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Tim: le parole dei sindacati dopo lo sciopero dei dipendenti contro lo scorporo aziendale

A seguito dello sciopero dei dipendenti di tutto il Gruppo Tim, avvenuto ieri, 23 febbraio 2022, contro lo scorporo aziendale, i sindacati hanno voluto sottolineare, nuovamente, la loro preoccupazione in merito al futuro dell’azienda e dell’intero settore TLC.

Il suddetto sciopero era già stato annunciato qualche settimana fa, a seguito dell’incontro tra i sindacati SLC Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil e l’Amministratore Delegato di Tim, Pietro Labriola, in cui quest’ultimo non ha escluso la possibilità di uno scorporo, ritenendolo un’opportunità per l’azienda per recuperare competitività nel settore.

Qualche giorno dopo, i sindacati hanno inviato una lettera unitaria al Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, Mario Draghi, con l’intento di richiamare l’attenzione del Governo sul futuro assetto di Tim, a livello societario, industriale e occupazionale.

L’ultimo step è stato, appunto, lo sciopero di ieri, anticipato da una lettera aperta ai dipendenti da parte delle Segreterie Nazionali SLC Cgil, Fistel Cisl e UIilcom Uil, che ha incluso anche una manifestazione a Roma presso il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE).

Per il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, un processo di ristrutturazione di Tim con l’intento di separare la rete dai servizi non sarebbe solo inusuale, ma comporterebbe “un dramma occupazionale senza precedenti” e l’assenza di un “incumbent” indispensabile per il processo di cambio tecnologico e di digitalizzazione del Paese. Per questi motivi, Landini ritiene doveroso un intervento del Governo.

Di simile opinione Fabrizio Solari, segretario generale SLC Cgil, che in un’intervista a collettiva.it ha dichiarato che quello contro lo scorporo aziendale di Tim è stato uno sciopero fuori dall’ordinario, in cui “lavoratrici e lavoratori incrociano le braccia da un lato per difendere l’occupazione, dall’altro per tutelare l’interesse generale del Paese.”

A tal proposito, Solari ha voluto porre particolare attenzione a quello che egli stesso ha definito un “paradosso“: “rischiamo infatti migliaia di licenziamenti nella maggior azienda italiana di TLC, quando nel resto del mondo questo è il settore che produce posti di lavoro, e pure qualificati.

Per quanto riguarda, invece, la volontà dei sindacati di far intervenire il Governo, il segretario generale SLC Cgil ha evidenziato che “il secondo azionista di Tim è Cassa depositi e prestiti che è direttamente uno strumento d’intervento del Governo. Quindi è evidente che in questa vicenda, se c’è qualcuno che non può permettersi il lusso di stare alla finestra, con tutto rispetto, è proprio il Governo“.

Anche il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, e il sindacato Uil (rispettivamente, in un tweet e in una nota ufficiale) si sono espressi in favore dello sciopero e di un intervento immediato da parte del Governo, affinché impedisca lo spezzatino aziendale di Tim, una strategia ritenuta sbagliata e dannosa per i 42 mila dipendenti dell’azienda e per gli altrettanti dell’indotto, oltre che per gli asset strategici del Paese.

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sciopero tim sindacati

L’iniziativa dei lavoratori del Gruppo Tim ha avuto riscontri anche in Sicilia, dove il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, insieme alla componente di segreteria Angela Biondi e al segretario generale della Slc, Gianluca Patanè, hanno dichiarato in una nota:

La possibile perdita di posti di lavoro in Sicilia è un fatto grave ma lo “spezzatino” di Tim può avere anche altri risvolti pesanti, rischia infatti di fare venire meno la funzione strategica dell’azienda. Tanto più importante in una Regione come la Sicilia con un’economia terziarizzata.

C’è bisogno di una Tim forte per rilanciare il sistema delle telecomunicazioni dando loro funzione e ruolo nell’ambito delle politiche del Mediterraneo. Per questo non accettiamo ipotesi di scorporo e di spezzettamento dell’azienda.

In attesa di nuovi risvolti, si ricorda, infine, che Tim discuterà il nuovo Piano Industriale 2022/2024 (in via di definizione) nel corso del Consiglio di Amministrazione del prossimo 2 marzo 2022, in occasione della pubblicazione degli ultimi risultati finanziari.

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Via
collettiva.it

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