Tim ha pubblicato la Relazione Finanziaria Annuale del 2017: ecco i traguardi raggiunti e le sfide per il futuro
“Il 2017 è stato un anno di svolta per TIM. Un anno che ha visto l’elezione di un nuovo Consiglio di Amministrazione, un nuovo Presidente e un nuovo Amministratore Delegato. È stato un anno nel quale il nostro focus si è spostato dal risanamento alla crescita e sono state gettate le fondamenta per il piano strategico DigiTIM, presentato a marzo 2018 insieme ai risultati 2017.”
Con queste parole si apre la Relazione Finanziaria Annuale del 2017 di TIM, che espone agli azionisti i traguardi raggiunti e le sfide per il futuro.
In primo luogo, risalta una performance economica di tutto rispetto, con ricavi pari a 19.8 miliardi di euro, ovvero il 2.7% in più rispetto all’esercizio precedente, e un EBITDA, ovvero la redditività di un’azienda considerando solo la gestione operativa, cresciuto del 4.6%. In totale, esso è pari a 7.790 milioni di euro, ovvero il 39.3% dei ricavi totali.
L’EBIT, ovvero il risultato operativo senza considerare gli oneri finanziari, ammonta a 3.3 miliardi di euro, registrando un decremento dell’11.6% rispetto all’anno precedente, a causa dell’impatto negativo degli oneri netti non ricorrenti pari a oltre 900 milioni di euro. Con oneri netti non ricorrenti si intendono quote di costo straordinarie, e quindi strettamente legate a specifiche operazioni aziendali. Nel caso specifico, a incidere maggiormente sono stati gli oneri connessi a processi di ristrutturazione e razionalizzazione, per un totale di 697 milioni di euro.
Per la stessa ragione, anche l’utile attribuibile ai soci è sensibilmente diminuito rispetto al 2016, con un valore complessivo di 1.1 miliardi di euro, contro 1.8 miliardi dell’esercizio precedente.
Gli investimenti industriali di TIM hanno raggiunto quota 5701 milioni, e includono ben 630 milioni di euro per il rinnovo del diritto d’uso delle frequenze a 900 e 1800 MHz. Per questa ragione, l’indice ha subito un notevole incremento rispetto al 2016, che si era concluso con investimenti pari a 4876 milioni di euro.
Per quanto concerne l’andamento patrimoniale della società, il primo risultato da segnalare è una riduzione dell’avviamento di 150 milioni di euro, dovuta alla variazione negativa dei tassi di cambio delle società brasiliane. Per contro, le attività materiali e immateriali sono aumentate rispettivamente di 187 e 241 milioni di euro, essenzialmente per via dell’elevata quota di investimenti industriali.
Più nello specifico, gli investimenti nella Business Unit Domestic, ovvero nel territorio nazionale in cui opera la società, ammontano a 4551 milioni di euro, mentre la Business Unit Brasile registra investimenti pari a 1150 milioni di euro, in riduzione rispetto all’esercizio precedente, per via del minore impegno nei rinnovi delle licenze TLC.
Passando ora a una sezione particolarmente interessante per i risparmiatori, va segnalato un indebitamento finanziario netto rettificato pari a 25308 milioni di euro, di cui 19981 in obbligazioni e 5878 in debiti verso banche o passività finanziarie generiche. Sebbene sul fronte obbligazioni i risultati siano in linea con quelli del 2016, i debiti bancari hanno subito un interessante decremento, pari a 1778 milioni di euro. La società rende noto che la combinazione ritenuta più idonea per la struttura di indebitamento nel medio-lungo periodo è caratterizzata da un 65-75% per il tasso di interesse fisso e un 25-35% per il tasso variabile.
Attraverso i dati fin qui presentati, TIM fornisce una dichiarazione sull’evoluzione prevedibile per l’esercizio 2018. Il piano della società è quello di puntare su DigiTIM e quindi sull’innovazione digitale, attraverso un migliore engagement digitale con il cliente. Per farlo, TIM prevede di incrementare dell’85% l’utilizzo delle App di self-care e di ridurre del 30% l’interazione con gli addetti dei call-centers. Il secondo obiettivo riguarda una maggiore convergenza dell’offerta commerciale, grazie anche ai recenti sviluppi del 4.5G e al futuro 5G. La previsione è quella di raggiungere 5 milioni di nuovi clienti Fibra, triplicare i clienti TIMVISION e raddoppiare la clientela convergente. Tra i target finanziari, invece, viene attesa una crescita dell’EBITDA nel mercato domestico e un incremento di ricavi e di margini nel mercato brasiliano.
Tante sfide quindi, ma anche molti rischi per TIM. Tralasciando per semplicità i fattori macroeconomici, che costituiscono problemi di politica economica e monetaria, la minaccia principale per la società è quella costituita dalle dinamiche competitive, che potrebbero comportare una contrazione dei margini e quindi dei ricavi, oltre a una perdita di importanti quote di mercato. Iliad e Openfiber, infatti, contrasteranno inevitabilmente TIM sia nel segmento wholesale che nel retail. Inoltre, la società dovrà sviluppare e mantenere le proprie reti esistenti, realizzando nuovi piani di sviluppo, estendendo la copertura geografica per i servizi più innovativi e aggiornando la struttura esistente con le nuove tecnologie.
Per finire, riportiamo quanto indicato nelle numerose pagine relative alla struttura societaria di TIM. Per l’esercizio in questione, il capitale sociale di TIM è pari 11.677.002.855 euro, e le azioni ordinarie con diritto di voto sono 15.203.122.583. La capitalizzazione in borsa si attesta sui 14779 milioni di euro.
Al momento, Vivendi controlla il 23.94% della società, il Gruppo Tim l’1.08%, i soci istituzionali italiani il 3.80% e gli esteri il 57.95%. La restante quota, pari al 13.23% è costituita da azionisti minoritari, e non sussistono accordi parasociali rilevanti.
La società è stata impegnata in una Joint Venture con la Media Company francese Canal+, operazione approvata dal Consiglio di Amministrazione in data 20 ottobre 2017, per individuare nuove opportunità di crescita legate al settore multimediale, considerando lo sviluppo atteso del mercato broadband in Italia.
Inoltre, con la scalata di Vivendi, la Commissione Europea ha richiesto di cedere le quote detenute da TIM nella società Persidera, attiva nella gestione di impianti per la distribuzione di programmi televisivi. Così, Vivendi ha accettato di mettere in vendita le azioni di TIM, che costituiscono il 70% del totale.
Per quanto concerne il processo riorganizzativo intrapreso da TIM, sono stati attivati due contratti di distacco da Vivendi S.A. a TIM S.P.A., per permettere alla società di acquisire capitale umano con competenze consolidate e internazionali, in grado di ricoprire ruoli di responsabilità.
TIM si proietta quindi verso il futuro con un piano industriale innovativo e solido, che farà dell’IoT, del 5G e della fibra i suoi punti di forza, sfidando su più fronti Open Fiber e Iliad.
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