A poche settimane dall’annuncio della Commissione Federale per le comunicazioni, che ha deciso l’abrogazione della net neutrality, iniziano i primi movimenti da parte delle associazioni di punta americane.
Ricordiamo che la Net Neutrality è alla base della democrazia della rete, e vietava fino a poco tempo fa ai Provider di discriminare l’offerta dei propri servizi, mantenendo una parità di trattamento nei confronti di tutti i fruitori. Le grandi aziende capitalizzate potranno quindi accaparrarsi i servizi migliori pagando una quota più consistente, mentre molte start-up con mancanza di fondi potrebbero doversi accontentare di un servizio più lento o meno efficiente, con tutte le conseguenze economiche del caso.
Consci di come una scelta di questo calibro possa seriamente compromettere lo sviluppo di molti progetti odierni e futuri, in cui la neutralità della rete costituisce spesso la sola arma per destreggiarsi nella giungla concorrenziale globale, già poche ore dopo il comunicato ufficiale molti cittadini erano scesi nelle piazze a protestare.
In questi giorni, stanno anche giungendo i primi ricorsi in tutta America, da parte dei procuratori generali di 22 Stati.
Il Corriere della Sera fa sapere che a guidare questa prima azione legale sarà il procuratore generale di New York, Eric Schneiderman, che reclama anche una giustificazione da parte della Commissione, la quale, fino ad oggi, non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali in tal senso. Si ritiene che la ragione alle spalle di una scelta tanto controversa sia stata l’esigenza di spingere i provider delle telecomunicazioni ad investire maggiormente nelle proprie reti.
Alla voce dei cittadini e dei procuratori degli Stati Uniti, si aggiungono ora anche grandi organizzazioni attive in rete, come Mozilla, organizzazione curatrice del browser Firefox, e Free Press.
Gli slogan di questi giorni, che recitano “Keep the Internet free”, sembrano aver impattato pesantemente sulla politica americana, tanto che i Democratici del Senato degli Stati Uniti hanno provato a ribaltare la legge, senza tuttavia raggiungere la maggioranza di voti richiesta.
Non resta quindi che attendere i primi risvolti della situazione, ma non si può negare che la decisione della Commissione non abbia riscosso assolutamente il consenso popolare, in America e nel resto del mondo.
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