Tim presenta il piano esuberi per il prossimo triennio: prepensionamenti e incentivi all’esodo in programma

Il giorno in cui TIM doveva proporre ai sindacati di categoria il piano esuberi per il triennio 2018-20, che interesserà il nuovo piano industriale, è arrivato. Da fonti giornalistiche e sindacali è stato possibile conoscere l’entità e i grandi numeri della proposta che TIM ha fatto alle organizzazioni dei lavoratori. Come preannunciato, nell’ottica dell’efficientamento economico e dello svecchiamento dell’impresa, sono previste numerose misure per ridurre le uscite incidendo anche sui costi del lavoro.

Pare che la manovra potrebbe portare a un saldo di 7500 posti di lavoro in meno, nonostante, secondo il quotidiano “Il Sole 24 Ore”, la società volesse incidere ancora maggiormente sui numeri.

Il piano riguarderebbe 11.000 lavoratori: prepensionamento volontario, effettuabile solo nel 2018, ai sensi dell’art.4 della legge 92/2012 (quella che è conosciuta come “Legge Fornero”) per un numero di lavoratori che va dalle 4.000 alle 5.000 unità, che consentirebbe ad alcuni di andare in pensione fino a 4 anni prima di quanto dispone la legge; incentivi all’esodo per 2.500 lavoratori, riconversione interna per 3.500 lavoratori; infine riduzione dell’orario di lavoro di 20 minuti (circa un giorno di lavoro in meno ogni mese) per tutti i dipendenti, con conseguente taglio dello stipendio.

A fronte dei risparmi che l’azienda otterrebbe si avrebbe l’assunzione di 2.000 giovani lavoratori che dovranno mettersi alla prova con i nuovi orizzonti digitali dello storico operatore telefonico italiano.

Importante in questo percorso sarà il ruolo del nuovo Responsabile Human Resources e Organizational Development, l’avv.Agostino Nuzzolo, subentrato ad interim al settantunenne dr. Francesco Micheli. Il nuovo manager sarà impegnato nella giornata di oggi 18 gennaio 2018 con i sindacati per la condivisione e l’approvazione del piano esuberi.

Il personale di TIM, se non avrà delle modifiche dopo l’incontro con le organizzazioni sindacali, sarebbe quindi notevolmente ridotto rispetto alle 59.961 unità registrate al 30 settembre 2017.

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