Tra i pronostici e le impressioni degli sviluppi finali della questione Vivendi-Tim

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L’intesa finale tra i governi francese e italiano sui cantieri Stx di Saint Nazaire ha avverato di fatto quello che il primo ministro Gentiloni aveva promesso di rifiutare: il 50 e 50 sulle quote della società che controllerà e lavorerà in uno dei cantieri navali più grandi della costa atlantica francese.

L’accordo ha portato il governo italiano ad accettare la perentoria proposta dei francesi, in virtù di un ulteriore 1% che la Francia presterebbe all’Italia per 12 anni, tale da poter permettere a Fincantieri di avere la maggioranza nelle decisioni societarie, fatta salva la facoltà di rivalersi nel caso di mancato rispetto delle condizioni stabilite attraverso gli esiti di verifiche che verranno effettuate di volta in volta. Nel caso la Francia riscattasse quell’1% nei prossimi 12 anni si potrebbe presentare anche l’ipotesi di una cessione da parte di Fincantieri della propria quota, costringendo i transalpini ad alleggerire le casse dello stato.

Pur avendo più volte smentito la correlazione tra la questione dei cantieri navali e le indagini su Vivendi per il controllo non notificato di TIM che il governo italiano aveva avviato, la seduta del comitato intergovernativo (composto, per la sua rilevanza strategica, tra i suoi membri, non solo da rappresentanti del MISE, ma anche da personalità dei Ministeri degli Interni e degli Esteri) è stata rinviata per due giorni, per posticiparla successivamente proprio dopo il vertice italo-francese incentrato soprattutto sulla questione di Fincantieri.

Il ponte di Saint Nazaire

Sono gli instabili ma parzialmente vantaggiosi equilibri della vicenda a poter attenuare le sanzioni e i piani che il governo italiano dovrebbe infliggere a Vivendi. Da molte parti si potrebbe procedere alla societarizzazione della rete Telecom, cioè alla creazione di una società per l’infrastruttura creata da Telecom Italia da dover successivamente quotare in borsa.

I pronostici di MilanoFinanza.it parlano anche di una possibile cessione della quota di Enel in Open Fiber a Cassa Depositi e Prestiti (la società comproprietaria di Open Fiber, controllata a sua volta maggiormente dal Ministero dell’Economia), per poter in cambio ricevere alcune quote della nuova società. Si creerebbe quindi una sorta di monopolio della rete che avrebbe come primo risultato l’evitare la duplicazione degli investimenti in uno stesso territorio. Divergenti sono anche le previsioni sulla cessione di Sparkle e sull’attribuzione della sanzione di 300 milioni che la legge prevede per l’inadempimento dell’obbligo di notifica di una situazione di controllo di fatto come lo sarebbe quella di Vivendi.

Sono a favore dello scorporo della rete gli azionisti di Asati, l’Associazione degli Azionisti di Telecom Italia, che raggruppa i soci di minoranza della società. Secondo Asati lo scorporo porterebbe verso un modello di successo, come successo con la costituzione di Inwit, la società che gestisce la rete mobile di Tim, e che godrebbe del disimpegno della competitività nel settore, permettendo così un recupero di risorse.

Mentre il governo si esprimerà sull’esercizio dei poteri speciali, avrà luogo nelle stesse ore il Consiglio di Amministrazione di Tim, che dovrebbe portare, grazie al clima disteso degli ultimi giorni, alla nomina a Chief Executive Officer l’israeliano Amosh Genish, che diversamente da Flavio Cattaneo potrebbe molto probabilmente non ricevere la delega a Sparkle, affidata tradizionalmente e strategicamente a un italiano. Tale funzione sarebbe quindi ricoperta dal Vice Presidente Giuseppe Recchi.

Aggiornamento 19:54:

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