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TIM, il nuovo piano industriale potrebbe generare migliaia di esuberi

Ogni cambiamento radicale presuppone una predisposizione adeguata: nuove capacità, diversa mentalità, ulteriore equipaggiamento. Questo è quanto servirebbe a TIM secondo Amos Genish, il nuovo amministratore delegato la cui motivazione dell’incarico si capiva già in passato, perché dinanzi alla necessità di programmare il futuro in termini di digitalizzazione, l’israeliano avrebbe potuto essere determinante.Dinanzi agli obiettivi che TIM prefigge per l’imminente futuro Amos Genish si presentava come la scelta giusta. Soprattutto dalle sue doti tecnico-strategiche deriveranno le innovazioni del piano industriale 2018-2020 (le cui linee guida sono già state approvate) e che sarà presentato approvato dal Consigli di Amministrazione il 6 marzo 2018.

GIà a fine mese di novembre Genish aveva incontrato per la prima volta i sindacati di categoria SlC-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom e Ugl-Telecomunicazioni, per condividere con loro le trasformazioni del piano industriale che coinvolgeranno anche i lavoratori, sostenendo come sarà importante la partecipazione di forza lavoro giovane con nuove competenze nella realizzazione del programma. Le novità giungeranno molto probabilmente anche in virtù dei cambiamenti nel Consiglio di Amministrazione (le cui dimissioni di Francesco Micheli, Responsabile di Human Resources & Organizational Development e dei Progetti Speciali del Gruppo, ne sono un episodio).

Ciò che però questo deciso cambiamento nella strategia dell’azienda dovrebbe implicare potrebbe contenere dei risvolti negativi. Pur non essendo informazioni definitive, Radiocor parlerebbe di una riorganizzazione di 6-10 mila esuberi nel triennio. In particolare si parlerebbe di un turn over generazionale che da una parte favorirà il prepensionamento di migliaia di dipendenti e dall’altro faciliterà l’assunzione di nuovi giovani. La nuova strategia potrebbe prevedere anche contratti di solidarietà con i quali si ridurrà l’orario di lavoro e quindi anche la retribuzione.

Questi potrebbero essere gli argomenti all’ordine del giorno della riunione che TIM ha in programma con i sindacati di categoria per giovedì 18 gennaio 2018.

La digitalizzazione, il ringiovanimento dell’azienda e il miglioramento della capacità tecnica e organizzativa potrebbe costare (o far risparmiare, a seconda dei punti di vista) molti licenziamenti, come quanto accaduto nel trienni 2015-17, quando dai 65.867 dipendenti del 2015 si è passati ai 59.961 del 2017.

 

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