Confindustria Radio Televisioni: il sacrificio per il 5G rischia di far soccombere le TV
Continuano le indagini conoscitive sul 5G alla Commissione Trasporti della Camera, con un’audizione dei rappresentanti di Confindustria Radio Televisioni che hanno presentato una relazione sui pericoli e le sfide del medium televisivo rispetto alla rivoluzione della nuova rete di quinta generazione.
Dopo una breve introduzione, ha preso la parola Francesco Angelo Siddi, Presidente di Confindustria Radio Televisioni, che ha sottolineato come il mondo della televisione sia particolarmente interessato al tema del 5G in quanto parte motrice del processo di transizione.
Tuttavia, il medium necessita di una serie di tutele e sforzi da parte del Governo, affinché il sacrificio a cui è stato sottoposto possa portare a un sano sviluppo tecnologico.
Come noto, infatti, la transizione verso il 5G coinvolgerà il sistema televisivo poiché si dovranno utilizzare delle decodificazioni differenti, “comprimendo” di fatto lo spazio disponibile a causa della cessione delle frequenze. La banda 700, densamente utilizzata per i servizi televisivi, è stata infatti messa all’asta per lo sviluppo dei servizi 5G, raccogliendo importi miliardari. Adesso, il suo rilascio è stato pianificato per il mese di Giugno 2022, considerato dal Presidente Francesco Angelo Siddi come un termine molto vicino.
Con una decurtazione delle frequenze degli operatori televisivi pari a circa il 50%, la nuova situazione del mercato televisivo rischierebbe di penalizzare le imprese televisive, invece che spingere verso la trasformazione della TV 4.0, come invece Confindustria auspica.
Al problema della decurtazione delle frequenze si affianca una regolamentazione definita talvolta asimmetrica e deficitaria nei confronti di altri operatori globali, che spesso operano in settori collaterali e non sono soggetti alle normative vigenti invece per tutti gli attori nazionali. In tal senso, viene fatto esplicito riferimento a colossi come Google, Apple, Amazon, Netflix e Youtube.
Affinché il settore televisivo possa superare le sfide imposte dal progresso tecnologico, il Presidente di Confindustria Radio Televisioni reputa necessario che il Governo continui ad accompagnare il processo, informando i cittadini sulla necessità di cambiare standard e sui contributi a loro destinati per facilitare la transizione.
In tal senso, gli incentivi attualmente previsti, pari a 151 milioni di euro, vengono considerati insufficienti: si tratterebbe di una cifra probabilmente appena in grado di agevolare il passaggio per le fasce più disagiate dal MPEG2 al MPEG4. Ancora una volta, dunque, vengono citati i proventi dell’asta delle frequenze 5G per suggerire al Governo la possibilità di reinvestire una quota significativa con lo scopo di evitare che i costi del passaggio ricadano esclusivamente sulle famiglie e sulle imprese operanti in Italia.
Interventi sostanziali in tal senso potrebbero essere inaugurati da un raddoppio della quota di finanziamento destinata alle famiglie e da un maggiore sostegno con campagne d’informazione adeguate.
Secondo Siddi, infatti, il Tavolo tecnico per la TV 4.0 ha permesso di compiere degli importanti passi avanti e si propone come un importante alleato degli operatori televisivi, ma la comunicazione alle famiglie rischia di giungere troppo in ritardo, come nel caso del precedente passaggio dall’analogico al digitale, sul quale buona parte della popolazione è inciampata per via di informative carenti o incomplete.
Il Presidente di Confindustria Radio Televisioni termina il suo intervento ricordando che la volontà del sistema televisivo resta quella di accompagnare lo sviluppo virtuoso e la transizione verso le nuove tecnologie, a vantaggio dei cittadini e delle aziende. In altri termini, “la TV non sarà un ostacolo per il 5G.”
Le opportunità del 5G per il settore pubblico sono innumerevoli, ma occorrerà comprendere che il sacrificio chiesto dal Governo alle televisioni sarà solo la prima di una serie di sfide che, nel corso dei prossimi anni, porterà il medium a competere diversamente anche nella produzione di contenuti. Con una rivoluzione di questa portata, conclude Siddi, si deve fare di più affinché tutti i sistemi possano coesistere, puntando anche sull’aggiornamento dei medium meno recenti, piuttosto che sullo sviluppo esclusivo di quelli più innovativi.
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