Nella giornata di oggi, 13 Marzo 2025, la Guardia di Finanza ha annunciato di aver chiuso le indagini riguardanti la presunta attivazione indebita, tra il 2017 e il 2020, di servizi premium di telefonia, i cosiddetti VAS (Value Added Services), ai danni di alcuni clienti TIM.
L’indagine, come già raccontato da MondoMobileWeb, aveva portato nel 2024 al sequestro di quasi 322 milioni di euro a carico di diverse società coinvolte nel commercio dei Servizi VAS non richiesti, con TIM, non presente tra gli indagati, a cui erano stati sequestrati preventivamente 249 milioni di euro, poi restituiti a fine Aprile 2024 su decisione del Tribunale di Milano.
All’esito delle attività investigative, coordinate dalla Procura di Milano e condotte dalla Guardia di Finanza, tramite il Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche, il Nucleo PEF – Milano, la Compagnia di Treviglio e la Squadra Reati Informatici della Procura), è adesso in corso di notificazione l’avviso di conclusione delle indagini per 12 indagati, tra cui 2 dipendenti di TIM, 5 dipendenti della società Engineering S.p.A. e un dipendente della società Reply S.p.A., per il reato di frode informatica.
Indagate anche altre 3 persone, per le quali tuttavia la rispettiva posizione era già stata definita con patteggiamento.
Il filone investigativo, come ricordato dalla Guardia di Finanza, trae origine da precedenti indagini dalle quali era emerso un analogo sistema di frode anche a danno degli utenti dell’operatore telefonico WINDTRE, con il coinvolgimento di altre società.
Le indagini, in particolare, hanno ricostruito i passaggi attraverso i quali i clienti TIM coinvolti si sono visti addebitare, nel periodo intercorso tra il 2017 e il 2020, importi non dovuti per attivazioni fraudolente di Servizi VAS sul proprio dispositivo mobile.
Per la precisione, le investigazioni hanno accertato come fosse sufficiente visitare una pagina web con il proprio dispositivo mobile, talvolta con l’inganno di sedicenti banner pubblicitari, per ritrovarsi involontariamente abbonati a questo tipo di servizi, solitamente afferenti a oroscopi, meteo o giochi, che prevedevano il pagamento di un canone settimanale di 5 euro.
L’attivazione indebita dei VAS, ha reso noto la GdF, spesso avveniva anche attraverso la cosiddetta modalità “Zero Click”, ovvero senza nemmeno fosse necessario un’azione da parte del cliente.
Secondo la Guardia di Finanza, si è trattato di business da svariati milioni di euro per diversi Content Service Provider (CSP) titolari dei Servizi VAS, tra cui anche una società spagnola, che ha tratto ulteriore profitto anche dalle attivazioni su SIM M2M (Machine to Machine), ovvero schede telefoniche riservate al solo scambio di dati tra dispositivi, utilizzate ad esempio negli impianti di allarme o di domotica.
A seguito di una consulenza tecnica e contabile, è stato calcolato per TIM un profitto pari a oltre 102 milioni di euro, mentre le società Engineering S.p.A. e Reply S.p.A. hanno guadagnato rispettivamente circa 12 milioni di euro e quasi 3 milioni di euro. Stando a quanto affermato dalla GdF, era previsto contrattualmente che TIM, Engineering e Reply trattenessero fino al 45% di quanto addebitato all’utente, per poi trasferire il resto al CSP.
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