Investimenti europei nel campo dell’Intelligenza artificiale per 20 miliardi di euro

Dalla capitale del Belgio, Bruxelles, giunge la notizia che la Commissione europea è arrivata alla conclusione che, per ridurre il gap, in ambito tecnologico, che separa l’Europa da Cina e Usa, sia necessario un investimento di circa 20 miliardi di euro in questo campo da qui al 2020.

Le misure sarebbero principalmente su tre fronti, facilitare gli investimenti tecnologici nel settore pubblico e privato, prepararsi ai cambiamenti sociali ed economici che ne potrebbero derivare, e creare un codice etico e legale.

Gli investimenti, fino al 2020, nell’intelligenza artificiale, attraverso il programma quadro per la ricerca, Orizzonte 2020 ammonterebbero, per adesso, a 1,5 miliardi di euro, anche se le nuove misure di Bruxelles dovrebbero promuovere ulteriori investimenti per 2,5 miliardi di euro.

Andrus Ansip, il vice presidente della commissione europea, afferma che “il Fondo europeo per gli investimenti strategici si concentrerà da qui al 2020 proprio sull’intelligenza artificiale con l’obiettivo di promuovere investimenti fino a 500 milioni di euro.” L’obiettivo finale da raggiungere si aggira sui 20 miliardi di euro.

Di pari passo agli investimenti IA, sono importanti gli investimenti su ciò che ne comporterà nel sociale. In quanto, secondo studi statistici dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, il 14% dei posti di lavoro nei 32 paesi membri dell’organismo internazionale ha il 70% di rischio di essere automatizzato. La Commissione, infatti, ha finanziato per far partire, già dall’estate, stages formativi, in ambito tecnologico, atti ad aiutare giovani e meno giovani.

Per ciò che riguarda il quadro etico e legale, il commissario per l’Economia digitale, Mariya Gabriel, sostiene che la rivoluzione tecnologica “deve lasciare l’umano al centro” dell’azione politico-economica, è per questo entro fine anno l’Unione Europea produrrà le linee guida etiche per l’IA.

Infine, attraverso una serie di misure, si renderà più semplice la condivisione dei dati, principalmente nei settori chiave come i servizi pubblici, ambiente, ricerca e salute.

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