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Entra in vigore il decreto Mezzogiorno che obbliga l’acquisto di sacchetti ecologici dal 1° Gennaio 2018

Dal 1 gennaio 2018, entra in vigore la legge già approvata lo scorso agosto n.123/2017, nota anche come decreto Mezzogiorno, la quale obbliga i consumatori all’acquisto di buste di plastica ecologiche – biodegradabili e compostabili – per tutto ciò che riguarda la spesa alimentare (frutta, verdura, gastronomia, pescheria, macelleria, panetteria, etc..).

Per biodegradabile si intende qualsiasi materiale che possa essere scomposto da luce solare, batteri e altri agenti fisici naturali, in composti chimici semplici come acqua, anidride carbonica e metano, e che, secondo le normative UE, deve decomporsi del 90 per cento entro 6 mesi, mentre si definisce compostabile (ovvero trasformabile in compost, un concime naturale) quel materiale biodegradabile e disintegrabile tramite un processo di decomposizione che avviene in meno di 3 mesi. “L’innovazione ha un prezzo” – sostiene Legambiente – “ed è giusto che i bioshopper siano a pagamento, purché sia garantito un costo equo, che si dovrebbe aggirare intorno ai 2-3 centesimi a busta. Così come è giusto prevedere multe salate per i commercianti che non rispettano la vigente normativa”. Per il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti si tratta non solo di un grande passo verso il progresso, ma anche di un gesto di trasparenza tra rivenditore e consumatore, in quanto “l’entrata in vigore della normativa ambientale sugli shopper ultraleggeri è un atto di civiltà ecologica, che pone l’Italia all’avanguardia nel mondo”, e, continua il ministro, sostenendo che i consumatori pagavano le buste per l’ortofrutta anche prima, “con un ricarico sul prezzo dei prodotti”, mentre “oggi il consumatore sa quanto costa l’impegno di ciascuno per la lotta alle plastiche che infestano i nostri mari”. Non è dello stesso parere il Codacons, secondo cui i sacchetti a pagamento sono “un nuovo balzello che si abbatterà sulle famiglie italiane, una nuova tassa occulta a carico dei consumatori”.

Nonostante sia iniziato pochi giorni fa, il 2018 si sta già rivelando un anno “ricco” di “sorprese” per le tasche degli italiani: non bastava, infatti, il rincaro di luce, gas e autostrade – che abbiamo trattato recentemente nel nostro articolo – adesso si aggiunge questo ulteriore aggravio di spesa sulle spalle dei consumatori, che potrebbe comportare una spesa annuale compresa tra i 4 e i 50 euro, in base alla frequenza degli acquisti per nucleo famigliare e al costo della busta che varia da un minimo di 0,01 euro fino a un massimo di 0,05 euro. In merito, Carlo Rienzi, il presidente di Codacons, punta il dito contro l’incoerenza del decreto legge che si pone come nobile difensore dell’ambiente e dell’ecosostenibilità, a sfavore dello spreco della plastica: “Non si capisce perché il Governo abbia unilateralmente deciso che il costo dei sacchetti sia a carico dei  consumatori e non delle catene commerciali o degli esercenti. Cosa ancora più incomprensibile è il divieto di utilizzare shopper portati da casa o le vecchie borse a rete molto utilizzate in passato, soluzioni che permetterebbero da un lato di ridurre il consumo di plastica e proteggere l’ambiente, dall’altro di evitare inutili costi a carico delle famiglie”.

L’intenzione di Codacons, infatti, è proprio quella di presentare una diffida al Ministero dello sviluppo economico, affinché emani una circolare che autorizzi i consumatori a portare da casa shopper per la spesa o buste trasparenti in grado di verificarne il contenuto. E se non sarà accolta tale richiesta, l’associazione si impegnerà a portare avanti forme di protesta e scioperi contro l’uso dei sacchetti, spingendo i consumatori a pesare uno ad uno i prodotti ortofrutticoli passandoli singolarmente in cassa pur di non pagare l’ingiusto “balzello”. Ma a questa forma di reclamo ci hanno già pensato parecchi consumatori che sui social network si stanno sbizzarrendo con polemiche e proteste, tra serietà e ironia, che accompagnano foto di mele, arance e banane etichettate una ad una.

Le nuove buste vanno pagate ovunque, dalle casse di botteghe, supermercarti e ipermercati,  ai mercati e mercatini, compresi i venditori ambulanti e titolari di botteghe tradizionali di vicinato che, pertanto, devono adeguarsi, sebbene non siano giunte comunicazioni ufficiali in merito al costo effettivo di ogni sacchetto che dovrà sempre e comunque figurare nello scontrino o nella fattura d’acquisto, pena la multa. Assobioplastiche, associazione che rappresenta produttori, distributori e mondo del compostaggio, precisa a riguardo: “Una borsa  per alimenti sfusi priva dei requisiti previsti, anche di uno solo, rappresenterà una violazione e sarà perseguibile. Sono state estese, e confermate, le multe previste con l’attuale normativa. Le sanzioni amministrative vanno e andranno da 2.500 a 25mila euro, con punte fino a 100mila euro per ingenti quantitativi di sacchetti di plastica oppure quando il valore dei “pezzi” fuorilegge supererà il 10 per cento del fatturato del trasgressore”.

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