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Tim: si torna a parlare di una rete societarizzata e aperta

Dopo l’annuncio della corsa alle azioni del Fondo Elliott, di cui abbiamo trattato in un articolo precedente, si ritorna a parlare, per TIM, di una rete societarizzata, quotata e aperta a nuovi soci e fusioni.

Se da un lato viene auspicata la creazione di una società unica della rete da alcuni partiti politici italiani, dall’altro il Fondo Elliott di Paul Singer annuncia di essere contrario alle cessioni di assets, la maggiore garanzia di TIM sul suo debito, e propenso a una fusione con Open Fiber.

Un articolo del quotidiano La Repubblica di ieri 12 Marzo 2018 spiega come una fusione di questo tipo dovrebbe impiegare almeno un paio d’anni, e Open Fiber a fine 2019 potrebbe essere già un colosso nel suo settore, grazie all’enorme mole di investimenti stanziati per i prossimi anni e alla vittoria della gara Infratel per le aree C e D.

Inoltre, la tecnologia della fibra ottica di Open Fiber azzera completamente il valore del rame utilizzato da TIM, con conseguenze sempre più gravi con l’aumentare della copertura. In tal senso, anche l’Amministratore Delegato di TIM, Amos Genish, ha dovuto ammettere che il futuro della banda ultralarga è l’FTTH, ovvero la tecnologia usata da Open Fiber.

Insomma, se fosse possibile una fusione immediata, TIM potrebbe sicuramente trarne giovamento, ma dati i tempi tecnici necessari, difficilmente Open Fiber sarebbe interessata a rallentare la sua corsa.

È molto probabile quindi che il mercato resti servito da due concorrenti, situazione che, come aveva precisato Vittorio Colao, Amministratore Delegato del gruppo Vodafone in Italia, potrebbe anche giovare al settore: dove c’è concorrenza, infatti, non può non esserci una continua spinta al miglioramento.

Amos Genish, Amministratore Delegato di TIM

Nonostante le ottime performances di Open Fiber, tuttavia, non si può non ricordare la posizione di rilievo di TIM: secondo l’Osservatorio sulle Comunicazioni dell’AGCOM, le sue quote nel mercato della banda larga in Italia sono pari al 45.6%.

Restano quindi da attendere i risvolti pratici relativi al nuovo piano Industriale proposto da Amos Genish e varato dal Consiglio d’Amministrazione, che prevede la costituzione di una Netco, ovvero una società della rete interamente controllata da TIM. Delineati gli obiettivi, le modalità e le tempistiche necessarie, toccherà poi all’AGCOM dare il via libera definitivo.

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