Uber: i Garanti della privacy europei indagano sulla violazione di dati personali
Le Autorità per la privacy europee, riunite nel “Gruppo di lavoro Articolo 29“, hanno deciso di creare una task force per indagare sulla violazione di dati personali subita nel 2016 dall’azienda americana Uber a seguito di un attacco hacker, che ha coinvolto decine di milioni di utenti Uber in tutto il mondo.
Il furto di dati è stato denunciato solo un anno dopo (alla fine del mese di Novembre 2017), scatenando molte proteste da parte degli utenti, in quanto gli hacker si sono impossessati di diverse informazioni personali tra cui nomi, cognomi, indirizzi mail, numeri di patente di clienti e driver, ma fortunatamente i dati delle proprie carte di credito sono rimaste al sicuro.
La task force, sarà guidata dal Garante olandese (in quanto la sede legale di Uber in Europa è ad Amsterdam) e composta dai rappresentanti delle Autorità privacy francese, italiana, spagnola, belga e tedesca, e conterà anche sulla collaborazione dell’ICO, l’Autorità britannica.
Il nostro Garante per la privacy, Antonello Soro ha dichiarato:
“[…] stiamo raccogliendo tutti gli elementi utili per valutare la portata del data breach e le azioni da intraprendere a tutela degli eventuali cittadini italiani coinvolti. Quello che certo colpisce, in una multinazionale digitale come Uber, è l’evidente insufficienza di adeguate misure di sicurezza a protezione dei dati e quello che sconcerta è la scarsa trasparenza nei confronti degli utenti sulla quale indagheremo”.
Ricordiamo che Uber è un’azienda con sede a San Francisco che fornisce un servizio di trasporto automobilistico privato attraverso un’applicazione che mette in contatto passeggeri e driver. Quindi per utilizzarlo bisognerà scaricare l’app tramite Apple Store o Play Store, ed una volta scaricata, si aprirà una mappa in cui si vedrà la posizione dell’utente e quella dell’auto con conducente più vicina. Basterà, quindi prenotare l’auto ed aspettare l’arrivo del driver, che porterà l’utente dovunque voglia. Una volta terminata la corsa, il costo sarà addebitato sulla carta di credito del cliente.
Ovviamente Uber ha creato diversi problemi ai tassisti, in quanto grazie all’app domanda ed offerta si incontrano molto più facilmente, basti pensare al disagio di cercare un taxi in una giornata di pioggia o pagare per prenotarne uno telefonicamente. In questi ultimi anni le proteste contro Uber sono scoppiate in tutta Europa, in Asia e perfino negli Stati Uniti perché i tassisti vedono la nuova società americana come un concorrente sleale.
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