Open Fiber: Francesco Nonno all’incontro della SLC Cgil a Napoli per la digitalizzazione del Sud
Ieri, 20 Ottobre 2022, Francesco Nonno, Direttore Regolamentazione e Affari Europei di Open Fiber ha partecipato, in qualità di relatore, all’incontro organizzato dalla SLC Cgil a Napoli denominato “Futuro Digitale – Rete unica per lo sviluppo del Sud“, per discutere dei temi che riguardano la transizione digitale dei territori del Mezzogiorno.
A questo proposito, Open Fiber ha già attuato un piano di investimento in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, mobilitando circa 1,7 miliardi di euro, di cui 1,1 miliardi di euro spesi per la copertura di 4,6 milioni di unità immobiliari.
L’operatore ha inoltre già aperto i propri servizi di connettività in 53 città di medie e grandi dimensioni delle aree nere del Sud Italia e in oltre mille comuni più piccoli delle aree bianche.
Di seguito, le parole di Francesco Nonno, Direttore Regolamentazione e Affari Europei di Open Fiber, che ha dichiarato:
“Open Fiber oggi conta 14,7 milioni di unità immobiliari coperte dalla sua rete a banda ultralarga in tutto il Paese grazie a un investimento complessivo di 14 miliardi di euro.
L’azienda sta dando un contributo importante al rilancio del Sud Italia: in termini di offerta di posti di lavoro (sono oltre mille le persone impiegate tra dipendenti diretti e indotto ma ce ne servirebbero molti di più) ma anche per quanto riguarda la costruzione di una infrastruttura a banda ultralarga in fibra ottica, di ultima generazione, che consenta a cittadini, pubbliche amministrazioni e imprese di sfruttare tutte le opportunità offerte dal digitale.
Le principali città del Mezzogiorno sono coperte, basti pensare a Napoli, Lecce, Palermo o Catania, dove i tassi di penetrazione della rete ultrabroadband sono di gran lunga superiori alla media italiana.
Il nostro obiettivo è realizzare città intelligenti e borghi connessi, restituendo al Sud un ruolo di primissimo piano anche sul piano tecnologico per attrarre nuovi investimenti, nuove professionalità e opportunità di lavoro.”
Le regioni del Mezzogiorno sono anche state coinvolte nel Piano Italia a 1 Giga, varato dal Ministero della Transizione digitale e finanziato dal PNNR, nell’ambito del quale Open Fiber, tra i 9 lotti che le sono stati aggiudicati, è partita con i lavori proprio dai territori del Sud, interessando la Campania, la Puglia e la Sicilia.
Con il Piano Italia a 1 Giga, il Paese ha deciso di anticipare al 2026 l’obiettivo del piano Digital Compass varato dall’Unione Europea, che punta a rendere accessibile in tutto il continente la velocità di connessione a 1 Gigabit nel 2030.
Nello caso specifico della Campania, Open Fiber ricorda di aver cablato, al 30 settembre 2022, circa 740 mila unità immobiliari nelle principali città della regione, attraverso un investimento di 210 milioni di euro.
In particolare a Napoli, tramite un investimento diretto di 120 milioni di euro, sono state coperte 414 mila unità immobiliari (oltre il 95% degli edifici della città, secondo l’operatore) con un tasso di conversione del 38%, che conta oltre 157 mila utenti attivi.
Procede anche il Piano BUL nelle aree bianche della regione, che conta, sempre al 30 settembre 2022 e attraverso un investimento di 131 milioni di euro, circa 270 mila unità immobiliari coperte con 259 comuni chiusi e 70 attualmente in lavorazione, su un totale di 449 comuni campani interessati dal Piano.
Questo tipo di piani, sia pubblici che privati, hanno l’obiettivo di rinnovare le infrastrutture di telecomunicazioni, in modo da restituire a tutta la popolazione un servizio di connettività efficiente.
Secondo Open Fiber, le connessioni in fibra ottica risultano più stabili e produttive di quelle in rame, hanno costi di manutenzione più bassi e garantiscono un servizio di maggiore qualità per i clienti finali, poiché meno interessate a interruzioni o inconvenienti tecnici.
La fibra, utilizzando meno componenti elettronici, sempre a detta di Open Fiber, è più efficiente rispetto ad altre tecnologie anche nell’ambito del raffreddamento degli apparati.
Infine, proprio perché consente un’efficienza energetica maggiore, la fibra ottica risulta più sostenibile del rame, garantendo meno emissioni di CO2 per bit di dati trasferito.
Editing Mattia Castro
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