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I-Com: nuovo studio per Futur#Lab su sviluppo del 5G e normative sui limiti elettromagnetici

Ieri, 31 Maggio 2023, l’Istituto per la Competitività (I-Com) ha presentato un nuovo studio dal titolo Il 5G e la percezione dei rischi presso i cittadini, realizzato insieme a Join Group all’interno della cornice di Futur#Lab, il progetto promosso in collaborazione con WINDTRE, oltre che con la partnership di Ericsson e Inwit.

La ricerca (ecco il documento completo), analizza lo stato dello sviluppo delle reti 5G, sia in Italia che nel resto del mondo, facendo il punto sulla normativa attualmente vigente in materia di limiti elettromagnetici, nonché sulla percezione, da parte dei cittadini, dei rischi relativi all’utilizzo della tecnologia.

Relativamente a quest’ultimo punto, infatti, secondo I-Com esiste un’idea, largamente diffusa, che vede la popolazione nutrire del timore non solo nei confronti dell’inquinamento elettromagnetico, ma anche per l’installazione delle infrastrutture di rete di quinta generazione.

Per Futur#Lab, dunque, l’Istituto per la Competitività, in collaborazione con Bytek, ha condotto un’indagine che ha permesso di studiare i timori relativi al 5G, manifestati dai cittadini di 5 Paesi in particolare, ovvero Italia, Stati Uniti, Francia, Germania e Spagna, attraverso l’osservazione delle parole chiave ricercate sul web dagli utenti a livello nazionale, nel periodo compreso tra Agosto 2019 e Marzo 2023.

Secondo quanto emerso dallo studio, se si escludono le ricerche effettuate durante la crisi pandemica che ha caratterizzato il secondo trimestre del 2020, potenzialmente condizionate da diverse fake news su presunti collegamenti tra 5G e Covid 19, la quantità di ricerche sul 5G, correlate a un sentimento di paura, risulta in realtà in forte decrescita, attestandosi su numeri marginali.

In Italia, per l’esattezza, la percentuale di ricerche di questo tipo è passata dal 13% del totale nel 2020, al 2,8% del 2022, anno nel quale se ne sono registrate complessivamente 144,5 ogni 100.000 abitanti.

Anche per quanto riguarda il tema dell’installazione delle antenne, dall’indagine di I-Com emerge una minore attenzione per l’argomento, con 9,5 ricerche ogni 100.000 abitanti in Italia nel 2022.

Secondo lo studio, poi, quello dei limiti elettromagnetici risulta l’unico tema non impattato dalla crisi pandemica, escludendo gli Stati Uniti, ma che in ogni caso non sembra interessare particolarmente le ricerche italiane, che si attestano a quota 12,3 ogni 100.000 abitanti nel 2022, anche se comunque superiori a quelle realizzate in Spagna (11,5) e Francia (5,7).

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La ricerca dell’Istituto per la Competitività, quindi, evidenzia come la larga maggioranza della popolazione, in realtà, non nutra particolari preoccupazioni verso il 5G, raccogliendo, d’altro canto, un interesse sempre più crescente da parte delle aziende, che considerano la tecnologia un elemento competitivo fondamentale.

In particolare, secondo il rapporto internazionale pubblicato da EY a Febbraio 2022, intitolato Reimagining Industry Futures Study, il 17% delle imprese, nel periodo preso in esame, stava già investendo sul 5G, mentre il 56% stava programmando un investimento che sarebbe stato effettuato al massimo nei successivi 3 anni.

Sempre dal rapporto di EY, inoltre, emerge come solo il 12% delle aziende non vede nel 5G un ruolo rilevante per il proprio settore, così come per la propria posizione competitiva.

Inoltre, secondo le stime più recenti della GSM Association, a livello globale, le reti di quinta generazione avranno un impatto positivo sul PIL di circa 950 miliardi di dollari entro il 2030.

Lo studio di I-Com, dunque, sottolinea come l’evoluzione tecnologica delle telecomunicazioni rappresenti un fattore chiave per la trasformazione digitale del Paese.

L’Italia, tuttavia, resta ad oggi l’unico dei grandi paesi comunitari a non aver innalzato i limiti dell’esposizione ai campi elettromagnetici, mancando di adeguarsi agli standard consigliati dall’ICNIRP (Commission on Non-Ionizing Radiation Protection), sulla scia degli altri Paesi UE.

Infatti, a differenza delle linee guida internazionali che fissano un valore limite di 61 Volt per metro, pari a circa 10 Watt per metro quadrato, nel Paese sono attualmente in vigore limiti più stringenti, con un valore mediato su 24 ore pari a 6 Volt per metro, dieci volte inferiore rispetto agli standard.

Diversi Paesi Europei, invece, che insieme all’Italia avevano storicamente adottato dei limiti stringenti in materia, li hanno già alzati o stanno considerando di farlo, in vista delle nuove sfide poste dal 5G.

La Polonia, ad esempio, si è uniformata ai limiti internazionali a partire dal 1° Gennaio 2020, mentre nella Regione di Bruxelles è iniziato un processo di modifica dei limiti in questione.

GSMA 5G reti spettro

In Italia, nel frattempo, un recente studio presentato da ASSTEL, nel corso di un’Audizione presso la IX Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera dei Deputati, ha stimato che i limiti attualmente imposti alle emissioni elettromagnetiche si traducono in extra costi di circa 4 miliardi di euro.

Nel nuovo report dell’Istituto per la Competitività, pertanto, viene evidenziata la necessità di rivedere la disciplina sull’esposizione elettromagnetica, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo delle reti 5G per la trasformazione digitale del Paese.

In questo contesto, per I-Com si trova nella giusta direzione l’iniziativa, ancora in fase di gestazione, del Consiglio dei Ministri per l’adozione di un disegno di legge con cui procedere alla revisione dei limiti attualmente vigenti.

La bozza in discussione, nello specifico, prevede l’innalzamento del limite alle emissioni elettromagnetiche a un valore di 24 Volt per metro, nel caso del mancato raggiungimento di un’intesa entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge.

Secondo la ricerca, tale modifica normativa potrebbe porre un freno al proliferare di impianti, riducendo di conseguenza l’impatto ambientale dovuto al maggior consumo di energia, di suolo e di materiali imposto dalla disciplina al momento in vigore.

Allo stesso tempo, sempre secondo lo studio, si favorirebbe la competitività delle imprese del settore telco, che non saranno più chiamate a realizzare numerosi nuovi siti, ma anche delle aziende italiane in generale, che avrebbero così un accesso più rapido alla connettività 5G e ai relativi servizi abilitati dalla stessa.

Lo studio Il 5G e la percezione dei rischi presso i cittadini è stato presentato a Roma, in occasione della seconda tavola rotonda del 2023 di Futur#Lab, alla quale hanno partecipato, oltre al Presidente I-Com Stefano da Empoli e al Direttore External Affairs and Sustainability di WINDTRE Roberto Basso, anche il Senior Business Advisor di Join Group Enrico Barsotti e la Vicepresidente I-Com Silvia Compagnucci, che hanno illustrato la ricerca. A moderare il dibattito, invece, è stata Alessandra Bucci, Presidente di Join Group.

Hanno inoltre partecipato all’incontro, anche il CEO & Founder di Bytek Paolo Dello Vicario, il Primo Ricercatore del Centro Nazionale per la Protezione dalle Radiazioni e Fisica Computazionale dell’Istituto Superiore di Sanità Alessandro Polichetti, la Responsabile Nazionale Politiche dei Consumatori di Cittadinanzattiva Tiziana Toto, il Presidente di Adiconsum Carlo De Masi, l’Head of Radio and Device Engineering di WINDTRE Fulvio Margherita, il Direttore Government & Policy Advocacy Europe di Ericsson Telecomunicazioni Antonio Sfameli, l’External Relations, Communication & Sustainability Director di INWIT Michelangelo Suigo, il Presidente di Amici della Terra Monica Tommasi, l’Assessore al Patrimonio, Demanio, Servizi Generali e Sistemi Informativi della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Sebastiano Callari, il Responsabile del Dipartimento Concorrenza 1 dell’AGCM Giuseppe Galasso e il Presidente di ISPRA Stefano Laporta.

Editing Mattia Castro

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