Vodafone ha reso disponibile, nell’ambito del procedimento dell’Antitrust aperto lo scorso anno sulla pratica della fatturazione post recesso, un form online che permette ai clienti che hanno ricevuto degli addebiti non dovuti di poter eventualmente ottenere un rimborso.
Come già raccontato da MondoMobileWeb, con la pubblicazione del bollettino settimanale numero 19/2022 del 23 Maggio 2022, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) aveva annunciato di aver avviato dei procedimenti istruttori nei confronti di TIM (PS12304), Vodafone (PS12300), WINDTRE (PS12303) e Fastweb (PS12302), con l’obiettivo di accertare le eventuali violazioni dovute alla possibile pratica commerciale scorretta della fatturazione post recesso posta in essere dagli operatori per i servizi di telefonia.
Adesso, come già fatto da TIM, anche Vodafone ha pubblicato ieri, 28 Febbraio 2023, un’informativa dedicata sul suo sito web, nella categoria degli Aggiornamenti della sezione Vodafone Informa, intitolata “PS12300 – Richiesta di rimborso per eventuali addebiti non dovuti (fatturazione post recesso e/o migrazione)”.
Ecco il testo dell’informativa presente nel sito Vodafone:
In seguito all’avvio del Procedimento AGCM PS12300 (…), Vodafone informa che è possibile richiedere una ulteriore verifica sulla correttezza degli addebiti ricevuti (post recesso e/o migrazione) a partire da gennaio 2020 compilando l’apposito modulo on line disponibile (se sei cliente consumer clicca qui, se invece sei cliente business clicca qui).
Sarà cura di Vodafone provvedere a ricontattare i propri clienti nel caso sussistano i presupposti per il rimborso di quanto addebitato.
Dunque, nell’ambito del procedimento Antitrust sulla fatturazione post recesso, la comunicazione di Vodafone è rivolta ai clienti che hanno ricevuto degli addebiti non dovuti a partire da Gennaio 2020.
Come indicato da Vodafone, i clienti coinvolti possono richiedere un’ulteriore verifica della correttezza degli addebiti indesiderati ricevuti nelle fatture successive al recesso da Vodafone o alla migrazione ad altro operatore, in modo da ottenere eventualmente un rimborso, compilando un form online presente sul sito dell’operatore, suddiviso per clienti consumer (ecco il link diretto) e per clienti Business (ecco il link diretto), inserendo i dati richiesti dall’operatore.
La richiesta dei clienti consumer deve contenere l’indicazione chiara del numero telefonico associato all’utenza da disattivare e un documento di identità dell’intestatario in corso di validità.
Per quanto riguarda i clienti Business, la richiesta può essere inoltrata dal referente aziendale (o da chi in azienda ha poteri di firma) e deve contenere il numero telefonico (o altri numeri) oggetto della disattivazione, allegare la visura camerale che certifichi i poteri di firma del richiedente e il documento d’identità in corso di validità.
Nel caso sussistano i presupposti per il rimborso, Vodafone ricontatterà i suoi clienti che hanno inoltrato la richiesta.
Secondo quanto riportato nelle domande frequenti allegate ai moduli online, possono essere rimborsati, se dovuti, gli importi addebitati in fattura decorsi 30 giorni dalla richiesta conforme di recesso. I tempi del rimborso possono variare in base alle verifiche che si renderanno necessarie in seguito all’invio della segnalazione e al ciclo di fatturazione.
Il cliente riceverà una email di presa in carico e sarà contattato da un consulente del reparto specialistico di Vodafone entro 2 giorni lavorativi.
Se la richiesta non è conforme, a seguito del contatto da parte di Vodafone, sarà chiesto al cliente di inviare nuovamente la disdetta con la documentazione completa.
Come veniva sottolineato dall’AGCM, l’informativa di avvio delle istruttorie nei confronti di Vodafone e degli altri operatori si era resa necessaria “in ragione del numero elevato di istanze di intervento pervenute” in merito alla pratica della fatturazione post recesso a danno dei consumatori.
I procedimenti istruttori avviati nei mesi scorsi dall’Antitrust intendono accertare l’eventuale violazione degli articoli 20 comma 2, 24, 25, comma 1, lett. d) e/o dell’articolo 26, comma 1, lett. f) del Codice del Consumo.
In particolare, TIM, Vodafone, WINDTRE e Fastweb avrebbero continuato ad emettere fatture per i servizi di telefonia mobile e/o fissa anche successivamente alla regolare comunicazione, da parte di consumatori e microimprese, della richiesta di cessazione del rapporto.
Nello specifico, per l’Autorità gli operatori coinvolti avrebbero continuato ad emettere fatture, in seguito alla comunicazione della richiesta di cessazione del rapporto e di chiusura della linea, anche dopo “solleciti e doglianze” da parte di consumatori e microimprese all’operatore, omettendo così di chiudere il relativo contratto (fatturazione post recesso).
Inoltre, secondo quanto comunicava l’Antitrust, la stessa condotta sarebbe stata adottata in seguito all’avvenuta migrazione della numerazione di telefonia fissa e/o mobile, dando atto quindi ad una doppia fatturazione a carico del cliente, cui viene richiesto di pagare le fatture del nuovo e del vecchio operatore, anche “ostacolando la chiusura del rapporto contrattuale in quanto operatore cosiddetto donating” (doppia fatturazione post recesso).
Ad oggi l’Antitrust non ha fornito ulteriori aggiornamenti sulle istruttorie annunciate a Maggio 2022.
In attesa di conoscere l’esito del procedimento, intanto Vodafone sta valutando le richieste di rimborso per fatturazioni post recesso.
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