Reti 5G

Per Mediaset il 5G sarà un serio fattore di discontinuità: il governo deve sostenere il settore televisivo

Nel pomeriggio di oggi, 13 Febbraio 2019, i rappresentanti di Mediaset hanno partecipato all’Audizione sul 5G alla Commissione Trasporti della Camera dei Deputati. Anche Mediaset ha dunque potuto rappresentare il suo punto di vista, offrendo chiaramente una visione ancora inedita all’interno delle Audizioni della Camera sulla nuova tecnologia.

Si tratta infatti del primo intervento da parte di un’azienda esterna al mondo delle telecomunicazioni e che, come previsto, presenta una visione quantomeno scettica nei confronti dell’iter che porterà allo sviluppo del 5G.

In apertura, la rappresentante dell’azienda sottolinea come Mediaset sia a tutti gli effetti un’azienda di contenuti, che vede nelle reti di trasmissione, e nel loro futuro prossimo, un elemento chiave del suo business: i servizi di Mediaset devono giungere al massimo numero di persone e attraverso tutti gli strumenti disponibili.

E il 5G, quando permetterà di sperimentare a tutti gli effetti la televisione in mobilità, con la massima qualità tecnica, sarà davvero un ulteriore strumento che Mediaset potrà abbracciare, come fatto con tutti i precedenti paradigmi della diffusione. Ma i vantaggi sembrano finire qui: per Mediaset, nell’immediato, la tecnologia 5G costituisce “un fattore di discontinuità importante, per l’impatto che ha avuto sul quantitativo di frequenze che sono state assegnate agli operatori telefonici a partire dal 2022, e che quindi dovranno essere trasferite dalla televisione alle telco”.

Questo processo, per Mediaset, ha senza dubbio rappresentato delle minacce alla sostenibilità del business e ha obbligato ad effettuare complesse manovre volte a tutelare l’operatività dell’azienda.

Mediaset 5G
La sede di Mediaset a Cologno Monzese.

Nel complesso, Mediaset non si ritiene sfavorevole a uno sviluppo tecnologico di cui, è noto, potrà anch’essa godere; tuttavia, a giustificare gli investimenti per il 5G non sarà il sistema televisivo italiano o europeo, ma esclusivamente l’industria delle telecomunicazioni. In altri termini, “non è possibile giustificare il 5G per i vantaggi apportati al settore televisivo”.

La pressione sul modello di business di Mediaset deriva dalla banda 700 MHz, che, come noto, nel 2022 andrà trasferita alle aziende di telecomunicazione. Questo percorso di transizione sembrerebbe particolarmente pesante, in quanto Mediaset resterà con 14 frequenze e con la necessità di sottoporle rapidamente a un refarming volto a riorganizzarle in proporzione.

Come afferma la rappresentante, infatti, anche Mediaset sarà costretta a riorganizzare la sua tecnologia per evitare un depauperamento editoriale. Ma per fare ciò, occorrerà introdurre nella rete delle nuove tecnologie di codifica e di trasmissione, che necessitano di una finestra temporale non troppo ristretta e, soprattutto, di grandi e costanti investimenti. Altrimenti, il rischio sarebbe semplicemente quello di perdere della preziosa utenza.

Viene sottolineato, infatti, che i televisori diffusi nelle case del 2022 dovranno essere esattamente attrezzati per ricevere le nuove tecnologie che le aziende del settore dovranno impiegare. Ma Mediaset chiede che tale processo di transizione vada guidato e supportato, in termini economici e di comunicazione, da parte delle Autorità e della politica, così da permettere un adeguato sussidio.

Senza mezzi termini, per Mediaset, occorre che un upgrade tecnologico come il 5G non rischi di comprire un sistema come quello televisivo. E in tal senso, si intuisce come la rappresentante, nel suo intervento, voglia contrapporre la televisione, vista come servizio di pubblica utilità, alla rete, territorio molto poco regolamentato. Nel settore televisivo, a troneggiare sarebbe una regolamentazione eccessiva, laddove invece in rete la libertà assoluta garantirebbe risultati migliori e più immediati.

Nella fase dedicata alle domande, si riscontra, rispetto alle precedenti audizioni, un numero estremamente ridotto di quesiti. L’interesse dei deputati si concentra però sul sostegno che il Governo potrebbe fornire al settore.

In questo senso, i 151 milioni fissati come sussidio si configurerebbero indubbiamente come una cifra apprezzabile, ma tutt’altro che decisiva per supportare le aziende. E visto il successo dell’asta, Mediaset si attende uno sforzo maggiore.

Ma, ancora una volta, il più grande sostegno dovrebbe giungere dalle istituzioni e della politica: il tavolo TV 4.0, avviato dal Ministro Luigi Di Maio, viene considerato come un elemento assolutamente fondamentale per una transizione che va guidata sin dall’inizio e che dovrà essere supportata, in quanto Mediaset ritiene di essere “un’attività che va difesa”.

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