Telco Italia

Situazione Telco in Italia: parlano gli AD di TIM, Vodafone, WINDTRE, Iliad, Open Fiber e Sky

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Nella giornata di ieri, 14 Novembre 2022, Asstel, l’Associazione di categoria che, nel sistema di Confindustria, rappresenta la filiera delle telecomunicazioni, ha riunito gli Amministratori Delegati dei principali operatori di telecomunicazioni italiani, fra cui TIM, Vodafone, WINDTRE, Iliad, Open Fiber e Sky Italia, che hanno discusso della situazione del mercato TLC e delle esigenze normative per la realizzazione delle reti 5G e Fibra.

Come già raccontato, ieri si è svolto il Forum Nazionale delle Telecomunicazioni 2022 organizzato da Asstel, presso la sala The Dome dell’Università Luiss Guido Carli di Roma, in cui è stato presentato un report intitolato “Rapporto sulla Filiera delle Telecomunicazioni in Italia, edizione 2022“, elaborato dagli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano.

Successivamente, nel corso dell’evento denominato “Connettiamo il futuro: Competenze, Infrastrutture, Transizione Blue & Green e Servizi per il Decennio Digitale Europeo”, ci sono stati anche gli interventi di varie figure, fra cui gli Amministratori Delegati dei principali operatori italiani di telefonia.

Nello specifico, durante il panel dal titolo “Infrastrutture e connessioni”, sono intervenuti Aldo Bisio, AD di Vodafone Italia, Gianluca Corti, AD di WINDTRE, Pietro Labriola, AD e Direttore Generale di TIM, Benedetto Levi, CEO di Iliad Italia e Mario Rossetti, AD di Open Fiber.

Il panel è stato introdotto dall’intervento del Ministro delle Imprese e del Made in Italy (ex MISE), Adolfo Urso, che ha spiegato cosa il Governo intende fare per il settore delle TLC in Italia e sottolineando l’importanza delle telecomunicazioni, definendo “un errore” la privatizzazione di Telecom Italia.

Successivamente, è intervenuto anche Federico Freni, Sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze, che ha toccato alcuni temi cari agli operatori telco in Italia, fra cui l’assegnazione della banda a 6 GHz agli operatori, l’inserimento delle TLC fra le aziende considerate energivore per ottenere le relative agevolazioni e la riduzione dell’IVA sui servizi digitali, possibile in maniera progressiva.

In seguito alle introduzioni delle istituzioni, la parola è passata, in ordine alfabetico, agli AD dei principali operatori di telecomunicazioni italiani.

Aldo Bisio, CEO di Vodafone Italia

Aldo Bisio, AD di Vodafone Italia, sull’urgenza di misure come la riduzione dell’IVA

Il primo ad essere interpellato è stato quindi Aldo Bisio, Amministratore Delegato di Vodafone Italia, che ha innanzitutto definito “decisamente incoraggianti” le parole degli esponenti del Governo in merito agli interventi sul settore TLC.

Secondo Bisio, alcune di queste iniziative “non sono differibili”, come ad esempio il tema della riduzione dell’IVA, anche se progressiva, sarebbero “talmente urgenti da non dover essere richieste per il 1° Gennaio 2024 ma per il 1° Gennaio 2023, perché altrimenti si bloccano gli investimenti”.

L’AD di Vodafone ricorda che il settore TLC in Italia ha realizzato 7 miliardi di euro di investimenti in questi anni, affermando che “non ci sono più i soldi” senza degli adeguati interventi.

Bisio afferma poi che l’Europa e l’Italia hanno “4 anni di ritardo sugli Stati Uniti e 4 o 5 anni di ritardo sulla Cina e sui coreani”, per cui se si dovessero bloccare gli investimenti il ritardo diventerebbe decennale.

Per sottolineare l’importanza delle telco, Aldo Bisio cita poi uno studio del World Economic Forum, secondo cui l’economia abilitata dal 5G da qui al 2035 sarebbe pari quasi al PIL della Cina. Dunque, secondo l’AD di Vodafone Italia, “nei prossimi 15 anni si sviluppa una nuova Cina, dal punto di vista della dimensione macroeconomica, dalla quale l’Europa rischia di rimanere completamente esclusa.

Secondo Bisio inoltre gli obiettivi del Digital Decade dell’Unione Europea rischiano di saltare, e “tra questi obiettivi i più importanti sono quelli di assicurare competitività alle imprese”.

Dunque, secondo Aldo Bisio, l’urgenza di provvedimenti come quello sull’IVA sono “assolutamente brucianti e urgenti”.

Rispondendo a chi afferma che in soccorso delle difficoltà delle telco ci sono i fondi del Recovery Fund europeo, l’Amministratore Delegato di Vodafone Italia cita uno studio di Deloitte, secondo cui questi fondi vengono in soccorso solo per il 46% del bisogno che ha l’Europa per colmare il gap sugli investimenti rispetto agli altri grandi comparti dell’economia.

Bisio afferma poi che “o il settore è in grado di autofinanziarsi, o altrimenti gli investimenti si fermeranno”.

Altro tema affrontato da Aldo Bisio è quello del cosiddetto OTT Fair Share, ossia il contributo che i cosiddetti Hyperscaler così definiti dall’UE, le grandi multinazionali di servizi internet, dovrebbero dare agli operatore di rete per contribuire agli investimenti.

In questo senso, Bisio ricorda che, aldilà del 56% di traffico che gli OTT generano sulle reti delle telco, si è calcolato che questo corrisponde a circa 36-40 miliardi di euro di costi che le telco devono sostenere per sostenere questo traffico.

Anche questo fattore, come quello dell’IVA, secondo l’AD di Vodafone è molto importante: se solo si intervenisse per metà di quel valore, una ventina di miliardi di euro, si avrebbe un moltiplicatore di valore economico da qui al 2026 di circa 3 volte e mezzo. Con 20 miliardi di contributi si generano 75-80 miliardi di euro di PIL aggiuntivo sulla filiera e circa 900mila posti di lavoro a livello europeo”.

Gianluca Corti, Amministratore Delegato di WINDTRE

Gianluca Corti di WINDTRE sulla necessità di innalzare i limiti elettromagnetici per lo sviluppo del 5G

L’intervento successivo è stato quello di Gianluca Corti, Co-CEO di WINDTRE, che ha innanzitutto sottoscritto tutto quanto detto da Aldo Bisio, affermando che il settore ha bisogno di politica industriale e che comunque dalla politica arrivano “segnali positivi e importanti”.

Il tema affrontato da Gianluca Corti è quello della revisione dei limiti di emissione elettromagnetica delle antenne di telefonia mobile. Per l’AD di WINDTRE, senza questo adeguamento non sarà possibile realizzare delle veri reti 5G in Italia.

Corti chiede quindi un adeguamento dei limiti elettromagnetici ai livelli in uso negli altri Paesi europei, in quanto con le regole attuali non è possibile adeguare l’8% degli impianti attuali perché lo spettro è esaurito, mentre nel 50% degli altri impianti l’operatore può realizzare soltanto installazioni a potenza ridotta.

Secondo Gianluca Corti, questa è “una scelta oramai autolesionistica che ha preso il Paese, siamo rimasti gli unici” ad avere un limite più restrittivo di un decimo o di un centesimo di quello in vigore in quasi tutto il mondo.

Il CEO di WINDTRE sottolinea che senza un intervento sul tetto alla potenza delle antenne di telecomunicazioni resta una sola alternativa teorica, ovvero l’installazione di molte più antenne, per WINDTRE secondo uno studio del Politecnico di Milano circa 19500 antenne nuove.

Un’ipotesi definita impraticabile, sia per la burocrazia (“per mettere 19500 antenne ci mettiamo 30 anni”), sia perché l’aumento delle strutture comporta, oltre a forti impatti paesaggistici e ambientali, maggiori oneri per le aziende e consumi elettrici più elevati: una stazione radio base per le telecomunicazioni cellulari consuma quanto venti famiglie di 4 persone.

Secondo una stima di WINDTRE, l’allineamento dei limiti di potenza delle antenne ai livelli europei farebbe risparmiare più di 150mila tonnellate di CO2 all’anno, che sarebbero invece prodotte con l’installazione di un maggior numero di antenne.

La soluzione per Gianluca Corti è quindi quella di “adeguare urgentemente i limiti di emissione a quelli europei”, una misura che secondo il manager sarebbe a costo zero.

In merito al mancato intervento finora per possibili timori dei politici di reazioni da parte della popolazione, Corti sottolinea che queste preoccupazioni sarebbero marginali: una ricerca del Censis dice che solo il 14% degli italiani ha preoccupazioni per gli effetti del 5G sulla salute, mentre secondo una nuova analisi delle ricerche su Google in Italia relative al termine “5G” questo viene associato più spesso a “copertura, prezzi, telefoni”, mentre solo l’8,8% degli italiani cerca temi relativi alla sicurezza.

Secondo l’AD di WINDTRE, il Governo sta già intervenendo con “misure coraggiose a favore dello sviluppo economico, come quelle relative ai rigassificatori nei porti e alle trivellazioni, l’auspicio è che tale azione possa proseguire anche nell’ambito delle telecomunicazioni”.

Pietro Labriola, Amministratore Delegato del Gruppo TIM.

L’AD di TIM Pietro Labriola sulle redditività delle telco in Italia

La parola passa poi a Pietro Labriola, Amministratore Delegato e Direttore Generale del Gruppo TIM, a cui è stato chiesto un parere sulla questione dei fondi del PNRR.

Innanzitutto, Labriola sottoscrive quanto detto in precedenza da Aldo Bisio e Gianluca Corti, prendendo spunto dai numeri presentati durante l’evento, affermando che “i numeri non mentono mai, perché se no sembra che stiamo qua piangendo alla ricerca di qualcosa”.

Per l’AD di TIM, seguendo gli attuali trend del settore, su andamento dei ricavi e dei costi, nel 2024 l’industria tlc italiana complessivamente sarà “EBITDA meno CAPEX negativo”.

Secondo Labriola tutti i segnali lanciati dalla politica sono interessanti, ma afferma “the time is now, come diceva Aldo (Bisio, ndr), non possiamo aspettare l’inizio del 2024 su alcune cose”.

L’Amministratore Delegato di TIM sottolinea poi quanto detto dal Vice Presidente del BEREC, Konstantinos Masselos, che era intervenuto in precedenza, e cioè che il 5G è importante.

Tuttavia, tornando sempre ai numeri, Labriola ricorda che l’Italia è il paese che ha pagato più di tutti gli altri paesi europei le frequenze 5G, e inoltre l’Italia è il paese con i prezzi più bassi in Europa.

A questo proposito, Pietro Labriola ha dichiarato: “gli Stati Uniti sono attorno a 44 o 45 euro, noi siamo attorno ai 10 euro e la media europea è 14 euro. Quindi, i ricavi sono i minori di tutti, le frequenze le abbiamo pagate più di tutti, costruisci la rete ma le antenne, come diceva Gianluca (Corti, ndr), ne dobbiamo installare molte di più, poi le dobbiamo alimentare con l’energia elettrica.

In merito alla questione energetica, Labriola sottolinea che TIM è la seconda azienda italiana per spesa di energia elettrica, ma non è considerata fra gli energivori e la stessa cosa vale anche per gli altri operatori. Per questo motivo, secondo l’AD di TIM nel 2023 chi non ha coperto in anticipo i costi dell’energia si troverà a “scegliere se pagare la bolletta energetica o investire nel 5G”.

Per quanto riguarda le risposte dalla politica su questo tema, per Labriola “le dichiarazioni ci sono, ma al mercato finanziario non posso presentare un piano in cui dico che ci sono delle promesse”.

Tornando al tema del PNRR, Pietro Labriola ricorda che una delle macroaree di investimento nelle reti prevede di colmare il gap infrastrutturale su aree senza ritorno economico, le aree bianche.

Secondo l’Amministratore Delegato, è comunque importante sviluppare la domanda. Il Vice Presidente del BEREC aveva parlato di strategie europee per evitare l’utilizzo del rame, ma Labriola ricorda che la tecnologia FTTC di TIM permette di raggiungere in oltre il 60% dei casi velocità superiori ai 100 Mbps.

In questo senso, Pietro Labriola si chiede “quali sono le applicazioni che effettivamente necessitano di un servizio superiore a 100 Mbps, per le famiglie? Forse il metaverso?”.

A livello di incentivi, secondo l’AD di TIM è meglio mettere denaro per sviluppare le applicazioni che richiedono questa capacità, invece che sui voucher connettività per passare a costo zero alla fibra FTTH che “distruggono il valore del mercato prospettico”, altrimenti “si sta sparando con un cannone ad una mosca”.

Infine, in merito alla rete unica della rete fissa, Labriola ha fatto alcuni esempi di importanti infrastrutture di collegamento (come il Ponte sullo Stretto di Messina, la tratta Napoli-Bari dell’alta velocità ferroviaria e l’Autostrada A14) affermando che non ci sono discussioni per costruire due infrastrutture sovrapposte in questi casi, e chiedendo “abbiamo davvero la necessità di costruire due reti FTTH sovrapposte considerando il ritorno sull’investimento?”.

Benedetto Levi, CEO di Iliad Italia, sulla cultura dell’importanza delle infrastrutture

L’intervento successivo è stato quello di Benedetto Levi, Amministratore Delegato di Iliad Italia, che si è detto innanzitutto contento di partecipare come Iliad per la prima volta al Forum e di aver “raggiunto Asstel quest’anno per poter portare il nostro punto di vista di operatore nuovo entrante, sicuramente con differenze rispetto ai punti di vista di altri, ma credo che siano sempre un valore queste differenze”.

Levi sottoscrive molte delle cose dette dai suoi colleghi CEO, affermando che c’è un minimo comune denominatore tra tutti, che è il titolo del panel, ossia le infrastrutture e le connessioni, cercando cosa manca davvero per far sì che le infrastrutture si sviluppino.

In merito a questo, Benedetto Levi ha citato una frase del discorso della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel discorso per la fiducia alle camere, ripreso anche dal Ministro Urso, ossia “lasciar fare le imprese”.

Levi si dice molto d’accordo con questa frase, che va declinata su tre fronti: il primo è quello della sburocratizzazione alla quale si lega il concetto della trasparenza e della prevedibilità.

Citando quanto detto dal CEO di WINDTRE sui limiti elettromagnetici, definiti da Levi “incredibilmente più bassi di tutti gli altri paesi del mondo”, il tema più ampio è quello delle procedure che gli operatori devono affrontare per sviluppare le reti.

Secondo L’AD di Iliad Italia queste procedure non vanno semplificate ma “drasticamente ripensate”, perché sono “norme che non si parlano più con le esigenze di oggi delle imprese che sviluppano le reti”.

Il secondo tema citato da Levi è la consapevolezza della cultura dell’importanza delle infrastrutture, in quanto Iliad, sviluppando una rete mobile in tutta Italia, a livello territoriale c’è “una grandissima consapevolezza dell’importanza dell’innovazione, che porta valore sul territorio, della digitalizzazione”, mentre c’è “molto meno consapevolezza del fatto che senza le infrastrutture la digitalizzazione e l’innovazione non c’è“.

Benedetto Levi afferma che tutte le telco hanno tutte apprezzato la “richiesta esplicita che la conferenza delle regioni ha fatto al Governo pochi giorni fa di innalzare i limiti delle emissioni elettromagnetiche”.

Dunque, secondo l’AD di Iliad Italia si tratta di un lavoro che va fatto, tanto dal pubblico quanto dal privato, cioè quello di aumentare la consapevolezza dell’importanza delle infrastrutture, e quindi di lasciare alle imprese di sviluppare queste infrastrutture.

Infine, Levi ha dichiarato che tutti dovrebbero riconoscere che “le norme che regolano il settore sono d’altri tempi, che non si parlano più con il lavoro che oggi dobbiamo fare”.

In questo senso, l’AD come esempio di errori fatti nel passato prende l’asta del 2018 per le frequenze 5G, ricordando che tutti gli operatori italiani hanno pagato una maxi rata finale da più di 4 miliardi di euro, pagata con 15 anni di anticipo rispetto alla durata dei diritti che arrivano fino al 2037.

Nel breve termine viene definito un grande successo per lo Stato, ma secondo Levi “se l’obiettivo è quello dello sviluppo a breve, medio e lungo termine, è stato un grandissimo fallimento per tutti questo pagamento di 4 miliardi di euro al 30 Settembre 2022”.

Mario Rossetti, AD di Open Fiber

L’AD di Open Fiber Mario Rossetti parla dei motivi dei ritardi dei cantieri della Fibra

Il panel Infrastrutture e Connessioni è stato chiuso da Mario Rossetti, Amministratore Delegato di Open Fiber, affermando innanzitutto di condividere le analisi dei colleghi. L’intervento di Rossetti si basa poi su due temi, ossia la coesione sociale e quello dei ritardi.

Sulla coesione sociale, Rossetti afferma che “il fatto che le aree bianche siano un tema sociale è chiarissimo”, affermando come questa sia una priorità dell’azienda, che sta lavorando affinché il problema venga risolto.

Sul tema dei ritardi, negli anni si sono accumulati, ma secondo l’AD di Open Fiber “oggi la macchina operativa sta portando un’accelerazione e riuscirà a far si che questi ritardi vengano recuperati”.

Il piano di Open Fiber è quindi una priorità aziendale, e Rossetti afferma di essere pronto ad incontro il nuovo Governo per illustrare lo stato di avanzamento.

La complessità dei cantieri, come afferma Mario Rossetti è dovuta anche al problema di riuscire a trovare abbastanza forza lavoro. In merito a ciò, ricorda il consorzio con Autostrade per l’Italia che permette a Open Fiber di assumere direttamente forza lavoro da utilizzare nei cantieri.

Andrea Duilio, Amministratore Delegato di Sky Italia

Andrea Duilio, AD di Sky Italia, parla di Sky Wifi e Sky Glass

Infine, in un panel successivo è intervenuto anche Andrea Duilio, Amministratore Delegato di Sky Italia, parlando del concetto di innovazione.

L’AD ha ricordato il processo di trasformazione di Sky Italia, da pay tv satellitare a tech media company, che compete in mercati “molto più competitivi” e differenti rispetto a prima, anche grazie alla collaborazione con le parti sociali.

In merito agli investimenti, Duilio ricorda che Sky Italia investe nei contenuti 1 miliardo e 200 milioni di euro all’anno, sulla cultura, il cinema, l’intrattenimento, lo sport. In questo senso, l’azienda chiede aiuto alle istituzioni per bloccare la pirateria, uno di quegli elementi che “blocca l’innovazione e blocca gli investimenti, depaupera il prodotto, finanzia la criminalità, stimola il sommerso, non protegge chi paga veramente i contenuti”.

Secondo Duilio “innovazione” vuol dire anche Sky Wifi, il brand della rete fissa in Fibra di Sky, prodotto su cui Sky non ha deciso di fare il reseller ma ha costruito una rete all’avanguardia, con grande attenzione al mondo ecologico: rete che va automaticamente in standby quando non c’è bisogno di consumare energia”.

Duilio cita infine anche Sky Glass, la nuova smart TV recentemente lanciata, che come ricorda l’Amministratore Delegato è la “prima TV carbon neutral al mondo”.

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