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TIM: i sindacati di categoria e Asati esprimono incertezze sul nuovo piano organizzativo

In vista delle trasformazioni che coinvolgeranno TIM nell’organizzazione produttiva, grande attenzione sembra ricoprire il piano esuberi che la società ha presentato ai sindacati giovedì 18 gennaio 2018.Per la realizzazione del piano industriale 2018-20 e nell’ottica innovatrice che coinvolgerà l’azienda, Amos Genish, amministratore delegato, e per questo conduttore delle strategie aziendali, ha presentato un piano riogranizzativo ai sindacati di categoria a Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil che coinvolgerà i dipendenti mediante misure come prepensionamenti, incentivi all’esodo, riconversione interna e contratti di solidarietà espansiva (che consisteranno nella riduzione dell’orario di lavoro per tutti i dipendenti, per permetterne la ridistribuzione a un numero maggiore di loro, senza che vi siano licenziamenti)

Dopo la presentazione del piano i sindacati hanno ribadito la disponibilità a collaborare per permettere tale processo, richiedendo tempo per esaminare l’entità e gli effetti del piano. In particolare i sindacati cercheranno maggiori risposte sull’esistenza di investimenti che possano realmente sostenere queste misure, utilizzando il tempo a disposizione per avviare un esame approfondito e dar luogo a negoziazioni, il cui termine finale non potrà essere imposto unilateralmente di TIM.

Ad avere delle domande è stata la stessa Asati, l’Associazione degli Azionisti di Telecom Italia, la cui nota stampa successiva all’incontro con i sindacati ha espresso il perché di tali misure in presenza di un utile:

Dobbiamo recepire ed esaminare con attenzione le notizie che compaiono dopo l’incontro tra TIM e i Sindacati. Dal nostro punto di osservazione alcune questioni oggettive solleciteranno opportune riflessioni. A due anni dall’insediamento dell’azionista di controllo (Vivendi) viene presentato un taglio fino a un quarto della forza lavoro e interventi in termini di nuove assunzioni che sembrano potenzialmente poche “briciole” e tutto questo non apparirebbe collegato ad un Piano Industriale di cui avremo contezza solo a marzo 2018. Ci chiediamo: questi consistenti tagli a cosa sono dovuti in una società in utile? Sul piano della formazione, dell’adeguamento delle conoscenze “digitali” rileviamo nobili intenti che tuttavia vanno in contrasto con la chiusura, a nostra visibilità, della Funzione di formazione interna denominata HR Services, risorse alcune di eccellenza e di interesse anche di società estere. Per i dipendenti “anziani”, sono certamente positive le iniziative finalizzate ad accompagnare l’uscita dall’Azienda ma ci chiediamo se queste modalità intaccheranno di fatto il tessuto professionale di questa Azienda e se ciò determinerà una concreta perdita di valore nello svolgimento delle attività e funzioni complesse dei vari processi dell’azienda.

TIM ha già approvato le linee guida del il piano industriale, il cui cavallo di battaglia saranno la digitalizzazione aziendale, campo che richiede sempre nuove competenze, e la spinta verso i contenuti digitali.

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