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I sindacati contro il nuovo Piano di TIM: “questo scempio non passi impunito”

A seguito della presentazione del Piano Industriale 2022-2024 di Tim, con cui è stata manifestata l’intenzione di dividere la società in due legal entities (ServCo e NetCo), i sindacati hanno voluto nuovamente sottolineare la loro contrarietà alle decisioni prese dal Gruppo.

Già nelle scorse settimane le associazioni sindacali avevano manifestato le loro preoccupazioni in merito al futuro di Tim e del settore TLC, anche attraverso scioperi e manifestazioni dei lavoratori e delle lavoratrici dell’azienda.

Per SLC Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, infatti, l’Amministratore Delegato di Tim, Pietro Labriola, ha tracciato una storia già nota per il Paese, che porterà alla privatizzazione degli utili e alla socializzazione delle perdite.

Questa situazione, secondo i sindacati, da un lato porterà dei vantaggi per Vivendi (azionista di Tim per il 26%) ma dall’altro non causerà alcun beneficio al Paese, al Governo e, in particolar modo, ai dipendenti dell’azienda.

Di conseguenza, SLC Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil hanno annunciato che “il mondo del lavoro non ci sta e si batterà con tutte le sue forze affinché questo scempio non passi impunito“.

Tim

Di seguito, l’intera nota ufficiale rilasciata dai sindacati ieri 3 marzo 2022:

Con la presentazione del Piano Industriale di TIM di ieri sera finalmente il quadro è svelato. Con la nascita della società dei servizi e con la società della rete finisce definitivamente la storia dell’ex monopolista per come l’abbiamo conosciuta.

Nel disegno tracciato dall’AD si profila una storia già vista in questo Paese: si privatizzano gli utili e si socializzano le perdite. Nascerà una società della rete privata di qualsiasi “intelligenza” e di futuro.

Alla società dei servizi andranno 28 milioni di clienti, la società dei data center e del cloud nazionale, la cyber sicurezza, l’internet delle cose, il mobile ed il Brasile. Alla società della rete resterà l’onere di investimenti ingentissimi, una struttura che finirà per diventare più una grande realtà di manutenzione che una società moderna e di sistema.

In questo disegno si capisce bene la convenienza dell’investitore francese, si stenta a capire il vantaggio che pensano di trarne il Paese e la Politica.

Alla fine di questo capolavoro si metteranno le mani in tasca ai lavoratori ed ai cittadini per garantire un ritorno di profitto a Vivendi.

Tutto questo lo sta avallando il Governo dei migliori ed i suoi consiglieri corifei del liberismo a spese della collettività.

Il mondo del lavoro non ci sta e si batterà con tutte le sue forze affinché questo scempio non passi impunito.

I lavoratori hanno già ampiamente contribuito al rilancio del Gruppo TIM che due anni fa era stato individuato e sostenuto anche dai loro sacrifici. Per la demolizione dell’Azienda che si profila con questo piano di impresa nessuno si illuda di poter chiedere loro ulteriori sacrifici.

Si ricorda, a tal proposito, che ieri, 3 marzo 2022, l’AD Pietro Labriola ha tenuto la sua prima conference call, in cui ha presentato gli ultimi risultati finanziari del Gruppo Tim, relativi al 2021, ed ha approfondito il discorso relativo al nuovo Piano Industriale.

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