Telefonia, indicizzazione prezzi all’inflazione: ADUC contraria alle norme proposte da AGCOM
ADUC (Associazione Utenti e Consumatori APS) ha annunciato nelle ultime ore la sua contrarietà alle nuove norme proposte dall’AGCOM, attualmente in consultazione pubblica, con cui l’Autorità intende regolamentare la possibilità per gli operatori di aumentare i prezzi delle offerte di telefonia in base all’andamento dell’inflazione.
Lo ha reso noto nella giornata di ieri, 23 Aprile 2023, l’Associazione di consumatori ADUC, già attiva da alcuni mesi sul fronte degli adeguamenti annuali delle tariffe telefoniche in base al tasso inflattivo.
Come già raccontato, lo scorso 11 Aprile 2023, attraverso un comunicato stampa, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha annunciato di aver avviato una consultazione pubblica riguardo il procedimento di revisione del Regolamento per la fornitura di servizi di comunicazioni elettroniche, in particolare, nell’ambito dei contratti tra gli operatori di telefonia e gli utenti finali, attualmente regolamentato dalla Delibera 519/15/CONS.
Principalmente, l’obiettivo è quello di recepire le novità introdotte, in diversi ambiti, dal nuovo Codice delle Comunicazioni Elettroniche.
Inoltre, tra le varie misure in consultazione, nella bozza di Regolamento ve ne sono diverse dedicate all’adeguamento del canone dei contratti sulla base dell’indice dei prezzi al consumo, ossia in base all’andamento dell’inflazione, in modo da regolamentare le clausole già introdotte negli ultimi mesi da alcuni operatori.
Secondo l’Associazione ADUC, alcuni operatori si stanno “preparando a questo nuovo mercato che, qualora reso legale, è sicuro che sarà prima o poi utilizzato da tutti“.
ADUC ha quindi inviato all’AGCOM, e per conoscenza anche all’Autorità Antitrust (AGCM), una memoria in cui esprime la sua contrarietà alle nuove norme sulle clausole per l’inflazione (ecco il documento completo), firmata dal Presidente Vincenzo Donvito.
Come ricorda l’Associazione, secondo le norme in vigore gli aumenti tariffari possono essere applicati solo in presenza di un giustificato motivo addotto dal gestore, che deve essere accettato dal consumatore che, nel caso, può recedere senza spese.
Invece, l’indicizzazione all’inflazione, presentata non come aumento di prezzo ma clausola contrattuale, secondo l’ADUC “aggirerebbe queste norme penalizzando due volte il consumatore: canone maggiore e impossibilità di recedere senza spese dal contratto”.
A detta dell’Associazione, l’AGCOM “interferirebbe in un campo estraneo alla propria competenza”, in quanto la previsione di una “scala mobile” dei canoni telefonici può avere “riflessi di politica economica, di competenza del Governo, e di politica monetaria di competenza della Banca Centrale Europea”.
Di seguito le considerazioni con cui l’ADUC esprime la sua contrarietà, anche per una possibile compromissione della competizione e della concorrenza, all’introduzione di una “scala mobile” sui prezzi delle offerte di telefonia:
[…]
Ci chiediamo che cosa succederebbe se i dipendenti degli operatori telefonici chiedessero di applicare ai loro stipendi un’analoga scala mobile.
Non solo, ma ogni settore economico si sentirebbe, di conseguenza, legittimato ad usare aumenti di prezzi in questo modo, compromettendo competizione e concorrenza a causa dell’uniformazione delle condizioni economiche praticate alla clientela.
I costi produttivi di un operatore telefonico e non solo, hanno poco o nulla a che vedere con quelli (ben più vari) sostenuti da una famiglia ed inseriti nel paniere inflattivo, per cui è sommamente iniquo che li si possa scaricare sugli utenti.
[…]
Infine, l’Associazione ricorda che, nel comunicato con cui AGCOM ha annunciato l’avvio della consultazione, ai fini della tutela dell’utente è previsto che: ”Una volta prevista l’indicizzazione nel contratto, l’operatore potrà modificare le tariffe esclusivamente in misura corrispondente alla variazione dell’indice annuale dei prezzi al consumo”.
A questo proposito, l’ADUC esprime i suoi dubbi sul fatto che questa regola verrà rispettata e che quindi “gli operatori rinuncino a espedienti per aggirare questo divieto”: in tal senso, l’Associazione sottolinea che AGCOM, Antitrust e tribunali sono “pieni di ricorsi” contro queste pratiche.
Editing Simone Nicolosi
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