Lavoro e Formazione

TIM, vendita NetCo e risvolti occupazionali: Sindacati chiedono incontro urgente al Governo

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Nei giorni scorsi, i Sindacati del settore TLC hanno richiesto al Governo un incontro urgente relativo alla situazione dei lavoratori di TIM con la cessione della NetCo, ossia la società della rete fissa, in particolare dopo che il Governo stesso ha approvato l’operazione nell’ambito della normativa sul Golden Power.

La richiesta dell’incontro è stata formulata con una lettera inviata da parte delle Organizzazioni Sindacali SLC CGIL, FISTEL CISL e Uilcom UIL lo scorso 25 Gennaio 2024.

La lettera è indirizzata in particolare al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, al Ministro delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), Adolfo Urso, al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone, e al Ministro dell’Economia e delle Finanze (MEF), Giancarlo Giorgetti.

Di seguito si riporta il testo integrale della lettera inviata dai Sindacati TLC agli esponenti del Governo Meloni:

Gentile Presidente, Onorevoli Ministri,

con la delibera del Consiglio dei ministri dello scorso 17 gennaio il Governo ha espresso parere positivo alla vendita della rete di accesso detenuta da Tim al fondo americano KKR, rinunciando quindi alle prerogative previste dalla norma sul “Golden Power”.

In ossequio di questa norma il Governo non ha ritenuto di bloccare l’operazione ma, a quanto risulta da fonti stampa, avrebbe formulato delle prescrizioni precise in materia di indirizzo strategico, garanzie sugli investimenti e sicurezza e controllo della infrastruttura.

Nulla è dato sapere, allo stato attuale, circa le garanzie in materia di salvaguardia dei perimetri aziendali ed occupazionali della Tim che rimarrà dopo la cessione della rete e della nuova azienda che gestirà l’infrastruttura.

Giova qui ricordare come durante l’incontro con il Ministro Urso del 4 luglio 2023 (unica volta in cui abbiamo incontrato questo esecutivo per parlare anche del “dossier Tim”), fu chiaramente specificato che lo strumento del “Golden Power” sarebbe stato utilizzato anche per valutare gli impatti occupazionali dell’operazione, arrivando a sostenere come, nel caso della realizzazione della separazione, sarebbe stato materia di blocco da parte del Governo la presentazione di piani industriali che contemplassero ricadute per l’occupazione e per le condizioni generali delle lavoratrici e dei lavoratori interessati.

Al netto di ulteriori passi autorizzativi che dovranno riguardare autorità di controllo italiane ed europee, pensiamo che le deliberazioni del Consiglio dei ministri rendano a questo punto non più differibile aprire un confronto in tempi rapidissimi.

Del resto, il Capo di Gabinetto del Ministro, presente all’incontro del luglio scorso, ipotizzò persino la possibilità di un aggiornamento del tavolo durante le ferie estive là dove la trattativa sulla vendita della rete fosse arrivata a compimento.

Al termine del complesso processo dovrebbe quindi nascere la società della rete, costituita da circa 20.000 dipendenti e con un azionariato composto al 70% da KKR, al 20% dal Ministero del Tesoro ed al 10% dal Fondo F2i.

In capo a Tim rimarranno invece, circa 16.000 dipendenti con un azionariato che vede Vivendi al 23.75%, Cassa Depositi e Prestiti al 9.81% ed il restante diviso fra investitori Istituzionali, esteri in prevalenza, ed altri azionisti.

A fine febbraio scadrà l’ammortizzatore sociale legato al contratto di Espansione (Tim è in ammortizzatore sociale dal lontano 2009), contestualmente si è esaurita la base esodabile a 5 anni.

Evidenziamo che negli anni precedenti il sindacato confederale, attraverso strumenti di prepensionamento non traumatici ha gestito le varie fasi di ristrutturazione limitando le ricadute occupazionali, processo che ha comunque visto le lavoratrici ed i lavoratori sottoporsi a sacrifici sia sul piano economico che su quello delle prospettive professionali ed umane.

Ad oggi ci troviamo a dover gestire una articolata ed estremamente complessa fase aziendale, e dell’intero settore delle TLC per dire il vero, senza strumenti di politica attiva: i “Contratti di Espansione” allo stato attuale non sono più rifinanziati e quindi non sono nelle disponibilità delle parti; il neonato “Fondo di Solidarietà di Settore”, cofinanziato da lavoratori ed aziende, avrebbe bisogno di un contributo di partenza onde renderlo da subito uno strumento operativo indispensabile per gestire la fase che sta attraversando in primis Tim e, più in generale, il settore delle TLC che si trova in una crisi strutturale preoccupante, come del resto più volte riconosciuto dall’Onorevole Ministro anche durante l’ultimo “Forum annuale delle Telco” svoltosi lo scorso 14 novembre presso l’ università “Guido Carli-Luiss”.

Per tutte queste ragioni ed in forza dell’atto autorizzativo del Governo che di fatto permette l’operazione di scorporo della rete dall’ex monopolista (operazione sulla quale abbiamo espresso in ogni occasione il nostro parere fortemente negativo sia in termini infrastrutturali e di interesse nazionale che sotto il profilo occupazionale) siamo a richiedere l’urgente convocazione del tavolo governativo.

È necessario avere finalmente un quadro chiaro dell’intera operazione, dei suoi risvolti occupazionali ed organizzativi e, soprattutto, delle garanzie, che il Governo vorrà rendere note, a salvaguardia dei posti di lavoro e dei perimetri occupazionali sia della costituenda società delle rete ed in termini più urgenti, di Tim (Servco) che si troverà ad affrontare un mercato fortemente competitivo quale quello delle TLC senza l’infrastruttura di rete e con un numero di dipendenti ben superiore a quello del totale dei suoi attuali quattro competitori principali.

Il tavolo sarà anche un importante momento per individuare percorsi di rilancio del settore TLC che vede da oltre un decennio un deciso calo dei ricavi, con il conseguente utilizzo degli ammortizzatori sociali.

A ciò si associa una dinamica di tariffe sempre più basse nonostante il persistente fenomeno inflattivo che, insieme alla contrazione dei ricavi, stanno determinando una situazione settoriale negativa con preoccupanti ripercussioni per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro scaduto dal 31 dicembre 2022.

Augurandoci che anche questa richiesta non venga disattesa, porgiamo Distinti Saluti.

I Segretari Generali

SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL

Fabrizio Solari, Alessandro Faraoni, Salvatore Ugliarolo

Dunque, i Sindacati del settore delle telecomunicazioni hanno richiesto al Governo un incontro urgente per chiarire le ricadute occupazionali che potrebbero derivare dalla realizzazione della cessione della NetCo di TIM a KKR, e le eventuali misure che il Governo intende porre per garantire i livelli occupazionali.

A questo proposito, già lo scorso 17 Gennaio 2024, nel giorno del via libera del Governo alla cessione della NetCo di TIM a KKR nell’ambito del Golden Power, il Segretario Confederale della CGIL, Pino Gesmundo, e il Segretario Nazionale SLC CGIL, Riccardo Saccone, avevano commentato la notizia chiedendo anche in quel caso garanzie sulla tenuta occupazionale e chiarezza sulle ricadute infrastrutturali.

Oltre alla questione di TIM, i Sindacati affermano che l’eventuale incontro con il Governo sarebbe utile anche per discutere del rilancio dell’intero settore TLC in Italia.

Editing Simone Nicolosi

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