Tim, cronaca di una settimana rovente: crollo del titolo, i battibecchi fra Vivendi ed Elliott e la vendita di Sparkle
Che quella tra i vertici di Elliott e quelli di Vivendi non fosse una pacifica convivenza in Tim era già noto. Quando il titolo della società, però, ha subito una crollo drastico la scorsa settimana, l’eco delle critiche che i due azionisti si scambiano reciprocamente sulla mancanza di senso di responsabilità è ritornato a crescere.
Quando mercoledì 5 Settembre 2018 Vivendi ha assistito alla calata continua delle azioni di Tim, non si è risparmiata di lanciare da Parigi l’accusa:
Vivendi è fortemente preoccupata dalla gestione disastrosa di Telecom Italia da quando Elliott ha preso il controllo del Consiglio di Amministrazione dall’Assemblea dei Soci del 4 Maggio
Elliott, che secondo Vivendi aveva promesso ad Aprile il raddoppio del prezzo delle azioni in due anni, è accusata del drammatico andamento delle azioni, il cui valore ha subito un calo del 35%, il peggior valore negli ultimi cinque anni, e della messa in circolo di dicerie dannose per l’ordinaria attività e per i risultati aziendali.
Subito dopo il presidente di Tim Fulvio Conti ha cercato di placare i toni limitandosi ad esprimere il suo “rammarico per le accuse assurde e infondate” e che ha ricordato come il Consiglio sia al lavoro per la realizzazione del piano strategico Digitim e come dalla Francia si sia scatenata contro Tim una “concentrazione negativa di elementi”, espressione che tradotta fa riferimento al nuovo quarto operatore mobile Iliad e Exane Bnp Paribas.
Gli analisti finanziari di quest’ultima hanno redatto un report in cui che descrive i probabili risvolti della realizzazione dei piano strategico DigiTim promosso dal CEO Amos Genish contestualizzandolo al mercato italiano. Lo studio si è incentrato anche ai possibili scenari che Tim potrebbe presto affrontare. Oltre alla scossa concorrenziale di Iliad, anche la crescita di Open Fiber potrebbe condizionare i ricavi nel mercato della telefonia fissa dove l’ex monopolista ha sempre esercitato il suo dominio incontrastato.
Nelle ore frenetiche che hanno seguito la valutazione di Exane e il crollo del 5,41% del titolo giù fino a 0,52 centesimi, Genish ha voluto dare fiducia in maniera esemplare alle azioni di Tim acquistandone 1 milione. Ad essere a rischio tuttavia è la credibilità anche dello stesso Genish, riconfermato da Elliott dopo la costituzione del nuovo Consiglio di Amministrazione, ma lapidato dai risultati semestrali poco incoraggianti e dall’antagonismo tra i due principali azionisti. Se quindi i dati non sono promettenti proprio nel momento in cui servono, Vivendi ed Elliott aggiungono legna al fuoco, e per Genish è sempre più difficile fare contemporaneamente il pilota e il pompiere.
Intanto alla rassegna di conferenze sul digitale Digithon di Bisceglie Arnaud de Puyfontaine, ex presidente di Tim rinominato nel Consiglio di Amministrazione, si è fatto portavoce di Vivendi confermando l’impegno da parte dei francesi a voler investire nella società ancora per molto per renderla ancora più competitiva nel lungo periodo.
Su Sparkle, la società dei cavi internazionali interamente controllata da Tim che Elliott vorrebbe cedere, de Puyfontaine si è detto contrario all’atto di vendita dichiarandosi in linea con il Ministro Di Maio che a sua volta ha negato la possibilità di mettere in vendita la gestione di un’infrastruttura da cui passano i dati sensibili delle comunicazioni intergovernative e dei servizi di sicurezza.
Quest’oggi 10 settembre il titolo di Tim ha ripreso a salire come aveva fatto al termine della scorsa settimana. La giornata si è aperta con un comunicato di Elliott, che si è espressa sull’invettiva di Vivendi smentendo le promesse sul raddoppio del valore del titolo a cui la media company ha alluso e negando di aver attuato una gestione disastrosa assicurando peraltro di aver nei soli cinque mesi di tempo proseguito con la linea aziendale tracciata da Genish, indicato nel 2017 proprio da Vivendi come successore di Flavio Cattaneo nel ruolo di CEO. La nota si è chiusa con una richiesta collaborazione nei confronti di Vivendi per cercare “soluzioni volte alla creazione di valore”.
In mattinata il CdA di Tim si è ufficialmente incontrato per l’approvazione dell’offerta all’asta del 5G “confermando l’ampio mandato al management per la presentazione di offerte e la partecipazione all’asta”, ma è lecito pensare che nessuno dei presenti abbia fatto finta di nulla.
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