Con la delibera N. 201/18/CONS del 24 Aprile 2018, ma pubblicata sul sito dell’Autorità in data Giovedì 31 Maggio 2018, l’Agcom ha avviato un’ordinanza di ingiunzione nei confronti della società Tim S.p.A. per non aver rispettato la normativa di settore sulla trasparenza tariffaria e sull’attivazione di servizi difformi da quanto concordato durante la sottoscrizione del contratto con uno specifico utente.
Il motivo è da ricercarsi in uno specifico caso accaduto ad una cliente, che ha inviato le segnalazioni all’Autorità.
Nella delibera viene raccontato che l’utente in questione nel periodo intercorso tra il 9 Maggio 2016 e il 3 Ottobre 2017, tramite il proprio legale, ha comunicato più volte all’Agcom l’errata attivazione e fatturazione di servizi supplementari e beni in realtà mai richiesti e difformi all’offerta denominata “Linea Valore”, per il servizio voce ed internet, sottoscritta nell’Aprile del 2012, tramite registrazione del consenso. La suddetta offerta prevedeva l’Adsl 7 mega e le chiamate verso i fissi senza alcun costo aggiuntivo al prezzo mensile di 35 euro più IVA.
Il problema è che da Gennaio 2014 a Dicembre 2016, Tim ha emesso fatture riportanti i costi di un’opzione non richiesta e di una rata mensile aggiuntiva di 6 euro più IVA al mese per l’acquisto di un router Wi-Fi anch’esso non richiesto. Inoltre, nel corso del 2016, è stata fatturata un’altra opzione non richiesta chiamata “opzione TuttiMobili senza limiti – Profilo Top” a 9 euro più IVA mensili e nel 2017, in aggiunta a quest’ultima e al costo del router, all’utente è stato addebitato il costo di un’ulteriore opzione internet denominata “Tutto senza limiti 20 Mega”.
Nonostante ciò l’utente, da Gennaio 2014 a Ottobre 2017, ha comunque proceduto al pagamento parziale di 35 euro più IVA delle fatture, per la fruizione del servizio voce e Internet, come da accordo al momento della sottoscrizione del contratto. Il cliente ha quindi omesso di pagare tutti i costi dei servizi, delle opzioni e dei beni non richiesti e nel contempo ha proceduto all’immediata contestazione dei conteggi errati riportati nelle fatture ricevute, inviando svariati reclami a Tim via Fax e tramite raccomandata, invitando l’operatore alla correzione delle fatture emesse e diffidandolo a non interrompere la fruizione del servizio dati e voce, ricordando continuamente di aver sempre proceduto al puntuale pagamento parziale delle fatture, con riferimento ai costi concordati in corso di attivazione del contratto ad aprile 2012. Nonostante ciò, però, dal 5 Agosto 2014 al 4 Agosto 2015, Tim ha interrotto il servizio voce.
L’Agcom sulla base dei documenti ricevuti ha riscontrato che Tim, in relazione ai servizi attivati e fatturati dall’Agosto 2014 all’Ottobre 2017 sull’utenza del cliente in questione, ha violato la normativa sulla trasparenza tariffaria e sull’attivazione di servizi in difformità di quanto concordato dalle parti in corso di conclusione del contratto. Di conseguenza, non avendo rispettato tale normativa di settore e avendo addebitato ingiustificati costi all’utente, contro di Tim S.p.A. è stato avviato un procedimento sanzionatorio per aver realizzato una condotta non conforme alle disposizioni previste dell’articolo 70 del D.lgs. 1° agosto 2003, n. 259 in combinato disposto con l’articolo 3, allegato a) della delibera n. 519/15/CONS, e dell’articolo 60 del D.lgs. 1° agosto 2003, n. 259, parte a) Allegato n. 4 lettera a), in combinato disposto con l’articolo 7, allegato a) della delibera n. 519/15/CONS.
Tim S.p.A. dal canto suo, afferma che all’epoca della sottoscrizione del contratto, nell’Aprile 2012, non esisteva alcuna offerta aderente alle caratteristiche economiche segnalate dall’utente e denominata “Linea Valore con Adsl 7 mega” al prezzo di 35 euro più IVA con chiamate su linea fissa comprese senza costi aggiuntivi e, per questo motivo, il cliente non ha potuto aderire all’offerta per l’attivazione del servizio voce ed internet ad un costo di 35 euro al mese. Inoltre l’operatore ha anche specificato che in quel dato periodo erano disponibili 3 offerte: “Linea Valore+” a 35 euro più IVA per il traffico voce, “Internet 7 mega” a 20 euro mensili più IVA per il traffico internet e una terza offerta comprendente traffico voce e dati a 50 euro mensili più IVA.
Secondo Tim sarebbe stato il coniuge dell’utente in questione ad attivare telefonicamente le offerte “Linea Valore+” e “Internet 7 Mega“. L’operatore non ha ritrovato alcuna registrazione vocale della telefonata da cui è nata la contrattualizzazione del rapporto tra le parti.
Infine Tim ha spiegato la sospensione del servizio come la causa dei mancati pagamenti da parte dell’utente, cosi come prevede l’articolo 19 delle Condizioni Generali di Contratto.
L’Agcom, sulla base di questo e di altri elementi consultabili alla delibera N. 201/18/CONS, disponibile sul sito ufficiale dell’Autorità, si è cosi espressa:
“La Società, a causa della condotta non conforme al quadro regolamentare di riferimento, avvalendosi di modalità di commercializzazione per la conclusione del contratto con l’utente per l’attivazione del servizio non rispondenti alle vigenti prescrizioni legislative e regolamentari, con particolare riguardo alle prescrizioni sulla trasparenza e ai principi di lealtà e buona fede, ha attivato opzioni e fatturato costi per servizi e beni che non risultano richiesti, con conseguenti addebiti ingiustificati a carico dell’utente che hanno determinato l’interruzione del servizio. A tal proposito, la condotta tenuta può essere considerata di grave entità e di lunga durata, limitatamente allo specifico rapporto intercorrente con un singolo utente e al danno cagionatogli”
L’Autorità ha quindi obbligato Tim S.p.A., a pagare una sanzione amministrativa di 116.000 euro, da versare entro 30 giorni dalla notificazione del provvedimento.
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