Abbiamo trattato in maniera approfondita, negli scorsi articoli, la situazione che si è delineata dopo l’addio alle bollette con fatturazione ogni 28 giorni, che forniva agli operatori una mensilità aggiuntiva, con un costo per i consumatori pari all’8.6% in più.
A pochi giorni dalla comunicazione ufficiale del decreto legge, le impressioni di molti esperti suggerivano che gli operatori potessero decidere di aumentare il canone al fine di recuperare la percentuale persa. E così è stato per TIM. Inutili le proteste da parte degli utenti e le denunce da parte del Movimento Difesa del Cittadino: gli operatori potrebbero davvero essere ostinati a non cedere quella percentuale, che su scala nazionale si configura come un ricavo di quasi 2 miliardi di euro.
Anche secondo il parere di Codacons, gli operatori richiederanno ai loro utenti lo stesso canone annuo, semplicemente spalmandolo su 12 mensilità, anziché 13, senza informarli sulla possibilità di recedere dal contratto senza costi. Intanto TIM ha comunicato le sue offerte per la linea fissa per ora si rinnovano ogni 4 settimane, ma dal 1° Aprile 2018 si rinnoveranno ogni mese con adeguamento dei prezzi a parità della spesa annuale. Nel mercato business Tim Impresa Semplice, ha già adottato, da questo mese, alcune nuove misure in tema di fatturazione del rinnovo dei servizi.
Si ricorda però che Tim è il primo operatore in Italia che ha deciso di comunicare la data e le modalità dell’adeguamento. Si attendono adesso anche le date e le scelte degli altri operatori nazionali.
Adesso, è il momento di Codacons, che denuncia come l’aumento delle tariffe non dia la possibilità ai clienti di recedere dal contratto agevolmente e in piena trasparenza. Le linee guida fornite dall’AGCOM a tutti gli operatori circa il diritto di recesso e la tempestiva comunicazione di poterlo esercitare, sembrano quindi non essere state seguite fino ad oggi da TIM.
Codacons ha quindi presentato un esposto all’Autorità per le Comunicazioni e a 104 Procure della Repubblica per sottolineare l’assenza di adeguate garanzie per i consumatori, in quanto, in caso di modifiche del contratto, gli utenti dovrebbero essere prontamente informati circa la possibilità di esercitare il diritto di recesso entro 30 giorni, senza penali o costi di disattivazione.
Codacons ritiene questo un fatto di rilevanza penale, ed esorta le Procure della Repubblica ad aprire un’indagine e valutare la legittimità dell’operato delle imprese telefoniche. Il tumulto scaturito dalla scelta dei principali operatori delle telecomunicazioni in Italia continua quindi a fare discutere, richiamando l’interesse dei principali organi a tutela dei consumatori. Non resta che attendere ulteriori sviluppi, ma la direzione che prenderanno gli operatori nelle prossime settimane sembra essere quella temuta.
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