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Iliad in Francia vince la sentenza sul caso sovvenzioni degli smartphone

Nel 2012, Free Mobile, brand dell’operatore francese Iliad di Xavier Niel, aveva presentato una denuncia contro SFR, Société française du radiotéléphone, il secondo più grande operatore francese di telefonia dopo Orange. La Corte di Cassazione in data 7 Marzo 2018 ha finalmente emesso la sua sentenza, dopo aver valutato la liceità della sovvenzione dei telefoni cellulari da parte degli operatori di telecomunicazioni.

Secondo la sentenza, alcune di queste sovvenzioni possono essere paragonate, nella forma e nella sostanza, a una sorta di credito al consumo, ragion per cui anche i termini applicabili dovrebbero essere quelli di un credito al consumo. Questa analogia espressa dalla Corte di Cassazione segue altri casi simili, presentati all’attenzione delle autorità competenti in tutta Europa.

Secondo un articolo pubblicato sul quotidiano francese Le Figaro, la Corte ha quindi dichiarato che SFR è tenuta ad applicare le disposizioni del Codice del Consumo. Così facendo, verranno posti dei ferrei vincoli da rispettare per quel che concerne la verifica dell’adeguatezza dei mezzi finanziari del consumatore, avvalendosi di società esperte attive nel settore del credito.

In caso contrario, gli abbonati potrebbero liberarsi delle loro obbligazioni nei confronti di SFR, come potrebbe già accadere per oltre il 30% dei clienti.

Chiaramente, la sentenza potrebbe essere applicata a tutti gli operatori, arrivando a coinvolgere ben 17 milioni di contratti, stando a quanto riportato da Free.

Sottolineamo che si tratta esclusivamente di un caso francese, ma Iliad, attraverso le parole del suo Amministratore Delegato in Italia, Benedetto Levi, ha già criticato anche la situazione italiana sul versante telecomunicazioni, per via delle tariffe poco trasparenti applicate dagli operatori.

Tornando alla situazione francese, secondo Free l’aumento del prezzo degli smartphone giustifica ulteriormente l’applicazione del quadro normativo utilizzato per il credito al consumo, e il giudizio della Corte di Cassazione contribuirà finalmente a vietare la diffusione di questo sistema di pagamento, considerato, senza mezzi termini, marcio e poco trasparente.

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