Flavio Cattaneo si dimette da CEO di Telecom Italia: storia di un divorzio percepito, smentito e inevitabilmente accaduto
Venerdì 21 Luglio 2017 il Consiglio di Amministrazione di TIM ha discusso nell’ordine del giorno l’esame della proposta di definizione consensuale dei rapporti fra la Società Telecom Italia e l’Attuale Amministratore Delegato Flavio Cattaneo. Già nei giorni precedenti la vicenda sul possibile abbandono dell’incarico da parte di Cattaneo aveva causato perturbazioni del titolo Telecom in borsa, fino alla smentita dello stesso amministratore delegato, che aveva affermato persino di voler terminare il suo incarico fino a scadenza naturale.
La questione non è di certo spuntata negli ultimissimi giorni, ma è riconducibile ad alcuni eventi interni ed esterni all’azienda. Le prime incomprensioni sembrerebbero apparse ad Aprile 2017 dopo la vittoria di Vivendi (azionista di maggioranza di Telecom Italia con il 23,943% del patrimonio azionario) su Assogestioni per il rinnovo del CdA, aggiudicandosi la possibilità di nominare 10 dei 15 amministratori.
Oltre alle incertezze in materia di Antitrust sollevate dalla Commissione Europea in merito alla posizione dominante che Vivendi avrebbe esercitato, controllando di fatto Telecom, in virtù anche del possesso del 30% delle quote azionarie in Mediaset e del 70% di Telecom Italia in Persidera, ha sorpreso anche la nomina a consigliere indipendente di Franco Bernabé, ex amministratore delegato e presidente di Tim.
La presenza del suo nome, tra quelli proposti da Vivendi, non poteva passare inosservata. Il ritorno di Bernabé, omologo di Cattaneo, non poteva essere accolto con indifferenza neanche da quest’ultimo e molti hanno cercato di giustificarlo con la volontà di Vivendi di voler riprendere in considerazione le strategie e le visioni della vecchia dirigenza. Ad ogni modo, dal 1° Giugno 2017, Cattaneo sarebbe comunque stato riconfermato nel ruolo di CEO, mentre il nuovo presidente sarebbe stato Arnaud Roy de Puyfontaine e Giuseppe Recchi sarebbe stato declassato a Vicepresidente.
Toni aspri si sarebbero registrati in occasione del bando Infratel, società pubblica controllata direttamente dal Ministero dello sviluppo economico, per l’installazione della rete in fibra nelle aree bianche a fallimento di mercato (cioè quelle poco popolate e difficilmente raggiungibili, come nel caso dei piccoli comuni). Se, nel campo della rete in fibra, forti erano le ambizioni di Tim di mantenere un primato che sempre più assomigliava a quello di un monopolista, dall’altro la stessa Cassa depositi e prestiti aveva sostenuto che tale settore di mercato dovesse essere accessibile a tutti gli operatori. Dinanzi al rifiuto di intraprendere un percorso comune con altri operatori da parte di Telecom, il governo avrebbe deciso di assegnare il primo dei tre bandi (il più importante) per l’installazione della banda larga nelle aree bianche di diverse regioni italiane a Open Fiber, la joint venture tra Enel e la Cassa Depositi e prestiti.
Secondo quanto riportato dal quotidiano online “La Repubblica.it” lo stesso Flavio Cattaneo aveva dichiarato in un’audizione alla Camera lo scorso 28 giugno 2017: “Non partecipiamo più ai bandi perché riteniamo che siano costruiti in una certa maniera. Se sono costruiti ad hoc, allora per me possono farlo anche senza bando e darlo a chi ritengono più opportuno. Noi gli investimenti li facciamo non perché si depaupera la rete, ma perché abbiamo i clienti in Adsl e li portiamo subito in fibra molto prima degli altri. Perché non posso dargli in un mese una cosa che gli altri gli danno tre anni? Fra un po’ siamo nel 2018 e non è stato posato un metro, non è partito un cantiere delle aree Infratel. E quando parte, l’Italia sarà coperta con diverse soluzioni. I tempi del pubblico sono molto diversi da quelli di un privato. Il pubblico decide, ha procedure, questo allunga i tempi“.
Tali dichiarazioni non potevano di certo non incrinare i rapporti tra Telecom e l’attuale Governo di Paolo Gentiloni, e in particolare il ministro dello sviluppo economico Calenda, che comunque avrebbe assicurato all’ex monopolista una posizione di prima fila nella progettazione del lavoro. Inoltre il supporto di Telecom avrebbe facilitato di molto il progetto del governo di diffusione della rete in fibra, oltre al fatto che sarebbe stato difficile e controproducente ignorare il potenziale di Telecom in questo settore. Se da una parte Telecom ha presentato dodici ricorsi contro il risultato della prima gara e Open Fiber si è aggiudicata anche la seconda gara, Telecom continuerà a investire autonomamente nel settore della rete in fibra.
Lunedì 24 Luglio 2017 il comitato nomine provvederà alla ratifica delle dimissioni, ma Cattaneo lascerà il suo incarico solo venerdì, giorno della presentazione dei conti relativi al primo semestre del 2017, che dovranno essere approvati il giorno precedente. Dopo aver ricoperto l’incarico di amministratore delegato per soli 15 mesi Cattaneo dovrebbe ottenere un assegno di buonuscita molto elevato se si considera il breve periodo di lavoro prestato presso Telecom Italia S.p.A.
La cifra andrebbe oltre i 20 milioni di euro, e gli sarebbe riconosciuta in base ai bonus per i risultati raggiunti che Cattaneo avrebbe potuto far valere alla fine della scadenza naturale del mandato (31 gennaio 2020).
Non si può negare infatti che tali risultati positivi siano arrivati. Il miglioramento trimestrale dell’8,5% dei ricavi nel primo trimestre del 2017 è stato il migliore da cinque anni ad ora. Il margine operativo lordo, cioè il risultato della redditività calcolato solo in base alla gestione operativa (senza calcolare interessi, le imposte, gli ammortamenti e le variazioni dei prezzi dei beni) è aumentato del 15,6% rispetto al primo dato trimestrale del 2016.
Nonostante le prospettive ottimistiche di risultati preziosissimi per Tim e malgrado la contraddittoria percezione delle dimissioni di Cattaneo, quello che si prospetta per Telecom è un altro cambio al vertice.
Secondo alcune indiscrezioni giornalistiche, in sostituzione alla dirigenza monocratica di Cattaneo, sembrerebbe essere plausibile un triumvirato composto dall’israeliano Amos Genish, famoso per aver venduto l’operatore telefonico brasiliano Global Village Telecom per 4,8 miliardi di dollari, che andrebbe a ricoprire l’incarico di direttore generale, dal vicepresidente Giuseppe Recchi, che avrebbe le deleghe sulla sicurezza, e Arnaud Roy de Puyfontaine presidente esecutivo di Telecom e amministratore delegato di Vivendi.
Unisciti al canale Telegram dedicato agli appassionati di telefonia e a chi vuole scoprire le migliori offerte per risparmiare. Clicca qui per entrare tramite il link di invito.
Per rimanere aggiornato sulle novità della telefonia seguici su Google News cliccando sulla stella, Telegram, Facebook, X e Instagram. Condividi le tue opinioni o esperienze nei commenti.