Il ddl, composto di un solo articolo, reca una delega al Governo per il recepimento di tre direttive che riordinano la normativa europea. E’ prevista la redazione di un nuovo codice degli appalti pubblici e delle concessioni e la conseguente abrogazione delle attuali disposizioni. Tra i criteri della delega: la razionalizzazione del quadro normativo a fini di semplificazione dei procedimenti; la trasparenza e pubblicità delle procedure di gara; la riduzione degli oneri documentali a carico dei soggetti partecipanti; il contenimento dei tempi e la piena verificabilità dei flussi finanziari; la razionalizzazione ed estensione delle forme di partenariato pubblico privato; la revisione del sistema di qualificazione degli operatori economici; la razionalizzazione dei metodi di risoluzione delle controversie alternativi al rimedio giurisdizionale, anche in materia di esecuzione del contratto; il miglioramento delle condizioni di accesso, per le piccole e medie imprese e le imprese di nuova costituzione, al mercato degli appalti pubblici e delle concessioni; l’individuazione di modalità volte a garantire i livelli minimi di concorrenzialità, trasparenza e parità di trattamento; la trasparenza nella eventuale partecipazione dei portatori qualificati di interessi ai processi decisionali finalizzati alla programmazione e all’aggiudicazione di appalti pubblici e concessioni. Nella prima lettura in Senato sono stati introdotti ulteriori criteri direttivi: la sostituzione del criterio del massimo ribasso con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, anche nei servizi ad alta intensità di manodopera; la valorizzazione di esigenze di sostenibilità ambientale e di clausole sociali; la previsione di forme di dibattito pubblico nei territori interessati da opere infrastrutturali che hanno impatto sull’ambiente; la valorizzazione della fase progettuale e il contenimento delle varianti in corso d’opera; il rafforzamento dei poteri di vigilanza e indirizzo dell’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), che elaborerà contratti-tipo e bandi-tipo e istituirà un albo nazionale dei commissari di gara; l’istituzione, presso il Ministero delle infrastrutture, di un albo nazionale per il ruolo di responsabile dei lavori; l’affidamento delle concessioni mediante procedura ad evidenza pubblica, con una disciplina transitoria per le concessioni autostradali. Numerose le modifiche introdotte alla Camera, che ha ulteriormente precisato i criteri della delega, introducendo il coordinamento con le disposizioni in materia di tutela ambientale, il riferimento al costo del ciclo di vita nella valutazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa, la previsione di specifiche tecniche per assicurare l’accessibilità delle persone con disabilità, la previsione di una disciplina ad hoc per i contratti di importo inferiore alle soglie di rilevanza comunitaria, la previsione di una specifica disciplina per i contratti segretati, l’individuazione dei contratti esclusi dall’ambito di applicazione delle direttive europee, la previsione di sanzioni in caso di omessa o tradiva denuncia all’ANAC di richieste estorsive e corruttive, la pubblicità di avvisi e bandi di gara esclusivamente con strumenti informatici, la previsione di sanzioni per le stazioni appaltanti che omettono o tardano a comunicare le varianti in corso d’opera, il richiamo al rispetto del referendum abrogativo del giugno 2011 per le concessioni del settore idrico, l’espresso superamento della legge obiettivo. La Camera, inoltre, ha ampliato il ricorso all’appalto integrato e le deroghe al principio di affidamento con gara ad evidenza pubblica: in materia di concessioni di lavori e servizi pubblici l’obbligo di affidamento con gara riguarda l’80 per cento, per il 20 per cento vi è la possibilità dell’affidamento in house.
Nelle dichiarazioni finali il sen. Scibona (M5S) ha annunciato voto contrario: il Senato in prima lettura aveva svolto un ottimo lavoro, arricchendo un testo governativo modesto; le modifiche della Camera hanno alterato l’impianto del ddl, accentuando ambiguità e ampliando le deroghe. Hanno annunciato l’astensione i sen. Anna Cinzia Bonfrisco (CR), Crosio (LN), Cervellini (SEL), Matteoli (FI-PdL). Secondo CR le modifiche della Camera creano problemi di messa in opera e di alterazione della concorrenza e dilatano oltremisura il ruolo di ANAC. Secondo LN non è condivisibile la reintroduzione dell’appalto intergrato e occorre garantire finanziamenti e tempi certi alle opere strategiche. FI-PdL ha espresso perplessità sulle modifiche introdotte dall’altro ramo del Parlamento in tema di ricorsi al TAR, affidamento in house e concessioni autostradali, aggregazione delle stazioni appaltanti. SEL ha posto l’accento sul rispetto dei criteri direttivi nell’attuazione della delega, in particolare della clausola sociale che non può essere indebolita dal principio della concorrenza. Hanno annunciato voto favorevole i sen. Barani (AL), Buemi (Aut), Mancuso (AP), Filippi (PD). In dissenso dal Gruppo, il sen. Falanga (AL) ha annunciato voto contrario.
Con il voto contrario di LN e favorevole di tutti gli altri Gruppi, l’Assemblea ha approvato definitivamente il ddl n. 1871, recante disposizioni per favorire l’integrazione sociale dei minori stranieri residenti in Italia mediante l’ammissione nelle società sportive appartenenti alle federazioni nazionali, alle discipline associate o agli enti di promozione sportiva.
Il ddl – ha spiegato la relatrice sen. Idem (PD) – rimuove procedure che impediscono il tesseramento, presso società sportive appartenenti alle federazioni nazionali, di giovani stranieri nel momento di passaggio dall’attività sportiva di base a quella agonistica.
Nella discussione generale hanno preso la parola i sen. Maurizio Romani (Misto-IdV), Donatella Albano, Elena Ferrara (PD); Liuzzi (CR); Arrigoni (LN); Luciano Rossi (AP); Carraro (FI-PdL). Hanno svolto dichiarazione di voto favorevole i sen. Maurizio Romani (Misto-IdV), Liuzzi (CR), Alessia Petraglia (SEL), Conte (AP), Rosetta Blundo (M5S), Marin (FI-PdL), Francesca Puglisi (PD), Mario Mauro (GAL). Il sen. Centinaio (LN) ha annunciato voto contrario.
Seduta pubblica dell’Assemblea del Senato della Repubblica Italiana del 14 Gennaio 2016
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