Con un comunicato stampa di oggi, 21 Marzo 2018, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, ha richiesto la sospensione cautelare dell’attuazione dell’intesa, oggetto della procedura intrapresa nella delibera del 7 Febbraio 2018, relativa alla definizione autonoma dei termini della propria offerta da parte di ogni operatore, in merito alla rimodulazione del ciclo di fatturazione.
Nel corso della seduta è stata deliberata l’adozione di provvedimenti di carattere cautelare per sincerarsi dell’effettiva esistenza di un’intesa tra gli operatori TIM, Vodafone, Wind Tre e Fastweb, che attraverso Asstel, si sarebbero accordati per definire una strategia commerciale comune, relativa all’entrata in vigore della legge n. 172/2017 sulla fatturazione mensile delle offerte di telefonia fissa e mobile e alla cadenza dei rinnovi.
L’Antitrust racconta nel testo del provvedimento: “Fastweb, Tim, Vodafone e Wind Tre hanno, infatti, comunicato ai propri clienti che, in ottemperanza alla Legge 172/2017, la fatturazione delle offerte e dei servizi sarebbe stata effettuata su base mensile e non più quadrisettimanale, effettuando un repricing del canone periodico legato alla distribuzione della spesa annuale complessiva su 12 canoni, anziché 13. Nonostante la legge e le Linee Guida AGCOM non contenessero alcun riferimento alla rideterminazione del numero dei canoni, né tantomeno al concetto di spesa complessiva annuale, i quattro operatori hanno tradotto il portato delle nuove regole nell’applicazione delle medesime variazioni contrattuali alla propria base clienti mediante il riferimento al parametro di spesa annuale invariata. La spesa annuale, tuttavia, non sembra essere un elemento contrattuale indicato al momento della sottoscrizione delle offerte di telecomunicazione fissa e mobile da parte degli utenti. Infatti, le offerte contrattuali dei suddetti operatori hanno sempre fatto riferimento ad un prezzo periodale di tipo quadrisettimanale (e precedentemente mensile) e non ad un corrispettivo annuale.“
Si è ritenuto che i documenti ottenuti durante le ispezioni, confermino l’ipotesi che i gestori abbiano comunicato, quasi simultaneamente, ai propri clienti il passaggio dalla fatturazione ogni 4 settimane a quella mensile informandoli anche, dell’aumento del canone mensile a causa del fatto che la spesa annuale doveva essere suddivisa in 12 mesi anzichè 13.
Per questo motivo, per evitare un grave e irreparabile danno per la concorrenza e per i consumatori, l’Agcm (Antitrust) ha deciso di intraprendere urgenti misure cautelari imponendo agli operatori la cessazione dell’intesa e la definizione della propria offerta di servizi in modo autonomo rispetto ai propri contendenti.
Per ulteriori informazioni vi invitiamo a leggere il testo del provvedimento dell’AGCM del 21 Marzo 2018.
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