Censis, terzo Rapporto con WINDTRE: per gli italiani Internet diritto di tutti ma IA da regolare
È stato presentato oggi, 8 Giugno 2023, presso l’Associazione Civita a Roma, il nuovo Rapporto Censis dal titolo “Vivere e valutare la digital life“, realizzato in collaborazione con WINDTRE e incentrato sul valore della connettività in Italia.
Dal Rapporto, in particolare, arrivato alla sua terza iterazione, è emerso come l’Italia risulti uno dei paesi più inclusivi al mondo in materia di accesso ad Internet, con i prezzi del traffico dati tra i più bassi a livello globale e con 9 italiani su 10 che considerano la connettività un diritto di tutti.
L’indagine, inoltre, ha anche esplorato le percezioni dei cittadini su quali siano i rischi online da cui difendersi, nonché sull’avanzamento delle tecnologie di Intelligenza Artificiale, argomento nei confronti del quale il giudizio degli italiani resta particolarmente cauto.
Il terzo Rapporto Censis con WINDTRE è stato presentato da Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis, con la partecipazione di Roberto Basso, Direttore Relazioni Esterne e Sostenibilità di WindTre, Laura Di Raimondo, Direttore Generale di Asstel, Ludovica Carla Ferrari, Assessore alla Città Smart del Comune di Modena, Giuseppe F. Italiano, Professore di Computer Science alla Luiss Guido Carli, Mario Morcellini, Professore Emerito di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi, Nazario Pagano, Presidente I Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati e Salvatore Deidda, Presidente IX Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera dei Deputati.
Roberto Basso, Direttore Relazioni Esterne e Sostenibilità di WindTre, ha commentato:
Nel nostro Paese il traffico di un gigabyte di dati ha il prezzo più basso al mondo dopo Israele. Anche per questo gli italiani possono accedere facilmente a tutte le nuove tecnologie digitali e guardare al futuro con fiducia. Infatti, il 67,4% considera le nuove tecnologie un’opportunità.
D’altra parte, anche a causa di questi prezzi gli operatori hanno registrato nel 2022, per la prima volta, flussi di cassa negativi per 4 miliardi, come ha ricordato oggi la direttrice di Asstel Laura Di Raimondo.
E questo dato annuncia una possibile contrazione degli investimenti. Ben venga l’intervento pubblico con i 6 miliardi in cinque anni del PNRR ma nello stesso periodo l’industria mette sul piatto più di 35 miliardi, quindi 6 volte tanto.
I consumatori ignorano questo rischio e le conseguenze sulla possibilità di avere servizi all’avanguardia anche in futuro, mentre si dimostrano consapevoli dei rischi sociali di alcune tecnologie e il 61,6% chiede una moratoria nello sviluppo dell’intelligenza artificiale, come ha ricordato il Segretario Generale del Censis Giorgio De Rita.
Dal dibattito di questa mattina però è emersa anche l’urgenza di uno sforzo straordinario sul piano educativo, per la formazione del capitale umano. 4 italiani su 5 sanno che circolano troppe fake news e nell’85,8% dei casi chiedono una informazione scientifica di facile comprensione.
È una responsabilità di cui noi ci facciamo carico, conclude Basso, con progetti di educazione digitale e mediatica come NeoConnessi, che attraverso le scuole ha raggiunto più di un milione di ragazzi della primaria. Ma in questo campo è indispensabile l’investimento pubblico.
Secondo il Rapporto realizzato in collaborazione con WINDTRE, dunque, l’88,7% degli italiani considera la connettività a Internet un diritto sociale, allo stesso modo della sanità o della previdenza. Di questo avviso, in particolare, sono l’84,1% dei giovani, il 90,5% degli adulti e l’88,5% degli anziani.
Per quanto riguarda l’accesso alla rete, per l’80,8% dei cittadini, con l’84,5% dei giovani, questo dovrebbe essere gratuito. Per il 46,2% la copertura dei costi dovrebbe avvenire tramite il contributo dei grandi generatori di traffico, mentre per il 34,6% dovrebbe essere posta a carico della fiscalità generale.
Dai dati rilevati dalla ricerca, a chiedere una partecipazione economica di grandi multinazionali come Google e Meta per la copertura dei costi per l’accesso ad Internet sono soprattutto i giovani, con il 51,3%, e i laureati, con il 49,8%.
Chi è contrario alla gratuità di Internet rappresenta, invece, il 19,2% degli italiani, con l’8,3% degli intervistati che ritiene come ciascun utente debba pagare di tasca propria e con il 10,9% che si dice solo contrario a sobbarcarne i costi sulla fiscalità generale.
Restando in tema di costi di accesso, dal Rapporto emerge come, insieme a Israele, l’Italia presenta il valore più basso, se si confronta il costo medio di un gigabyte di traffico dati su rete mobile, nel 2022, nei diversi Paesi del mondo.
Secondo l’indagine, nello specifico, in Italia il costo medio di un gigabyte di traffico dati su rete mobile risulta inferiore del 47,3% rispetto alla Francia, dell’80,0% rispetto alla Spagna, del 95,5% rispetto alla Germania e del 97,9% rispetto agli Stati Uniti, consentendo, di fatto, una maggiore inclusione sociale mediante l’accesso alla rete.
Tra il 2019 e il 2022, inoltre, lo stesso costo medio in Italia si è ridotto del 93,0%, mentre Francia, Germania e Stati Uniti hanno registrato una riduzione, rispettivamente, dell’81,3%, del 61,7% e del 32,6%. In Spagna, diversamente, è aumentato del 7,0%.
Prendendo in analisi il periodo tra il 2015 e il 2022, poi, si è notato che, nonostante l’Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo (IPCA) in Italia sia aumentato del 14,2%, quello relativo alle telecomunicazioni è invece diminuito del 22,8%.
Nel 2022, per l’esattezza, come evidenziato dalla ricerca, un anno caratterizzato da alta inflazione, rispetto al 2021 i prezzi generali al consumo sono aumentati dell’8,7%, mentre l’indice dei prezzi delle telecomunicazioni si è abbassato del 3,3%.
Sul tema della sicurezza informatica, il terzo Rapporto Censis con WINDTRE ha fatto emergere come il 94,7% degli italiani, associa ad Internet una serie di rischi da cui difendersi, con il 46,2% degli intervistati che hanno indicato, come pericolo principale, quello di cadere vittima di crimini informatici, durante attività quali l’utilizzo del conto corrente bancario o dei servizi di ecommerce.
Il 22,2% dei cittadini, invece, si è detto preoccupato dal libero accesso al web da parte dei minori, mentre il 14,2% teme l’azione degli haters e il 12,1% avverte nell’utilizzo di Internet un rischio per la salute mentale, con l’insorgere di una dipendenza dai dispositivi digitali.
Riguardante i rischi per i minori che navigano nel web, la ricerca ha fatto riferimento ai dati relativi all’azione delle Forze dell’Ordine, secondo i quali nel 2022 sono stati oscurati 2.622 siti web illegali, contenenti immagini di violenze su bambini.
Nello stesso periodo, sono state indagate 1.466 persone per reati di pedopornografia, oltre che 128 minori per casi di cyberbullismo. Tra Gennaio e Marzo 2023, inoltre, sono state 299 le persone indagate per pedopornografia.
Relativamente, infine, al giudizio degli italiani sull’Intelligenza Artificiale, secondo il Rapporto, questo resta particolarmente cauto, con il 46,3% della popolazione che la considera una opportunità e il 37,6% una minaccia, mentre il 16,1% ha dichiarato di non sapere cosa pensare a riguardo.
I giudizi più positivi sull’impatto dell’IA si sono registrati tra i giovani, con il 55,3%, e tra i laureati, con il 59,2%. Al contrario, tra i più diffidenti, figurano principalmente gli anziani, con il 83,1%, le persone in possesso di bassi titoli di studio, con il 71,4%, e le donne, con il 64,8%.
Ad ogni modo, la maggioranza degli italiani, con il 61,6%, ritiene opportuno bloccare, almeno per un periodo, le ricerche sull’Intelligenza Artificiale, al fine di concordare delle regole in grado di evitare lo scaturirsi di possibili problematiche, relative principalmente alla gestione dei dati e alla generazione di notizie false.
Secondo la ricerca, d’altro canto, l’81,6% degli italiani considera urgenti l’adozione di regolamenti precisi per evitare che lo sviluppo delle tecnologie digitali, in generale, consegni strumenti dal particolare potenziale in mani ritenute sbagliate. Diversamente, l’8,4% dei cittadini è contrario a introdurre regole stringenti, mentre il 10,1% ha dichiarato di non avere un’opinione in proposito.
Sulla possibilità, invece, che le tecnologie di Intelligenza Artificiale ad un certo punto inizino ad operare in autonomia, emancipandosi dagli esseri umani, il 38,4% degli italiani crede sia una ipotesi plausibile, il 40,1% la ritiene impossibile e il 21,5% non ha una opinione in merito.
Editing Mattia Castro
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