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Open Fiber: il fondo internazionale MIRA per l’acquisizione della quota di Enel

Enel ha commentato alcune indiscrezioni di oggi, 16 Giugno 2020, in relazione a un’offerta non vincolante presentata dal fondo Macquarie Infrastructure Real Asset (MIRA) per l’acquisizione del 50% di Open Fiber.

Enel ha confermato di aver ricevuto un’informativa in merito a tale offerta non vincolante per l’acquisizione della quota del 50% posseduta nell’azienda scelta per coprire l’Italia in fibra nel 2015. Il Consiglio di Amministrazione ha preso atto dell’informativa nella seduta del 10 Giugno 2020 e ha comunicato di essere in attesa di ulteriori aggiornamenti circa i successivi sviluppi.

Chiaramente, l’offerta del fondo MIRA si inserisce in un contesto particolarmente delicato, caratterizzato dalle discussioni per la realizzazione di una rete unica in Italia tra TIM e Open Fiber per ridurre la duplicazione degli investimenti.

Il fondo in questione gestisce investimenti in un portfolio di 155 business, con particolare attenzione al settore agricolo, immobiliare, delle fonti rinnovabili e a quello delle infrastrutture in numerosi Paesi europei e non solo.

Come riportato da La Repubblica oggi, il fondo infrastrutturale australiano potrebbe giocare un ruolo importante nella partita dell’integrazione, considerato il fatto che sempre quest’anno anche TIM ha ricevuto un’offerta dal fondo americano Kkr per acquistare una quota di minoranza della sua rete secondaria.

Non si conoscono i dettagli operativi e l’entità della proposta fatta a Enel, ma secondo quanto riportato l’intero business di Open Fiber è stato valutato per una quota compresa tra i 3 e i 6 miliardi di dollari. Si ricorda comunque che la proposta è stata fatta da MIRA a Enel, mentre l’altro 50% della società è posseduto da Cassa Depositi e Prestiti (Cdp).

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La notizia di oggi, confermata infine da Enel con il suo comunicato, fa seguito a un lungo confronto pubblico tra TIM e Open Fiber sulla qualità della rete in fibra del concorrente. Le discussioni sulla rete unica si sono infatti riaccese questo mese con il servizio di Report chiamato Senza Fibra, che ha sollevato alcuni dubbi sui lavori di Open Fiber.

L’operatore wholesale guidato da Elisabetta Ripa aveva commentato il servizio ricordando il suo impegno nei comuni dei bandi Infratel e rispondendo ad alcuni quesiti sollevati nel corso della trasmissione in tema di ritardi nella copertura.

In seguito, i due presidenti di TIM e Open Fiber avevano pubblicamente commentato lo stato dei lavori e le prospettive sulla rete unica. Salvatore Rossi di TIM ha infatti recentemente affermato che l’Italia è uno dei pochissimi Paesi al mondo a non avere una rete fisica unica, ma una e mezza, ovvero quella intera rappresentata da TIM e la mezza rappresentata dagli sforzi dell’operatore concorrente, Open Fiber.

Il Presidente di Open Fiber, Franco Bassanini, aveva prontamente risposto alle dichiarazioni del suo omologo, affermando che queste rasentassero la fake news perché ovunque in Europa vige la competizione infrastrutturale.

Il tema centrale della discussione tra TIM e Open Fiber non è tanto rappresentato dalla necessità di integrare le infrastrutture, quanto dai metodi e dagli strumenti per farlo. A tal proposito, si segnala che proprio oggi, alla conferenza di presentazione del servizio Sky wifi, l’AD Maximo Ibarra è stato incalzato da numerose domande sulla rete unica e sullo stato dell’infrastruttura in Italia.

Maximo Ibarra di Sky Italia, che si è detto soddisfatto della sua copertura e dei piani di sviluppo di Open Fiber, ha commentato l’ingresso di un fondo infrastrutturale straniero in Italia con Open Fiber come un avvenimento giustificabile dall’interesse per l’operatore wholesale italiano e per la sua strategia di sviluppo:

“Se qualcuno dei fondi è interessato a poter acquistare delle quote, evidentemente è interessato allo sviluppo nel tempo, caratterizzato da obiettivi ambiziosi di lungo periodo, non solo limitati a una manciata di anni”.

Sul futuro della rete, Ibarra si è detto favorevole “concettualmente” a una rete unica, che però non potrà essere verticalmente integrata con uno dei vari player attivo anche nel retail. La rete unica secondo il manager rappresenterà infatti un vantaggio per tutti gli attori del settore solo se verrà scelto un azionista di controllo che possa garantirne la piena neutralità.

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