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Smart City: città italiane parecchio indietro rispetto al Nord Europa per mancanza di risorse ed esperti

A detenere la leadership delle città più “intelligenti” è attualmente il Nord Europa con ben 10 città nella top 20. Male l’Italia, che da questo punto di vista ha ancora tanta strada da fare. Basti pensare che Milano è la prima città dello stivale ed occupa il 60° posto, mentre la capitale, Roma,è solo settantunesima in graduatoria.

La supremazia europea si manifesta sotto tutti i punti di vista, dai trasporti e l’energia passando per la gestione dei rifiuti fino ad arrivare alla tutela dell’ambiente. Si tratta di dati presi dall’ultimo studio dello Smart City Index 2017 che colloca al primo posto la capitale danese Copenaghen.

In Italia è invece Milano la migliore città in ambito smart, seguita da Torino e Roma che occupa il 17° posto, dopo aver recuperato tre posizioni quest’anno. La capitale è infatti indietro su tanti ambiti tipici delle grandi città come: mobilità sostenibile, occupazione e energia. Il sud è addirittura ancora più indietro dal punto di vista economico, innovativo, e nelle politiche del welfare e del contrasto alla povertà, ma anche nel turismo e nella cultura.

La situazione del bel paese non è delle migliori e qualche segnale di miglioramento si è visto nell’ultimo triennio, comunque non abbastanza per colmare l’enorme divario con le città del Nord Europa.

Le difficoltà maggiori sono legate alla mancanza di risorse, lamentata da circa il 70% dei comuni italiani, e di competenze ma anche dalla non realizzazione di un’adeguata strategia statale.

Come si legge nella sezione “Affari&Finanza” del quotidiano “La Repubblica” del 12 Marzo 2018 il triennio appena passato ha visto come protagonisti in Italia, progetti di smart city focalizzati sull’illuminazione intelligente seguiti da pianificazioni sui servizi turistici, sulla raccolta dei rifiuti, sulla gestione di traffico e parcheggi e sulla sicurezza. Città come Milano, Torino, Firenze e Cremona stanno però seguendo la strada tracciata dai grandi centri urbani come Barcellona, Amsterdam e Londra, impegnandosi nella mobilità o nella gestione dei rifiuti.

Secondo Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio IoT del Politecnico di Milano:

“La direzione è quella giusta, ma appare ancora troppo circoscritta per poter cogliere i benefici delle smart city al livello di sistema Paese. La smart city in Italia risulta ancora in cerca di un autore ed i possibili sono: i comuni, lo Stato centrale e i privati.”

 

Per la realizzazione di progetti relativi alle smart city i comuni chiedono in primis fondi e poi linee guida, condivisione di conoscenze e definizione degli impegni e delle priorità, ma non guasterebbe anche più formazione.

E’ fondamentale anche riavviare la collaborazione con i privati, secondo una ricerca dell’Osservatorio IoT infatti, nel 61% dei casi non esiste alcuna partnership di smart city tra privati e comuni,  mentre nel 27% le collaborazioni sono attive ma arenate. Solamente il 12% dei casi è interessato da una vera e propria forma di cooperazione tra il pubblico ed il privato.

Tuttavia segnali di incoraggiamento arrivano dall’arrivo di nuove reti di comunicazione sopratutto per quanto riguarda l’Internet of things, come SigFox, LoRa, la rete Narrow-Band IoT e le sperimentazioni della rete di quinta generazione che interessano Bari, Matera, L’aquila, Milano e Prato.

Chiudiamo proponendovi  la top ten delle città italiane più smart del 2017 secondo il rapporto Icity rate.

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