Venti CEO di altrettante società europee attive nel settore delle telecomunicazioni, tra i quali figurano anche l’AD di TIM, Pietro Labriola, la CEO di Vodafone, Margherita Della Valle, hanno lanciato un appello ai vertici dell’Unione Europea, chiedendo l’inclusione, nell’attuale quadro normativo del settore Tlc, di un cosiddetto “fair share“ (contributo “giusto”) da parte delle grandi aziende, generatrici di traffico, che traggono vantaggio dalle reti degli operatori.
Tra i firmatari dell’appello, in particolare, oltre ai già citati Pietro Labriola, CEO e General Manager di TIM e Margherita Della Valle, CEO di Vodafone Group, si annoverano anche Christian Salbaing, Deputy Chairman di Hutchison Europe (gruppo di cui fa parte anche l’operatore italiano WINDTRE), Thomas Arnoldner, CEO di A1 Telekom Austria Group, Ana Figueiredo, CEO di Altice Portugal, Edward Bouygues e Benoit Torloting, rispettivamente Presidente e CEO di Bouygues Telecom, Philip Jansen, Chief Executive di BT Group, Andreas Neocleous, CEO di CYTA, Timotheus Höttges, CEO di Deutsche Telekom, Oliver Loomes, CEO di eir, Mike Fries, CEO di Liberty Global, Joost Farwerck, CEO e Presidente del Consiglio di Amministrazione di KPN, Christel Heydemann, CEO di Orange Group, Guillaume Boutin, CEO di Proximus Group, Sigve Brekke, Presidente e CEO di Telenor Group, Michel Jumeau, CEO di TDC NET, José María Alvarez Pallete, Presidente e CEO di Telefónica, Kjell Morten Johnsen, Presidente e CEO di Tele2 Group, Allison Kirkby, Presidente e CEO di Telia Company e Victoriya Boklag, CEO di United Group.
Per gli Amministratori Delegati in questione, l’elemento alla base del dibattito sono gli investimenti, i quali attualmente, a detta dei CEO, sono sottoposti a forti pressioni e per cui è necessaria un’azione normativa che li possa garantire.
Nel mirino delle Telco firmatarie dell’appello, in particolare, sono gli obiettivi che l’Unione Europea ha fissato per il 2030, il cosiddetto “Decennio Digitale“, per il quale la stessa UE, fanno sapere i CEO, stima che saranno necessari almeno 174 miliardi di euro di nuovi investimenti.
Una domanda, secondo le società interessate, che al momento il settore delle telecomunicazioni non può soddisfare, al fronte di una crescita continua del traffico dati, pari a un tasso medio tra il 20% e il 30% ogni anno, guidato principalmente da poche grandi aziende tecnologiche, che per gli operatori non si traduce in un corrispondente ritorno sugli investimenti.
Inoltre, secondo quanto sostenuto dalle stesse aziende, negli ultimi dieci anni i prezzi al dettaglio dei servizi di telecomunicazione sono generalmente diminuiti, nonostante il miglioramento della connettività, mentre i costi sono aumentati.
È da qui, dunque, che parte l’appello degli operatori di telecomunicazioni citati sopra, che hanno chiesto all’Unione Europea di garantire alle Telco un contributo da parte delle grandi aziende, maggiori generatrici di traffico, che i CEO definiscono equo e proporzionato ai costi delle infrastrutture di rete.
Questo contributo, come spiegato dai firmatari dell’appello, può essere garantito tramite un meccanismo mirato esclusivamente verso i maggiori generatori di traffico, escludendo quindi i fornitori di contenuti e applicazioni più piccoli, che potrebbe anche includere un sistema di responsabilità e trasparenza sui contributi ricevuti, che faccia in modo che gli operatori investano direttamente nell’infrastruttura digitale europea.
Si tratterebbe di una misura, per i Dirigenti delle Telco coinvolte, in grado di riequilibrare il potere di mercato lungo tutta la catena del valore, in quanto, a detta dei CEO, i contributi attualmente versati dalle grandi aziende per il trasporto dei dati nelle reti degli operatori non bastano a coprire i costi necessari, né per espandere le infrastrutture né per raggiungere gli obiettivi dell’Unione.
Una legislazione del genere, se introdotta, permetterà anche di affrontare alcune asimmetrie attualmente presenti nel mercato. Ad oggi, infatti, spiegano i firmatari, i fornitori di telecomunicazioni non possono negoziare i prezzi per il trasporto dei dati, mentre alcuni fornitori di servizi cloud, al contrario, sono liberi di addebitare ai propri clienti fino a 80 volte di più per il trasporto dei dati dal cloud.
Per i CEO, una regolamentazione sul “fair share“ contribuirebbe anche agli obiettivi dell’UE sul consumo di energia, in quanto incoraggerebbe una gestione più responsabile ed efficiente dei dati. Inoltre, la mancanza di capacità di investimento lamentata dalle società di telecomunicazioni, come viene evidenziato nell’appello rivolto all’Unione Europea, potrebbe compromettere i futuri miglioramenti alla capacità nella rete per far fronte alla crescita dei dati.
Come dichiarato dai firmatari dell’appello, oltretutto, il futuro della connettività in Europa richiede un più ampio ripristino del quadro politico che governa l’ecosistema delle comunicazioni digitali, riformando gli attuali approcci normativi, definiti obsoleti e ancora in gran parte nazionali, che finora non sono state in grado di fornire la visione di un mercato unico delle telecomunicazioni.
Per i Dirigenti delle Telco, dunque, l’obbligo di negoziare con gli operatori un contributo, definito giusto e adeguato, con l’avvio di una risoluzione delle controversie in caso di fallimento dei negoziati, può rappresentare un primo passo per permettere tanto ai campioni industriali quanto alle PMI europee di competere a livello globale.
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