Sedici anni fa, esattamente il 15 gennaio 2002, grazie all’accordo tra le compagnie telefoniche e l’AGCOM (l’agenzia per le garanzie delle comunicazioni), in Italia approda un nuovo servizio nell’ambito delle telecomunicazioni, noto come MNP. In nuovo acronimo inglese, che letteralmente significa Mobile Number Portability, altrimenti tradotto come “portabilità del numero”, apre la possibilità per l’utente di mantenere il proprio numero di telefono dal momento che decide di cambiare l’operatore titolare dell’apposita licenza o concessione.
Le pratiche MNP di una volta, in termini di tempistiche – stiamo parlando di circa 16 anni fa – possono risultare risibili se confrontate alla velocità con cui vengono portate al termine oggi: fino al 2005, la portabilità poteva necessitare di un arco di tempo molto vasto, che variava da uno a sei mesi. In seguito, verso il 2008, i tempi si sono notevolmente ridotti fino a poche settimane (20 giorni circa). A dicembre dello stesso anno, l’AGCOM chiedeva agli operatori di accorciare le tempistiche a 3 giorni lavorativi, con un provvedimento che venne finalmente ufficializzato nel 2009 dopo un Consiglio di Stato.
Il primo gestore nel nostro paese ad avere le strutture di rete idonee per acquisire i numeri ceduti fu Wind, mentre l’ultimo operatore ad attivare la ricezione dei numeri fu TIM, quindi c’è stato un periodo di tempo in cui Tim poteva cedere i suoi numeri ai competitors senza, però, poterli acquisire. E se inizialmente si poteva facilmente risalire al gestore di rete utilizzato grazie al prefisso che precedeva il numero mobile (ad esempio, in Italia, 33 o 36 per Tim, 34 per Omnitel, e 32 o 38 per Wind), con la diffusione del servizio, questo non fu più possibile, e, con la delibera n.26/08/CIR, gli operatori mobili italiani furono costretti a mettere a disposizione una numerazione gratuita (ad esempio, 456 + il recapito cellulare) per conoscere l’attuale operatore di un dato numero mobile.
Questo strumento si rivelò molto utile per capire a chi era possibile chiamare o inviare SMS, in quanto ogni gestore proponeva dei pacchetti particolarmente convenienti per i propri clienti. Si creavano così delle sorte di communities, o “ghetti telefonici”: ad esempio, io cliente Wind dispongo di X minuti e di X SMS verso chi è Wind come me, mentre pago la tariffa piena, o rincarata, per le telefonate e i messaggi verso chi non ha Wind.
Questi pacchetti e queste stringhe “scova gestore” esistono tuttora, ma sono sempre più rimpiazzate da piani tariffari i cui minuti di conversazione e opzioni principali sono sfruttabili con chiunque (numeri fissi e mobili, indistintamente dal gestore) e da app e servizi Internet disponibili da smartphone.
E se il proprio operatore promuove un’offerta ancora più vantaggiosa ma disponibile solo ed esclusivamente per i nuovi clienti? La soluzione è una: la triangolazione, ovvero il passaggio momentaneo ad altro operatore, accompagnato dal successivo rientro in quello di origine, per fruire dei relativi benefici in quanto “nuovi” clienti. Questo escamotage, però, non sempre è ben visto dalle compagnie telefoniche. Quindi, prima di procedere col cambio di gestore, bisogna: innanzitutto, controllare se la promo è riservata a utenti provenienti da determinati operatori – i cosiddetti “operator attack”.
Insomma: la portabilità è oramai alla portata di tutti e tutti sappiamo come funziona. Attenzione, però: bisogna sempre ben informarsi per non incappare in qualche spiacevole sorpresa, e valutare accuratamente l’operatore di arrivo: a volte, si rischia di non poter usare i minuti di chiamate voce e traffico internet a causa della scarsa copertura nella zona di appartenenza, con una conseguente perdita in termini di tempo e denaro.
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