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Secondo incontro Genish-Calenda: la quiete dopo un’altra tempesta sullo scorporo della rete Tim

MondoMobileWeb ha nei precedenti giorni analizzato lo stato in cui si trova Tim, l’ex monopolista del mercato della telefonia italiana, rispetto alla società controllante Vivendi, ma la delicata questione dello scorporo della rete Tim sembra essere più frenetica e complessa di quello che appare. Dopo il primo incontro tra il Ministero dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e il nuovo amministratore delegato di Tim Amos Genish, definito dal membro del governo come il “migliore dall’inizio del suo incarico” nel 2013, gli ultimi giorni hanno visto un avvicendarsi turbolento di dichiarazioni tassative sul discorso della rete Tim.

Nella conference call di presentazione dei dati del terzo trimestre Genish aveva dichiarato che Tim non sarebbe stata disposta a cedere il controllo della propria rete, annunciando che “nessuno sta suggerendo che Tim non controllerà la rete. Tim sarà proprietaria della rete oggi e in futuro” e aggiungendo di poterlo fare nel pieno rispetto degli obblighi legislativi e dell’interesse nazionale. Un’affermazione che non è compatibile con quanto sostenuto dal ministro Calenda, secondo il quale lo scorporo e la valutazione in Borsa della rete Tim sarebbe stata la strada più corretta da percorrere per tutelare l’economia nazionale.

Poco dopo le tensioni tra il presidente di Open Fiber Franco Bassanini e Genish sull’insostenibilità di un modello di sviluppo per il Paese da parte di Tim, in virtù dell’alto indebitamento di quest’ultima e della persistenza nel cercare di conservare il costoso sistema della rete in rame, nonché sulla chiusura totale ad una fusione delle reti delle due società, l’israeliano ha precisato durante la conferenza Morgan Stanley su tech, media e tlc che per controllare la rete non serve avere il 100% delle quote e che Tim può cederne nella misura in cui questa operazione crei valore aggiunto:

Non vogliamo che qualcuno ci costringa, vogliamo farlo alle nostre condizioni. Che piaccia o no, Vivendi è un azionista di lungo termine.

A distanza di pochi giorni sono arrivate anche le parole del Ministro che, durante il festival “Economia come” tenutosi a Roma domenica 19 novembre u.s., non sembra aver risparmiato schiettezza:

Un’azienda che fa un investimento in tlc tanto per fare un esempio a caso, e ha doveri di notifica di aver perso controllo e non lo fa, ci ha trattato come se fossimo la Guyana francese: quindi va presa, portata al tavolo, va esercitata la golden power e va fatto tutto il processo per far capire che siamo un Paese serio. Lì c’è l’interesse nazionale.

In attesa del parere dell’Agcom, richiesto da Calenda, che rivelerà quale sarebbe il destino migliore per la rete Tim, ieri 20 novembre si è svolto il secondo incontro tra il ministro e il manager. Il riscontro positivo di Calenda fa pensare ad un’attenuazione delle tensioni degli ultimi dieci giorni. Secondo quanto dichiarato dal ministro i due continueranno ad incontrarsi regolarmente, soprattutto in vista del piano industriale 2018-20 che dovrà essere presentato il 6 marzo 2018 (il 5 dicembre 2017 il Consiglio di Amministrazione si riunirà per l’elaborazione), per condividere gli aggiornamenti dell’attività di Tim e le preoccupazioni del governo per l’interesse nazionale.

Secondo il Sole24ore è difficile che venga presa una decisione prima dell’insediamento del nuovo governo. Il parere dell’Agcom, previsto già dalla settimana scorsa, tarda ad arrivare, o perlomeno mancano informazioni pubbliche in merito.

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