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TIM vendita NetCo: Sindacati contrari all’ingresso del MEF come azionista di minoranza

Negli ultimi giorni, diverse Organizzazioni Sindacali hanno espresso il proprio parere riguardo la recente decisione del Consiglio dei Ministri di approvare l’ingresso del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) nell’operazione di vendita della NetCo di TIM, ribadendo la loro contrarietà allo scorporo della rete dell’operatore.

Come già raccontato da MondoMobileWeb, in particolare, il 29 Agosto 2023 il Consiglio dei Ministri, presieduto da Giorgia Meloni, ha approvato tramite Decreto Legge la partecipazione del MEF, come azionista di minoranza, nella cessione della NetCo di TIM al fondo KKR, autorizzando il Ministero ad acquisire una quota compresa tra il 15% e il 20%.

Il Decreto, integrato da un DPCM adottato dal Presidente Meloni al termine del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’Economia e delle Finanze Giorgetti e del Ministro delle Imprese e del Made in Italy Urso, ha quindi confermato il Memorandum of Understanding siglato tra il MEF e KKR lo scorso 10 Agosto 2023, che aveva già stabilito l’ingresso del Ministero all’interno dell’operazione.

Per quanto riguarda la cessione della NetCo, ovvero della società di prossima costituzione presso la quale è prevista la concentrazione delle attività relative alla rete fissa di TIM, incluse FiberCop e Sparkle, il 22 Giugno 2023 il Consiglio di Amministrazione di TIM ha deciso di avviare la negoziazione in esclusiva con il fondo Kohlberg Kravis Roberts & Co. L.P. (KKR), con l’obiettivo di ottenere la presentazione di un’offerta conclusiva e vincolante entro il 30 Settembre 2023.

In seguito alla decisione presa del Consiglio dei Ministri, si sono dunque espresse sulla questione, come accennato inizialmente, alcune Organizzazioni Sindacali del settore, tra cui SLC CGIL, UILCOM UIL e FISTEL CISL, attraverso le dichiarazioni dei rispettivi Segretari.

Di seguito, le parole di Fabrizio Solari, Segretario Generale SLC CGIL, che il 29 Agosto 2023 ha dichiarato:

Negli ultimi mesi il Governo è passato con noncuranza dai propositi di una rete unica all’obiettivo della rete nazionale, per finire con la decisione odierna di acquisire una partecipazione di minoranza alla costituenda società della rete TIM, lasciando al fondo americano KKR almeno il 65% del pacchetto azionario.

Resta l’amarezza e la preoccupazione per una vicenda giocata esclusivamente nella logica della finanza, con molta attenzione agli interessi degli azionisti e dei tanti blasonati creditori, ma che ha accuratamente evitato un confronto trasparente sugli aspetti industriali, occupazionali e sugli interessi generali del Paese.

Va ricordato che siamo all’epilogo di una disastrosa gestione dell’azienda che, dalla privatizzazione in avanti, ha visto una girandola di imprenditori esercitare i propri talenti nello spogliare progressivamente quella che a fine anni Novanta era la quinta potenza industriale mondiale del settore.

Il percorso sarà ancora lungo e accidentato, ma quel che è certo è che oggi il Governo esprime di fatto il proprio gradimento alla separazione tra infrastruttura e servizi, una scelta che ci allontana inevitabilmente dal resto dell’Europa, a partire da Francia e Germania che continuano a difendere i loro ex monopoli oggi trasformati in campioni nazionali.

Anche in questo settore, come già avvenuto in altri casi, l’Italia non avrà voce in capitolo nel probabile, quanto auspicabile consolidamento dell’industria delle telecomunicazioni a livello continentale.

Il Sindacato, nel ribadire le proprie ragioni, non potrà fare altro che stare dentro i processi in atto per contrattare le condizioni di lavoro, difendere l’occupazione e battersi per non disperdere le residue prospettive industriali del settore.

Per questo è urgente che parta da subito il confronto con il Governo che oggettivamente, con la scelta odierna, si propone come snodo primario ed essenziale dell’intera vicenda.

Sempre il 29 Agosto 2023, anche Salvo Ugliarolo, Segretario Generale UILCOM UIL, ha espresso il proprio parere sulla decisione presa dal Consiglio dei Ministri, ribadendo la posizione critica del Sindacato sul progetto NetCo:

L’abbiamo sempre detto in tutte le occasioni che questa scelta non risolve i dannosi problemi di tutta la filiera anzi, rischia seriamente di peggiorare una situazione di forte difficoltà che versa il settore delle telecomunicazioni.

Tornando alla scelta del Governo, riteniamo che non soltanto non abbia nulla di industriale per il nostro Paese ma metta in forte crisi la parte che non rientrerà all’interno della NetCo, la così detta ServCo.

Dispiace di vedere come il Governo, a guida Meloni, abbia preferito strizzare l’occhio ai fondi di investimenti stranieri anziché difendere il principio dell’italianità.

Tutto questo senza mai aprire un confronto con le parti sociali. Ad oggi malgrado le ripetute richieste di incontro, inviate a Palazzo Chigi per entrare nel merito e potere rappresentare la nostra visione su TIM e su tutto il settore, abbiamo ricevuto soltanto un imbarazzante silenzio da parte del Governo Meloni.

Per quanto ci riguarda, continueremo a denunciare questa nostra contrarietà e a mettere al centro le scelte sbagliate che questo Esecutivo sta portando avanti sul futuro dell’ex monopolista.

Come UILCOM riteniamo che si debba arrivare, urgentemente, ad un vero confronto per capire realmente se qualcuno, oltre noi, si è posto il problema dei livelli occupazionali per l’altro pezzo dell’azienda restante.

Ad oggi, in assenza di reali soluzioni, questa scelta non farà altro che creare una vera bomba sociale e sinceramente come UILCOM non siamo disposti a stare in silenzio davanti a scelte sbagliate che questo governo mette in atto a discapito di questa azienda, del settore e soprattutto del futuro di migliaia di lavoratori che, ancora una volta, rischiano il loro posto di lavoro per colpa dell’incapacità della nostra classe politica di affrontare seriamente i problemi di questo settore.

Questa, invece, la dichiarazione del 30 Agosto 2023 di Alessandro Faraoni, Segretario Generale Nazionale FISTEL CISL, che ha affermato:

Come FISTEL CISL insieme agli altri Sindacati abbiamo chiesto e lottato, seppur con scarsa adesione dei lavoratori, per una TIM verticalmente integrata che potesse rappresentare il campione nazionale delle TLC del Paese.

In questi anni tutti i governi e la maggioranza del Parlamento si è schierata per la separazione della rete, senza mai decidere in nessuna direzione.

Il Governo Meloni si è assunta la responsabilità di decidere con la presenza del MEF nel capitale di TIM con parere vincolante sugli investimenti e strategie nell’interesse del Paese.

Per l’economia di una azienda di TLC con un mercato sempre in evoluzione e ingenti investimenti da sopportare è meglio una decisione che nessuna decisione.

Infatti TIM in questa attesa decennale ha perso capacità finanziaria, mercato, opportunità di business, oltre ad una grande svalutazione del capitale.

Anche le authority di regolamentazione sono rimaste ferme in attesa di una decisione di sistema sulle comunicazioni elettroniche per rivedere e riaggiornare un sistema di regole ormai datato e non più coerente con la transizione digitale e un sistema troppo iperegolamentato verso l’ex incubement che ne ha frenato la competitività.

Adesso di fronte ad una scelta politica, seppur non condivisa sulla separazione della rete dai servizi, bisogna confrontarsi per garantire la tenuta occupazionale e professionale dei lavoratori, nonché la definizione di un percorso verso una digitalizzazione del Paese che vede sempre più soggetti interessati a servizi innovativi quali cloud, intelligenza artificiale, cybersecurity, ecc.

Siamo preoccupati per gli eventuali esuberi nelle attività dei servizi, pur sapendo che il mondo dell’enterprise, in continua evoluzione, assorbe una significativa quota di lavoratori.

Al Governo chiediamo di impegnarsi per garantire i lavoratori con strumenti di accompagnamento alla pensione e industrialmente attraverso l’ingresso di aziende pubbliche che stanno partecipando ai processi di digitalizzazione nella società di TIM, per fare sinergie e garantire ai lavoratori un futuro sulle nuove frontiere dell’innovazione.

Dobbiamo come Sindacato essere pronti ad affrontare le nuove sfide che il sistema delle TLC ci consegna; voler mantenere tutto cristallizzato indebolisce l’intero comparto, lasciare il campo ad imprese e governo porta a gravi conseguenze sull’occupazione già fortemente compromessa dalle attuali crisi aziendali.

Questo sistema oltre a non garantire gli attuali occupati del settore comporta anche una riduzione del salario e dei diritti, con deroghe contrattuali chieste dalle imprese per sopravvivere e che la FISTEL CISL non è disponibile a concedere a differenza di qualche Organizzazione Sindacale. Questa scelta diventerebbe la vera bomba sociale.

La FISTEL CISL è altresì disponibile al confronto immediato con il Governo, le imprese e i lavoratori per garantire sviluppo del settore con il cambio generazionale, del paese con le nuove infrastrutture e con l’occupazione e il salario di qualità anche per tutta la filiera a partire dai call center.

La strategia delle TLC si gioca anche sulla capacità di immaginare un futuro di innovazione e di cambiamento, di maggiore ricchezza del comparto con servizi innovativi e maggiori salari.

Chi si preoccupa di difendere l’esistente, che è fonte di povertà, (siamo in ritardo sul rinnovo CCNL perché mancano le risorse) oltre ad essere senza idee è anche pericoloso per il futuro dei lavoratori.

Tutti i Sindacati principali, dunque, continuano a non essere d’accordo con lo scorporo della rete TIM. SLC CGIL e UILCOM UIL, in particolare, continuando a ribadire la propria contrarietà all’operazione, sostengono che la decisione presa dal Consiglio dei Ministri rappresenti un’approvazione di fatto, da parte del Governo, al progetto di separazione tra l’infrastruttura e i servizi di TIM.

FISTEL CISL, d’altro canto, si esprime più moderatamente sulla questione, descrivendo la scelta del Governo come una decisione politica, seppur non del tutto condivisa dal Sindacato, presa nel contesto di un mercato in continua evoluzione, chiedendo comunque al Governo, allo stesso modo delle altre Organizzazioni Sindacali, di impegnarsi nel garantire la tenuta occupazionale dei lavoratori del settore.

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