skills. In assenza di precedente esperienza lavorativa, dando per certo che le competenze tecniche siano state assodate dalla persona durante la propria formazione scolastica o universitaria Ibarra ha affermato che “è importante concentrarsi sulla capacità di lavorare insieme ad altri in un mondo che cambia molto velocemente, bisogna concentrarsi molto di più su quelle che sono le caratteristiche della persona, tra cui la capacità di poter entrare in sintonia con le diverse funzioni aziendali”.

Un altro aspetto a cui Maximo Ibarra si è riferito è relativo a coloro che già hanno diversi anni di esperienza nello svolgere una funzione. “Se si riesce a mettere al lavoro un gruppo di persone che si è occupato sempre di una stessa funzione e le si libera da quel tipo di contesto e le si colloca in un contesto in cui devono fare innovazioni, ecco che i risultati sono sorprendenti”. In questo modo, come sostenuto da Ibarra, si creerebbe un ecosistema che libera risorse e potenziale e adatta l’azienda alla risoluzione di nuovi problemi.

Per colmare il gap tra eccesso di offerta di lavoro da parte dei giovani e scarsità di domanda da parte delle aziende Ibarra ha sollecitato al rapporto sempre più costante e costruttivo tra aziende e istituti di formazione scolastici e universitari, rendendo noto come pur esistendo già tale relazione non venga sfruttata al massimo.

Quando si parla di formazione, innovazione e di giovani, bisogna sempre comunque avere in mente che deve essere la persona al centro di tutto. Non si possono misurare i ragazzi e le ragazze come se ci fosse una standardizzazione di massa. Conoscendo le caratteristiche uniche di ognuno si comprenderanno i talenti di ciascuno e si riuscirà a portare questi ragazzi ad appassionarsi sempre di più ad alcuni ambiti e materie specifici. Se non si parte da questa si rischia di trovarsi davanti ad una discrasia tra quello che le aziende richiedono e quello che le persone riescono a dare. I ragazzi danno il meglio quando si trovano indirizzati rispetto al proprio talento e alle proprie attitudini.

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