Vodafone: nuovo studio di Deloitte sugli impegni dell’Italia per il Decennio Digitale 2030
È stato recentemente pubblicato lo studio realizzato da Deloitte su commissione di Vodafone, dal titolo “I progressi verso l’ambizione del Decennio Digitale dell’UE”, incentrato sugli strumenti utili all’Italia per raggiungere gli obiettivi del Decennio Digitale stabiliti dalla Commissione Europea.
In particolare, il Decennio Digitale dell’UE stabilisce propositi su diverse aree digitali fino al 2030, in favore della trasformazione digitale dell’Europa e della sua competitività a livello globale.
Secondo il rapporto commissionato da Vodafone, attualmente in Italia solo il 38% delle imprese utilizza servizi di cloud computing, con un gap di 37 punti percentuali rispetto all’obiettivo del 75%, da raggiungere entro il 2030.
Per quanto riguarda le abitazioni coperte da reti VHCN, queste raggiungono il 34% nel 2021, con un gap di 66 punti percentuali. Quest’ultimo divario è considerato impegnativo da colmare a causa dei costi elevati e delle sfide operative per la distribuzione delle reti in aree rurali.
Lo studio ha sottolineato anche che la mancanza di specialisti ICT sta contribuendo a rallentare il percorso verso gli obiettivi del Decennio Digitale, considerando che, in UE, il loro numero è attualmente di 8,43 milioni (sono 20 milioni gli specialisti ICT previsti dal Decennio Digitale).
Di seguito, le parole di Joakim Reiter, Chief External Affairs Officer del Gruppo Vodafone:
È fondamentale per l’Europa colmare le carenze sugli obiettivi del Decennio Digitale evidenziati in questo rapporto. Senza specialisti ICT e senza PMI digitalizzate e adatte al futuro, sarà difficile per l’Europa competere nei mercati globali e costruire le soluzioni industriali digitali di domani.
Tutti i paesi devono partecipare al rafforzamento e al miglioramento delle capacità digitali del nostro continente. I progressi che coinvolgono solo alcuni Stati membri non saranno sufficienti per raggiungere le ambizioni digitali dell’Europa.
Mentre questi gap restano, la nostra visione di un’Europa competitiva, più ”verde” e più resiliente si allontana. Infatti, il Parlamento europeo ha recentemente stimato che il costo dell’inazione sarà di 1,3 trilioni di euro entro il 2032.
A questa situazione, si aggiunge l’intensità digitale delle PMI, che ha raggiunto un tasso medio di crescita annuale in tutta l’UE, tra il 2016 e il 2021, pari solo al 2%.
Questo fattore viene definito dal Digital Intensity Index, che misura la disponibilità di 12 diverse tecnologie digitali, tra cui l’accesso alla banda larga veloce (30 Mbps o superiore) e la disponibilità di specialisti ICT.
A tal proposito, alcuni Stati membri sono, ad oggi, più indietro rispetto ai loro obiettivi del 2019, come la Repubblica Ceca (-14 punti percentuali) o il Portogallo (-9 punti percentuali), mentre l’Italia è tra i Paesi che ha avuto una crescita di 11 punti percentuali.
Alla luce di ciò, il rapporto commissionato da Vodafone ha evidenziato quattro strumenti politici che potrebbero aiutare tutti gli Stati UE a realizzare gli obiettivi del Decennio Digitale, ovvero: il coordinamento tra i governi, il collegamento degli ecosistemi digitali, la condivisione dei dati e la dimostrazione del Digital Value (attraverso progetti pilota, per usufruire di investimenti pubblici e di informazioni utili per azioni future).
A questo si aggiunge il fatto che gli Stati membri il cui PIL è crollato più del previsto durante la pandemia, avranno un aumento dei fondi e delle sovvenzioni a loro disposizione da parte della Commissione Europea.
Ad esempio, la Germania, il Portogallo e la Spagna potrebbero avere maggiori aumenti relativi alle sovvenzioni, mentre l’Irlanda, la Romania e i Paesi Bassi potrebbero avere maggiori diminuzioni, a causa di aumenti del PIL migliori rispetto a quanto preventivato.
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