Il Tar dice no alla bolletta ogni 28 giorni ma blocca i rimborsi per i consumatori
Cattive notizie per le compagnie telefoniche: il Tar ha respinto il ricorso che Asstel ed alcune società (Tim, Vodafone, Wind Tre, Postemobile e Fastweb) avevano mosso contro la delibera 121/2017, con cui AgCom aveva definito la fatturazione mensile come modello virtuoso a cui le società telefoniche avrebbero dovuto adeguarsi già a partire dallo scorso mese di Giugno.
La suddetta delibera aveva imposto agli operatori delle telecomunicazioni la fatturazione e il rinnovo degli abbonamenti per i servizi di telefonia su rete fissa e servizi convergenti con cadenza mensile anziché a 28 giorni, ponendo una scadenza che le compagnie in questione non hanno appunto rispettato.
Le aziende coinvolte, dal canto loro, sostengono: di aver rispettato il principio di trasparenza verso i propri clienti, i quali sono stati informati di ciò che pagano ogni 4 o 8 settimane e di quanto avrebbero pagato se questi aumenti fossero stati distribuiti nel mese secondo il vecchio sistema di fatturazione; di essersi attenute a quanto riportato dall’articolo 70 comma 4 del Codice delle Comunicazioni, che stabilisce come una società può cambiare i suoi prezzi; e, infine, affermano che la delibera dell’Autorità con l’ordine di ritornare alla fatturazione mensile violerebbe la libertà d’impresa e trasformerebbe i prezzi – liberi per definizione – in tariffe regolamentate dall’alto, ovvero dall’autorità.
Argomentazioni, queste, che non hanno convinto il Tar del Lazio, il quale ha pertanto bocciato i ricorsi promossi da Wind Tre, Tim, Vodafone e Fastweb, sanzionate dal Garante con una multa di 1 milione 160 mila euro. Ma ecco che arrivano notizie negative anche per i consumatori, in quanto il Tar ha deciso di congelare il meccanismo di rimborso ai clienti. La restituzione doveva essere commisurata alle giornate che i consumatori hanno pagato in più, a causa della fatturazione ogni 28 giorni, a partire dal 23 Giugno 2017 – clausola prevista dalla delibera di Dicembre 2017.
Si tratterebbe di una sospensione “in via cautelare” in quanto le società dei telefoni rischiano di farsi carico di un esborso multimilionario. Più avanti, quando il Tar esaminerà la vicenda nel merito, deciderà se la restituzione dei soldi deve esserci oppure no. La sospensione vale fino al 31 ottobre 2018.
Via: La Repubblica
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