L’AD del Gruppo TIM, Pietro Labriola, nel corso della conference call con cui l’operatore ha presentato i risultati finanziari del primo trimestre 2022, ha risposto ad alcune domande sulle interlocuzioni in corso con Open Fiber.
I discorsi relativi ad Open Fiber sono emersi soltanto durante la sessione di domande e risposte dell’evento con gli analisti che si è tenuto lo scorso 5 Maggio 2022.
In particolare, con una prima domanda è stato chiesto all’Amministratore Delegato di TIM un aggiornamento sulle discussioni in corso con Cassa Depositi e Prestiti (CDP) a proposito di Open Fiber.
Si ricorda infatti che TIM aveva informato lo scorso 2 Aprile 2022 di aver siglato un accordo con CDP per avviare interlocuzioni preliminari circa l’eventuale integrazione della rete di TIM con la rete di Open Fiber.
L’obiettivo di questo accordo era quello di siglare un protocollo d’intesa (Memorandum of Understanding) entro il 30 Aprile 2022, ma tutto ciò non è ancora avvenuto.
L’altra discussione aperta con Open Fiber riguarda l’accordo commerciale sulle aree bianche, per cui anche in questo caso è stato richiesto un aggiornamento a proposito ed eventuali ostacoli al raggiungimento dell’accordo.
Rispondendo a queste domande, l’AD Labriola premette innanzitutto che TIM sta procedendo alla definizione del nuovo schema dell’azienda, che sarà presentato il prossimo 7 Luglio 2022 durante il Capital Market Day.
Labriola precisa che TIM ha sempre affermato che in quell’occasione avrebbe mostrato la nuova NewCo in termini di rete e di abbandono dell’integrazione verticale.
Come afferma il suo Amministratore Delegato, la scelta industriale preferita da TIM sarebbe quella di procedere alla fusione con Open Fiber.
In merito al protocollo d’intesa, Labriola conferma che la firma era prevista entro la fine di Aprile 2022, ma c’è stato qualche giorno di ritardo.
Il ritardo rispetto ai tempi previsti non preoccupa Labriola, in quanto non ci sarebbero ostacoli particolari su questo tipo di accordo.
L’AD afferma che TIM sta cercando di “creare qualcosa di unico a livello mondiale, quindi dobbiamo ancora sistemare alcuni dettagli”, ma non vede alcun problema specifico.
Per quanto riguarda l’accordo commerciale con Open Fiber per le aree bianche, Labriola ci tiene a precisare come questo sia totalmente diverso dal protocollo d’intesa.
Infatti, l’Amministratore Delegato di TIM afferma che quello per le aree bianche è soltanto un accordo commerciale, come tanti altri ne ha l’operatore, non solo con Open Fiber ma anche con altri player, per cui non ha nulla a che vedere con il protocollo d’intesa.
Labriola afferma che, in teoria, TIM potrebbe anche non siglare il protocollo d’Intesa mentre potrebbe andare in porto il solo accordo commerciale per le aree bianche, o viceversa.
Pietro Labriola sottolinea che l’accordo commerciale per le aree bianche, per cui TIM sta discutendo con Open Fiber, verrebbe gestito attraverso FiberCop e viene definito “niente di particolare”.
L’AD di TIM afferma inoltre che nei prossimi mesi potrebbero esserci anche altri accordi simili con altri operatori, citando ad esempio “Vodafone, Fastweb”, che potrebbero però non apparire sulla stampa.
Secondo Labriola le indiscrezioni sull’accordo con Open Fiber per le aree bianche sarebbe apparso sulla stampa “perché c’è l’interesse di una qualche speculazione”.
Infine, è stato ribadito che l’accordo commerciale e il protocollo d’Intesa sono due cose completamente distinte.
In una seconda domanda sul potenziale accordo con CDP su Open Fiber per la rete unica, viene chiesto se questo richiederebbe un’approvazione da parte dell’Unione Europea o da parte delle altre Autorità europee, dato che si tratterebbe di una fusione di due aziende.
Su questo tema, che riguarda quindi il protocollo d’intesa, Labriola afferma che non ci sarebbero problemi in quanto questo tipo di accordo non è vincolante.
Tuttavia, se dopo il protocollo d’Intesa ci sarà una struttura che definisce una tempistica per la valutazione della rete e la definizione del possibile scenario per questa fusione (“potrebbe essere una fusione o anche qualcos’altro” sostiene Labriola), sulla base di questo e sul modo in cui verrà controllata la NewCo, ci sarà poi bisogno dell’approvazione a livello europeo oltre che nazionale.
Attualmente, secondo Labriola, è “troppo presto” per capire quali dei due percorsi verrà seguito, ma afferma che l’azienda sa qual è la situazione in entrambi gli scenari e le relative tempistiche.
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