Nell’etimologia latina di sasso che riporta al significato di fendere, spaccare è racchiusa la storia di Matera e del suo paesaggio, esempio unico dell’attitudine umana a modificare il territorio che si traduce nel lento lavoro di scalpellatura del tufo. Una civiltà rupestre, cresciuta nel cuore della terra e che nelle grotte e nelle cavee naturali ha saputo ricavare gli spazi necessari per lo sviluppo della società. Un delicato equilibrio tra uomo e paesaggio rimasto efficiente fino al XIX secolo quando il costante incremento di una popolazione isolata dal flusso della storia e sempre più povera, a seguito della messa a coltura del Tavoliere delle Puglie e dello spostamento del centro amministrativo a Potenza, ha reso i Sassi il luogo simbolico dell’anacronismo tra il modus vivendi ereditato dal passato e le esigenze della società contemporanea. Una frattura che assume i tratti drammatici fotografati da Carlo Levi nel romanzo Cristo si è fermato a Eboli dove vengono raccontate le condizioni della popolazione che, in costante promiscuità con gli animali, sopravvive a stento nel buio orrore delle cavità scavate nel tufo all’interno dell’intricato labirinto dei Sassi ancora privo di illuminazione e di un sistema fognario. è il tempo della Legge Speciale per Matera del 1952 e del piano regolatore che porterà al totale spopolamento dei Sassi, dichiarati inagibili. Seguendo le linee di uno dei più interessanti progetti urbanistici del secondo dopoguerra ispirato da Adriano Olivetti, verranno creati il borgo rurale La Martella e i quartieri ideati da Carlo Aymonino dove accogliere la popolazione costretta ad abbandonare i Sassi. Un progetto che tenta di coniugare identità territoriale, tramite l’utilizzo di materiali e di elementi architettonici tradizionali, e servizi moderni concepiti sul modello delle città scandinave. Una struttura urbanistica specchio delle ambizioni della riforma agraria che si proponeva di trasformare i braccianti dei Sassi in nuovi imprenditori agricoli. Un sogno che passa all’utopia quando negli anni Sessanta i materani dei Sassi, non più braccianti ma nemmeno diventati imprenditori, lasceranno deserti i nuovi quartieri per prendere in massa la via del Nord.
Il FAI – Fondo Ambiente Italiano e Fondazione Telecom Italia hanno annunciato oggi a Matera l’apertura al pubblico di Casa Noha, grazie al completamento del progetto di restauro conservativo e di adeguamento funzionale di una tipica abitazione scavata nel tufo nel cuore dei Sassi. Una nuova importante presenza del Fondo Ambiente Italiano nel nostro Paese e un’opportunità di scoperta della città lucana, attraverso un percorso multimediale che fa di Casa Noha un luogo della memoria e un rilevante centro di conoscenza territoriale. Un traguardo significativo reso in particolare possibile grazie a Fondazione Telecom Italia, che ha selezionato e finanziato il progetto del FAI tra i 300 pervenuti nell’ambito del proprio bando “Beni Culturali invisibili” lanciato nel 2011.
Casa Noha sorge all’interno dell’omonimo Palazzo che domina il Sasso Caveoso vicino alla Cattedrale ed è stata acquisita dal FAI con atto di donazione delle famiglie Fodale e Latorre nel 2004. Il Palazzo originario risale al XVI secolo: i Noha, famiglia nobile le cui prime notizie risalgono al ‘400, trovarono nel primo nucleo abitato della città il luogo ideale per la costruzione della propria abitazione di rappresentanza. L’area individuata sorgeva su un canale d’erosione utilizzato per lo smaltimento dei rifiuti, un’area difficile sotto il profilo geologico e per questo non ancora urbanizzata che la famiglia riuscì a bonificare trasformandola in uno dei più significativi esempi di architettura privata dei Sassi, custode inoltre di materiali archeologici risalenti all’Età del bronzo e alla colonizzazione greca.
Casa Noha presenta una struttura in tufo ingentilita da cornici e intagli lavorati nella sobrietà caratteristica dell’epoca e del contesto urbano ed è una tipica casa a corte in parte coperta. A seguito della donazione di Casa Noha, il FAI sceglie di intraprendere un intervento di restauro conservativo nel rispetto delle lontane origini di Matera per recuperare un ambiente abbandonato da decenni: viene infatti deciso non di aggiungere ma di togliere materia, scoprendo i vari strati di tufo che compongono i muri e che raccontano la storia di questo angolo dei Sassi e dell’intera città.
Casa Noha diventa così un infopoint, uno spazio di educazione interculturale sulla storia e sulla cultura della città a disposizione dei cittadini e dei turisti, capace di integrare conoscenza e divulgazione con l’uso di nuove tecnologie. Grazie al contributo di Fondazione Telecom Italia, è stato infatti possibile realizzare un importante progetto di comunicazione multimediale con il racconto filmato “I Sassi invisibili. Viaggio straordinario nella storia di Matera” ideato da Giovanni Carrada e proiettato sulle pareti di sasso dell’abitazione; un’offerta con immagini, storie, suoni e riferimenti incrociati e materiale di importante valore storico-scientifico, messo assieme dal lavoro di sedici specialisti, rappresentante la prima ricostruzione completa della storia della città.
Casa Noha è infine anche un percorso tecnologico di comunicazione, che accompagna il visitatore tra i vicoli, le scalinate, gli scorci di Matera attraverso l’APP Matera Invisibile che, scaricabile gratuitamente da www.materainvisibile.it, invita il visitatore a ripercorrere il nucleo storico della città con cinque itinerari collegati ad altrettanti elementi: l’acqua, la pietra, la luce, il tempo e lo spirito, che guidano l’esplorazione dei luoghi con testimonianze d’autore che ci avvicinano al cuore nascosto di Matera.
Il restauro di Casa Noha è stato reso possibile anche dall’importante contributo di Italcementi e dal sostegno de “I 200 del FAI”. A sostegno delle attività di Casa Noha il FAI chiede un contributo di 4 euro (aperto al pubblico da martedì alla domenica dal 1° Marzo 2014 al 6 Gennaio 2015 dalle 10 alle 18. Durata della visita di circa 30 minuti. Lunedì festivi è aperto).
Comunicato Stampa Telecom Italia
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