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Dopo le interrogazioni parlamentari, anche i sindacati di categoria contro il nuovo operatore Iliad

Non si placa il clima di polemica che sta coinvolgendo Iliad, il nuovo quarto operatore che negli ultimi mesi sta conquistando l’attenzione di tutti per l’effetto dirompente che stanno scatenando le sue offerte nel mercato italiano della telefonia.

Già nelle prime settimane dopo il suo lancio Iliad aveva dovuto fare i conti con le istanze sollevate dai suoi concorrenti per presunta violazione delle norme di sicurezza previste dalla legge Pisanu in merito alle Simbox e successivamente per presunta pubblicità ingannevole attribuita alla presentazione della propria offerta sotto la garanzia della navigazione in rete 4G+ su tutto il territorio nazionale.

Dopo l’annuncio del superamento del primo milione di clienti il nome del nuovo gestore è stato menzionato anche in Parlamento, con le interrogazioni rivolte al Ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro Luigi di Maio e al Ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Al coro che intona richieste di chiarimenti in materia di sicurezza pubblica e lavoro si sono infine aggregati anche i sindacati di categoria Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, che hanno presentato una nota comune anch’essa indirizzata ai Ministri Di Maio e Salvini.

Il Ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro Luigi Di Maio

L’accusa che le organizzazioni sindacali muovono è imputata alla inarrestabile e dannosa ipercompetizione creatasi nel mercato, che andrebbe a tutto svantaggio dei lavoratori, come cita il comunicato stampa:

Il mercato della telefonia mobile, come denunciato dalle OO.SS. aveva già scontato una ipercompetizione ed un quarto operatore avrebbe continuato a distruggere una parte significativa del valore del settore, tanto da non garantire alle imprese l’equilibrio tra investimenti e remunerazione del capitale con il rischio di un disimpegno che penalizzerebbe il Paese.

La critica fatta ad Iliad, sarebbe quella di aver ridotto i prezzi e dunque anche i margini per gli investimenti tecnologici e per la giusta remunerazione del capitale, “mettendo a rischio l’intera filiera delle telecomunicazioni”. In più la società sarebbe responsabile di non aver fornito ai sindacati alcuna informazione in materia occupazionale:

Illiad (sic) è un operatore che non ha fornito alcuna informazione alle OO.SS. sulla struttura occupazionale, sul piano industriale e sulle tutele dei propri lavoratori ne per quelli degli appalti, pur applicando il CCNL TLC che prevede una informativa al sindacato.

A tal riguardo la società aveva dichiarato in un comunicato stampa di aver già creato creato in Italia circa 1500 posti di lavoro, tra diretti e indiretti, con 12 uffici “per continuare il lavoro di sviluppo della propria infrastruttura di rete”.

Il quartier generale di Iliad in via Restelli a Milano

Il comunicato stampa dei sindacati ha infine tirato nuovamente in ballo gli interrogativi sul rispetto delle norme di sicurezza in materia di antiterrorismo già sollevati dall’on. Gasparri in un’interrogazione parlamentare negli ultimi giorni dello scorso Luglio 2018.

Tutti questi elementi, secondo le quattro organizzazioni sindacali, dovrebbero spingere il governo ad aprire un’istruttoria per verificare le condizioni di lavoro, il rispetto delle leggi italiane in materia di sicurezza e se la società abbia rispettato gli impegni fissati dall’Authority per regolare l’ingresso di Iliad nel mercato.

Tale decisione sarebbe quanto mai doverosa, perché, come conclude la nota “il perdurare di questa situazione potrebbe compromettere l’insieme del sistema di sviluppo delle comunicazioni e dell’occupazione del nostro Paese”.

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