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Telemarketing selvaggio: confisca delle banche dati di alcuni call center

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Il Garante per la Protezione dei Dati Personali (GPDP), ha comunicato della riuscita di un nuovo procedimento contro il telemarketing selvaggio, che ha portato, per la prima volta a detta dell’Autorità, al sequestro delle banche dati di alcuni call center, con sanzioni per le società coinvolte.

L’operazione, condotta nella giornata di ieri, 6 Giugno 2023, è stata gestita con l’intervento dei Finanzieri del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche di Roma, in collaborazione con i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Verona, che hanno notificato diversi provvedimenti adottati dal Garante e hanno confiscato le banche dati in uso a una serie di società che svolgevano attività nel campo del telemarketing illegale.

Per il Garante, si tratta di un provvedimento nato dal partenariato regolato dal protocollo d’intesa tra il GPDP e la Guardia di Finanza, che si inserisce, come si legge in una nota, “nel quadro del potenziamento delle linee di presidio della legalità, a tutela di tutti i cittadini, in un segmento tanto importante quanto delicato”.

L’attività, in particolare, è scaturita da una segnalazione della Compagnia della Guardia di Finanza di Soave, in provincia di Verona, che ha permesso di individuare quattro società, tra il veronese e la Toscana, oggetto di successivi accertamenti svolti dall’Autorità insieme al Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche.

Le società coinvolte nella vicenda sono state quindi sanzionate, poiché ritenute responsabili di una serie di attività in violazione della normativa vigente in materia di protezione dei dati personali.

Nello specifico, le società veronesi, Mas s.r.l.s. e Mas s.r.l. sono state state multate rispettivamente per 200.000 euro e 500.000 euro, mentre le altre due società, Sesta Impresa s.r.l. e Arnia società cooperativa, attive in Toscana, hanno subito una sanzione rispettivamente di 300.000 euro e 800.000 euro.

Secondo quanto riportato dal Garante, tramite l’acquisizione di apposite liste prodotte illegalmente, le due società del Veneto contattavano decine di migliaia di soggetti, proponendo loro offerte commerciali di diverse compagnie energetiche, senza che questi avessero mai rilasciato il consenso per il trattamento dei propri dati a fini di marketing.

Dopo poco tempo, le stesse società arrivavano anche a proporre passaggi inversi tra i fornitori, al fine di accrescere i propri guadagni.

Una volta sottoscritti i contratti, questi venivano poi girati alle restanti due società, presenti in Toscana, che si occupavano dell’indebito inserimento nel database delle compagnie, senza alcun formale incarico e, per l’Autorità, secondo un sistema di distribuzione delle responsabilità, per quanto riguarda la privacy, “fittizio, meramente formalistico e con gravissime carenze nell’adozione di efficaci misure di sicurezza per la protezione dei propri sistemi”.

Tutta una serie di attività, dunque, che costituiscono una delle diverse forme di quello che il Garante ha più volte definito sottobosco, la causa dell’espansione del telemarketing illegale che, secondo l’Autorità, “si alimenta con affidamenti ed attività al di fuori delle norme, ma anche per un insufficiente controllo da parte delle grandi aziende committenti”.

L’operazione della Guardia di Finanza si è svolta simultaneamente presso le sedi di tutte e quattro le società interessate, due delle quali, come accennato inizialmente, sono state anche colpite dal sequestro delle basi di dati utilizzate per effettuare le attività illecite, costituendo la prima occasione in cui il Garante dispone di un simile provvedimento.

A detta del Garante della Privacy, l’utilizzo dello strumento della confisca “è il segno di un ulteriore innalzamento della strategia di contrasto da parte dell’Autorità, che, da un lato, sta collaborando attivamente con gli operatori virtuosi del settore per la definitiva approvazione di un codice di condotta, ma, dall’altro, non riduce la propria attività di controllo e repressione del telemarketing illegale”.

Editing Mattia Castro

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