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Iliad, parla Benedetto Levi: “Gli italiani hanno perso fiducia negli operatori. E qui entriamo in campo noi”

Il tempo del silenzio potrebbe essere entrato nella sua fase finale e probabilmente un segno è l’intervista a pagina 37 del quotidiano “La Repubblica” di oggi 6 marzo 2018, a Benedetto Levi, amministratore delegato di Iliad Italia, da cui ci si attendevano le prime dichiarazioni. Alessandro Longo, si è occupato di intervistarlo e rendere note quelle che sarebbero le prime parole del 29enne a capo dell’impresa che lancerà a breve il nuovo quarto operatore.

Già dalle sue dichiarazioni, fermo restando il riserbo aziendale per le caratteristiche dell’offerta del futuro operatore, Levi dà un’immagine ben chiara di quella che sarà la natura di Iliad Italia:

L’idea è distanziarci da loro [TIM, Vodafone, Wind Tre]. Faremo tutto in modo diverso e migliore con tariffe davvero più economiche e trasparenti, senza trascurare la qualità.

L’affermazione potrebbe quindi far intendere che in Italia ci sia ancora spazio per puntare ad una riduzione dei servizi offerti, nonostante le affermazioni, gli studi e l’impressione che il livello concorrenziale di questo mercato fosse già notevolmente basso. A conferma di questo:

Riteniamo che ci siano molti margini per proporre tariffe più basse, senza costi nascosti, in modo trasparente. Aspetti su cui gli operatori hanno peccato molto, soprattutto nell’ultimo periodo, con mosse che all’estero sarebbero state impensabili. Mi riferisco anche alla vicenda delle tariffe a 28 giorni. Gli italiani hanno perso fiducia negli operatori. E qui entriamo in campo noi.

In molti si aspettavano un arrivo da parte dell’operatore già nel 2017, questione che ha fatto pensare ad un ritardo dell'”operatore low cost“, connotazione, quest’ultima, da cui il giovane torinese non accetta:

Macché: il nostro obiettivo è sempre stato quello di sbarcare entro quest’estate, con il marchio Iliad. Rifiuto l’etichetta low cost. Saremo un operatore normale, con una nostra rete, non virtuale. Già al lancio avremo una copertura nazionale, anche se in parte ci appoggeremo sulla rete Wind 3. Pensiamo di poter dare una qualità e una copertura anche superiore a quelle dei concorrenti. Non mi sorprende che gli altri operatori abbiano paura e stiano cercando di ostacolarci in tutti i modi, lanciando a loro volta operatori low cost. O anche, ad esempio, registrando il marchio Free [vedi Vodafone], che è uno di quelli che Iliad usa in Francia. Peccato per loro che noi qui useremo il marchio Iliad.

Benedetto Levi, Ceo di Iliad Italia

L’intraprendenza di Benedetto Levi è frutto della sua esperienza nel settore delle start-up, modello che sia dalla casa madre in Francia, sia lo stesso giovane vogliono applicare a Iliad. Dopo la laurea al Politecnico di Torino in ingegneria gestionale Levi ha conseguito un master in Management della Scuola Superiore di Commercio di Parigi (ESCP Europe), per poi lanciarsi nel mondo delle start-up, grazie anche al clima amministrativo, politico ed economico parigino favorevole all’iniziativa economica: Extraverso prima, che distribuiva accessori per i cellulari, Captain Train dopo, specializzata in biglietti ferroviari (quest’ultima è stata poi acquistata dall’azienda inglese Trainline, a capo della cui filiale italiana è stato nominato il torinese).

Alla domanda se Levi avesse scelto l’Italia per i suoi business se l’Italia avesse fornito le stesse favorevoli condizioni della Francia:

Sì, magari avrei avviato le aziende qui. Oggi uno dei motivi per cui sono contento di tornare in Italia è che il panorama delle start up si sta muovendo nella direzione giusta, anche se resta in ritardo rispetto alla Francia e agli altri Paesi europei.

D’altronde, in Italia il giovane ha ritrovato la sua città e la sua famiglia, pur dovendo rinunciare alla vicinanza con i suoi affetti sentimentali a Parigi. Ritornato a casa adesso il giovane ha il compito di far sbarcare Iliad in un combattuto scenario concorrenziale, senza poter riservare sorprese della serie “Cavallo di Troia”, leggenda con la quale si può giocare facendo riferimento al nome del nuovo operatore. Questa, però, è un’altra storia.

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