Fatturazione 28 giorni: ricorsi di Fastweb e Vodafone inammissibili per la Cassazione
Dovrebbe essersi definitivamente conclusa la saga della cosiddetta “tredicesima dei consumatori“, ossia la fatturazione a 28 giorni applicata alcuni anni fa dagli operatori di telefonia italiani: la Suprema Corte di Cassazione ha infatti respinto i ricorsi di Fastweb e Vodafone, confermando così le precedenti pronunce di Consiglio di Stato e TAR del Lazio contro gli appelli degli operatori.
Come riportato anche dalle principali associazioni dei consumatori, nella giornata di oggi, 6 Settembre 2022, sono infatti emerse le sentenze della Cassazione sui ricorsi di Fastweb e Vodafone, che sono stati dichiarati inammissibili dalla Suprema Corte.
Gli operatori contestavano un “eccesso di potere” nella sentenza del Consiglio di Stato che aveva rigettato l’appello delle telco alla pronuncia del TAR del Lazio, che a sua volta tra il 2018 e il 2019 aveva respinto l’impugnazione della delibera con la quale l’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) bocciava la fatturazione a 28 giorni obbligando gli operatori telefonici a tornare alla fatturazione su base mensile.
La sentenza della Cassazione che conferma la bocciatura della fatturazione a 28 giorni
Secondo le sezioni unite della Suprema Corte di Cassazione, ”l’eccesso di potere denunziabile con ricorso per cassazione per motivi attinenti alla giurisdizione va invero riferito alle sole ipotesi di difetto assoluto di giurisdizione […] o di difetto relativo di giurisdizione”.
Per la Cassazione il giudice amministrativo “si è attenuto al compito interpretativo che gli è proprio” non ravvisando “alcun radicale stravolgimento delle norme di riferimento tali da ridondare in denegata giustizia”. Inoltre, la sentenza della Cassazione specifica che, nella sentenza impugnata, il giudice ammnistrativo d’appello aveva ravvisato “la piena legittimità dell’intervento nella specie dall’AGCOM operato nell’esplicazione dei propri poteri in materia”.
Secondo quanto si legge nella sentenza, infatti, l’esercizio da parte dell’AGCOM dei propri poteri regolatori opera “su un piano diverso e ‘parallelo’ rispetto alla tutela civilistica apprestata dal codice civile e dal codice del consumo, cui si aggiunge, senza escluderle”.
Nella sentenza 26164 sul ricorso di Fastweb, i giudici della Suprema Corte di Cassazione hanno sottolineato che la fatturazione a 28 giorni aveva determinato un “aumento di circa l’8,6% delle condizioni economiche per i contratti di telefonia fissa”, per cui è stata ritenuta “‘pregiudizievole per l’utenza’ in quanto determinante un ‘aumento tariffario’ mediante ‘non già libere scelte imprenditoriali degli operatori di TLC’ ma particolari ‘modalità della cadenza di fatturazione’ in un mercato quale quello della telefonia fissa ‘tradizionalmente connotato da periodi di fatturazione ordinaria su base mensile'”.
Secondo quanto riportato nella sentenza, quella della fatturazione ogni 28 giorni per la telefonia fissa era una pratica “non rispettosa della dovuta trasparenza nei confronti degli utenti, in quanto sostanzialmente rivolta a realizzare aumenti tariffari di non immediata percezione da parte dei consumatori”.
Inoltre, a detta dei supremi giudici, è stata realizzata una condotta “sleale […] che indusse l’utente, grazie all’apparente piccolo scarto tra 28 giorni e mese intero a sottovalutare tal sottile discrepanza e non cogliere fin da subito l’aumento”.
I commenti soddisfatti delle associazioni dei consumatori
Alcune delle principali associazioni dei consumatori hanno subito commentato la notizia delle sentenze contro Vodafone e Fastweb, esprimendo la soddisfazione per la conclusione di una vicenda che si trascina ormai da diversi anni.
Ad esempio, U.Di.Con. (Unione per la Difesa dei Consumatori), ha espresso la sua soddisfazione attraverso le parole del Presidente Nazionale Denis Nesci, che ha affermato:
Si conclude un’altra vicenda giudiziale con il rigetto delle istanze di Vodafone e Fastweb da parte della Cassazione, un’ulteriore punto fermo nella battaglia sull’illegittimità della fatturazione a 28 giorni, una conferma di una pratica assolutamente da evitare.
Vorrei volgere un particolare ringraziamento ai nostri legali che hanno seguito questa vicenda sin dall’inizio, gli Avv. Patera e Catalano.
Ci auguriamo che questa vicenda sia da monito affinché i gestori comprendano che la voce dei consumatori e delle Autorità deve essere assolutamente ascoltata e che non ci sono battaglie legali che tengano quando ci sono sacrosanti principi da rispettare.
Le Aziende tengano presente quanto accaduto, mai più “scorciatoie” quando si tratta di diritti dei consumatori!
Altro commento è arrivato da parte del Codacons, che sottolinea di non aver “mai mollato la presa” sulla questione della fatturazione a 28 giorni e che l’associazione è intervenuta in tutti i gradi di giudizio a difesa dei consumatori.
Carlo Rienzi, Presidente del Codacons, ha commentato:
Grazie alla pronuncia della Corte che ha accolto le istanze del Codacons intervenuto in giudizio, si conferma la correttezza delle decisioni dell’Agcom e del Tar, che hanno bocciato il comportamento delle compagnie telefoniche le quali, allo scopo di aumentare i propri profitti, hanno dapprima cambiato il periodo di fatturazione a danno degli utenti e successivamente, quando l’Agcom ha imposto il ritorno alla bolletta mensile, hanno aumentato tutte insieme e allo stesso modo le tariffe telefoniche, determinando ingiustificati aggravi di spesa a danno dei consumatori.
Si tratta di una importante vittoria del Codacons e di tutti gli utenti italiani della telefonia, e ora Fastweb, per effetto della decisione della Cassazione, dovrà anche risarcire la nostra associazione con 10.200 euro.
Il Codacons sottolinea quindi che, secondo la sentenza della Corte di Cassazione, Fastweb dovrà anche risarcire l’Associazione di 10200 euro.
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