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Tim: Labriola pro delayering. A rischio settore Telco e 5G se non si interviene subito

Pietro Labriola, Amministratore Delegato di Tim è intervenuto a un convegno in memoria di Franco Morganti, organizzato dall’International Institute Of Communications italiano e dedicato alle telecomunicazioni nella trasformazione digitale.

L’AD di Tim, in particolare, si è espresso in favore del delayering, anche nei casi in cui le aziende fossero prive di debito, considerando obsoleto il modello di operatore integrato verticalmente, in quanto non adattabile alle attuali sfide proposte dal mercato.

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Queste le sue parole:

Il delayering ha senso anche senza debito. È anacronistico definirci ancora oggi incumbent, se pensiamo che abbiamo quote di mercato intorno al 20% in città come Torino, Bologna e Genova.

Il modello di operatore integrato verticalmente è obsoleto poiché non si adatta alle sfide attuali del mercato. La strada per la creazione del valore passa attraverso la separazione di infrastrutture e servizi. È arrivato il momento di adottare un modello coraggioso di business basato sul delayering, fin qui mai sperimentato.

Usando una metafora, immaginiamo di essere un’impresa manifatturiera, di volerne gestire il conto economico tenendo conto dei diversi business su cui opera: le biciclette elettriche, gli yacht di lusso e le motrici di treni ad alta velocità. Tutte le attività confluiscono in un unico conto economico e diventa impossibile la gestione.

Quello che succede con le biciclette elettriche è un mercato che sta diventando sempre più una commodity, esattamente come il mercato consumer della telefonia fissa e mobile in Europa, a differenza di Stati Uniti, Sud America e Asia dove operano pochi operatori.

Il segmento dei grandi clienti invece è molto più simile alla produzione di yacht di lusso, e poi abbiamo l’infrastruttura che a che fare con modelli di business molto più simili a quelli delle costruzioni delle motrici dei treni ultraveloci.

Una qualunque azienda che si occupasse di quei tre business se li avesse all’interno dello stesso conto economico avrebbe difficoltà nella valutazione della cash generation e di quella che sia la più corretta capital allocation.

Relativamente al settore delle telecomunicazioni, Labriola ha poi aggiunto:

C’è un tema di consolidamento e c’è un tema di cambio delle regole, che deve essere rapido. Il nostro settore non li ha tre anni davanti se non si interviene subito.

Oggi abbiamo 5 reti mobili e se facciamo la somma degli investimenti confrontandola con i ricavi non viene fuori un soggetto profittevole. Questo ci porta a pensare che in Italia 5 reti mobili non ci stanno. E con questi limiti elettromagnetici, non avremo neanche il 5G.

Sarei tentato di restituire le frequenze 5G, per cui abbiamo speso 1,7 miliardi di euro a fine anno, perché se ho difficoltà a utilizzarle a pieno, su questo prezzo mi sono dovuto finanziare sul mercato, pagando il 7% di interessi. Il che vuol dire che sono quasi 100 milioni di euro all’anno.

L’Amministratore Delegato di Tim, dunque, ritiene che il settore TLC abbia davanti a sé poco tempo per poter effettuare degli interventi volti al cambiamento. Se così non fosse, a rischiare sarebbe anche la rete 5G.

Editing Ileana Gira

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