Reti 5G

I-Com, Futur#Lab: 5G, limiti elettromagnetici e impatto ambientale al centro del nuovo report

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Ieri, 13 Luglio 2023, l’Istituto per la Competitività (I-Com) ha rilasciato il suo nuovo report annuale, realizzato in collaborazione con Join Group nell’ambito del progetto Futur#Lab, promosso insieme a WINDTRE con anche la partnership di Ericsson e Inwit.

Il rapporto, intitolato Missione Italia 5.0. Il ruolo delle telecomunicazioni per accelerare la transizione digitale e favorire la crescita (ecco il documento completo), è stato presentato nel corso di un convegno pubblico tenutosi lo stesso 13 Luglio 2023 a Roma, presso la Sala Matteotti della Camera dei Deputati, al quale hanno partecipato oltre 15 figure tra esperti del settore e rappresentanti di aziende, associazioni e istituzioni.

Lo studio analizza lo sviluppo delle infrastrutture di telecomunicazioni in Italia, per I-Com una dei fattori più importanti per garantire la competitività di un Paese, esaminando in particolare lo stato di avanzamento del Piano Italia 5G.

Il progetto, in linea con le disposizioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), punta ad incentivare la realizzazione di reti mobili all’interno delle aree del Paese a fallimento di mercato, con una dotazione complessiva di 2,02 miliardi di euro.

I fondi, nello specifico, sono destinati a due percorsi di intervento distinti, che prevedono, nel caso del primo, la costruzione di una rete di backhauling in fibra ottica per le Stazioni Radio Base (SRB), mentre il secondo intervento consiste nella realizzazione di infrastrutture di rete complete ex-novo, con capacità di almeno 150 Mbps in downlink e 30 Mbps in uplink.

Relativamente alla prima linea d’intervento indicata dal Piano Italia 5G, dall’analisi dei dati messi a disposizione sul portale di Infratel dedicato all’avanzamento dei Piani collegati al PNRR, aggiornato a Maggio 2023, emerge come siano già stati rilegati il 5,69% degli 11.098 siti previsti, mentre un ulteriore 9,87% risulta in fase di costruzione.

Per quanto riguarda il processo di densificazione previsto dal secondo intervento, invece, secondo il report di I-Com, necessita del superamento di maggiori complessità realizzative e delle procedure autorizzative per le nuove infrastrutture, ma appare comunque ben indirizzato, con l’11,1% delle 1.385 reti ex-novo da implementare che risulta in lavorazione.

Sullo stato della copertura in 5G del Paese, il rapporto ricorda che, un’analisi effettuata da EY aggiornata a Settembre 2021, indicava il raggiungimento del 95% della popolazione italiana e di oltre 7.500 comuni italiani.

Il risultato confermato anche dal Desi 2022, secondo il quale l’Italia figura al primo posto in Europa per copertura 5G in percentuale sulle famiglie, con il 99,7%. Una quota, per I-Com, raggiunta in buona parte attraverso l’utilizzo della tecnologia di condivisione dinamica dello spettro (DSS).

Prendendo in esame i dati dell’European 5G Observatory, lo studio rileva infatti come, delle quasi 54.000 stazioni di base 5G, che risultavano essere state installate in Italia a Febbraio 2023, solo circa il 28,7% sono state aggiornate alla tecnologia 5G TDD, che necessita di una porzione di spettro riservata esclusivamente alle connessioni di quinta generazione.

Secondo il nuovo report dell’Istituto per la Competitività, a pesare particolarmente, non solo in Italia ma anche nel resto d’Europa, è la carenza generale di stazioni di base 5G in mid band.

Dagli ultimi dati diffusi da Ericsson nel suo Mobility Report di Giugno 2023, come osservato dal rapporto, si evince infatti un importante divario in Europa per quota di popolazione coperta in mid band, con un valore pari al 15%, rispetto ad altri Paesi come USA (80%) e Cina (90%).

A detta di I-Com, un dato particolarmente grave, considerando anche che secondo la GSMA, le midband contribuiranno, entro il 2030, a una crescita economica generata grazie al 5G a livello globale pari al 63%, una percentuale che può essere tradotta, in termini assoluti, in un aumento del PIL mondiale di 610 miliardi di dollari.

Riguardo al tema dell’implementazione delle reti, ad ogni modo, lo studio ha rilevato dei passi in avanti sulle semplificazioni normative, registrando tuttavia un gap tra questo processo di evoluzione, che intende dirigersi verso la riduzione dei tempi e degli ostruzionismi burocratici, e il recepimento a livello locale, che secondo I-Com rischia di ostacolare la realizzazione in Italia di reti 5G e in fibra ottica.

Sull’argomento, in particolare, si è espresso Michelangelo Suigo, Direttore Relazioni Esterne, Comunicazione e Sostenibilità INWIT, che intervenendo al convegno di presentazione del report, ha dichiarato quanto segue:

È necessario comprendere il valore delle infrastrutture digitali, spesso ancora pensate come un ostacolo, quando invece sono un elemento di sviluppo per le comunità. Si tratta di superare la cultura del NIMBY – Not In My Backyard per dare il benvenuto alle infrastrutture digitali, fonti di sviluppo economico, sociale e tecnologico.

Missione Italia 5.0 Il Ruolo delle Telecomunicazioni per accelerare la transizione digitale e favorire la crescita, organizzato dall’Istituto per la Competitività. Secondo un’indagine dell’Istituto Piepoli 6 italiani su 10 sarebbero disposti ad accettare alcuni disagi pur di avere una connessione in 5G (61%).

Le torri sono alleate del territorio e dei comuni non solo perché consentono di portare la connettività, attraverso il segnale degli operatori, e quindi di ridurre i gap esistenti, ma anche perché sono infrastrutture sempre più digitali, in grado di ospitare sensori IoT per il monitoraggio del territorio e ambientale.

Governo e Parlamento hanno adottato ottime norme di semplificazione normativa, ora è fondamentale assicurare che queste siano recepite a livello locale. Il Sottosegretario Butti ha annunciato una Direttiva in tal denso, una sorta di vademecum per i comuni. Sarebbe molto utile e preziosa, per unire ancora di più il lavoro di chi realizza infrastrutture digitali a quello degli enti locali.

Pochi giorni fa abbiamo sottoscritto un Protocollo di intesa con Anci, Infratel, il Dipartimento della Trasformazione Digitale e tutti i principali operatori che si sono aggiudicati dei bandi del PNRR, proprio per definire un modus operandi e per cercare di far conoscere alle amministrazioni locali tutte le modifiche e le opportunità, anche di semplificazione normativa, che sono state adottate negli ultimi tempi. Questi sono esempi virtuosi, indispensabili per superare ostacoli e barriere e accelerare nella digitalizzazione del nostro Paese.

Il nuovo rapporto annuale di I-Com e Join Group, ha anche esaminato le varie potenzialità legate al 5G in termini di business, mettendo in evidenza in particolar modo le Private Network, reti mobili private progettate specificamente per un’organizzazione, al fine di ottimizzare i processi aziendali e soddisfare le necessità dell’azienda in termini di copertura, prestazioni e sicurezza.

Da quanto emerso dai dati raccolti dalla Global Mobile Suppliers Association (GSA), a Settembre 2022 risultavano implementate 955 reti private a livello globale, registrando un aumento di circa il 32% rispetto al 2021 e del 123% sul 2020.

Secondo EY, in particolare, ad attirare le aziende, come osservato dallo studio di I-Com, sono un “maggior controllo e configurazione di rete, risorse e operazioni”, una “migliore affidabilità e resilienza della rete” e “una migliore privacy e sicurezza”, indicati come i principali benefici delle Private Network.

A livello europeo, più nello specifico, l’ultimo rapporto di Ottobre 2022 dell’European 5G Observatory ha censito 73 implementazioni di reti private mobili aziendali, dislocate in 19 Stati Membri UE, registrando inoltre una netta prevalenza del settore dell’industria, con 40 casi di utilizzo.

L’ultimo rapporto realizzato per Futur#Lab, ha poi approfondito anche la disciplina sull’esposizione umana ai campi elettromagnetici, i cui limiti sono stabiliti a livello internazionale dall’ICNIRP (Commission on Non-Ionizing Radiation Protection), che ha stabilito un valore massimo di 61 V/m, pari a circa 10 W/m2.

Come anche sottolineato dal precedente report presentato da I-Com e Join Group il 31 Maggio 2023, in Italia sussistono invece limiti più stringenti, determinati dal DPCM dell’8 Luglio 2003 che ha stabilito il valore di attenzione e l’obiettivo di qualità a 6 V/m, oltre che a un limite di esposizione a 60 V/m per frequenze da 0.1 MHz a 3 MHz, a 20 V/m per frequenze da 3MHz a 3 GHz e a 40 V/m per frequenze da 3 a 300 GHZ.

Si tratta, per l’Istituto per la Competitività di misure che impattano negativamente sulla progettazione e realizzazione degli impianti, imponendo la proliferazione delle antenne e comportando, di conseguenza, più costi per gli operatori e un maggiore per il consumo di spazi e materiali, aumentando l’impatto ambientale.

Per questo motivo, il rapporto presenta in maniera positiva il tentativo di riforma annunciato del Governo, che ha mostrato l’intenzione di armonizzare i limiti vigenti, ponendo al centro delle attività di monitoraggio e di comunicazione soggetti esterni come la Fondazione Ugo Bordoni, come si legge in una nota, “ente tecnico munito delle necessarie competenze e terzietà”.

Di seguito, le parole di Roberto Basso, Direttore Relazioni Esterne e Sostenibilità di WINDTRE, che intervenuto al convegno organizzato da I-Com nell’ambito di Futur#Lab, ha dichiarato:

L’attuale normativa italiana sui limiti elettromagnetici non ha alcun fondamento scientifico. Ci vuole coraggio, il coraggio di rispettare i cittadini informandoli correttamente su questa materia, attraverso una campagna di educazione condotta da enti indipendenti ed autorevoli.

Da una ricerca condotta quest’anno dalle principali associazioni dei consumatori è emerso che la maggioranza degli italiani è favorevole alla diffusione del 5G ma anche che i cittadini chiedono di essere informati da enti autorevoli per evitare la diffusione di false informazioni su questo argomento e sui presunti rischi per la salute.

Il governo sta finalmente per mettere mano a questo assurdo vincolo alla competitività italiana e siamo fiduciosi che riesca anche a trovare il modo di supportare le amministrazioni locali. Crediamo non siano necessarie nuove regole di semplificazione per favorire la transizione digitale, quanto di assicurare l’applicazione uniforme su tutto il territorio nazionale di quelle che ci sono.

All’interno del nuovo rapporto di I-Com, viene anche trattato il tema della crisi climatica, evidenziando come il digitale può considerarsi un importante strumento, non solo per raggiungere la sostenibilità economica e sociale, ma anche ambientale.

Secondo lo studio, tra i fattori che contribuiscono a ridurre le emissioni, figurano in particolare la diminuzione degli spostamenti, la dematerializzazione dei processi e la gestione domotica dei consumi energetici.

In termini di emissioni, invece, da quanto emerso dal report, nel 2022 le reti mobili rappresentavano lo 0,6% dei consumi di energia elettrica e lo 0,2% delle emissioni a livello globale.

Vista la tendenza di crescita registrata negli ultimi anni del volume di traffico dati mobile, tuttavia, si stima che quest’ultimo passerà dai 15 GB al mese per ogni smartphone, utilizzato a livello globale del 2022, a 19 GB al mese nel corso del 2023, fino ai 46 GB al mese nel 2028.

Per il rapporto, dunque, risulta fondamentale l’introduzione di una tecnologia come il 5G, che richiede un consumo energetico minore a parità di volumi di traffico scambiati, per ridurre l’impatto della telefonia mobile sull’ambiente.

A questo proposito, quindi, nel suo nuovo report I-Com suggerisce l’introduzione di incentivi, come i certificati bianchi o il credito d’imposta, che potrebbero rappresentare una spinta a passare a soluzioni meno impattanti a livello ambientale, con ricadute positive anche in termini di sostenibilità.

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