I Sindacati delle Segreterie Nazionali SLC CGIL, FISTEL CISL, UILCOM UIL hanno deciso, domani 23 febbraio 2022, di proclamare uno sciopero dedicato ai dipendenti di tutto il Gruppo TIM.
Sarà presente anche una manifestazione a Roma presso il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE). Nei giorni scorsi i Sindacati hanno scritto al Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana Mario Draghi sul futuro dell’azienda e del settore TLC e hanno incontrato il nuovo Amministratore Delegato di TIM Pietro Labriola.
Ecco la lettera integrale aperta alle lavoratrici e ai lavoratori del Gruppo TIM scritta dalle Segreterie Nazionali SLC CGIL, FISTEL CISL, UILCOM UIL in occasione dello sciopero generale del 23 febbraio 2022:
Domani 23 febbraio 2022 le lavoratrici ed i lavoratori del Gruppo Tim sciopereranno per l’intero turno. Domani tutte e tutti Voi sarete chiamate/i ad esprimere la vostra soggettività, a far sentire la vostra voce su quanto sta avvenendo in Tim e nelle sue Aziende Controllate.
In questi anni abbiamo, tutti insieme, provato ad invertire una rotta pericolosissima che vedeva l’azienda più che altro impegnata a gestire la litigiosità della propria compagine azionaria che a fare impresa, a sviluppare un progetto di crescita in un settore strategico dove per molti anni Telecom è stata un’eccellenza mondiale anche grazie alle vostre competenze e professionalità.
Un’azienda che ha smesso di farsi valere in quanto grande azienda ricca di conoscenza e capacità ma che ha preteso di contare solo come grande azienda “societaria”, dalla quale non si poteva prescindere solo per la posizione di mercato acquisita dall’essere ex monopolista.
Sono stati anni molto complicati anche nella gestione quotidiana. La perdita del senso industriale ha portato nel tempo il management ad avere una “attenzione spasmodica” solo per il contenimento dei costi – soprattutto quello del lavoro e molto più orientato alle alchimie finanziarie che allo sviluppo tecnologico. Il frutto di questa miopia è stato, lo ricorderete bene, la disdetta unilaterale del contratto aziendale, la perdita di centralità dell’azienda nel Paese.
Sono stati anni in cui Tim è stata percepita più come un problema che come una risorsa nella digitalizzazione dell’Italia. Un processo che si è riverberato inevitabilmente nelle condizioni generali del “fattore lavoro”.
Sono stati anni complicati pieni di sacrifici e di difficoltà, i vari AD e super manager che si sono succeduti non sono riusciti ad invertire la sensibile diminuzione dei ricavi e quindi dei margini ma hanno proseguito nell’incassare in compensi e buone uscite, milioni di Euro, senza portare quei risultati attesi e per i quali migliaia di VOI hanno seguito professionalmente ed operativamente le loro indicazioni! Basta con questi disastri!
Da circa tre anni, grazie alle lotte sindacali di VOI tutti, abbiamo provato tutti insieme ad invertire la rotta, sia nelle condizioni di lavoro che, più in generale, per le prospettive industriali del Gruppo. Il “Memorandum” firmato ad agosto del 2020 fra Tim e Cassa Depositi e Prestiti per la costruzione della “rete unica” in fibra partendo dalla centralità infrastrutturale dell’ex monopolista è stato forse la vera novità di politica industriale del settore degli ultimi decenni e l’occasione per porre qualche rimedio agli errori del passato.
Purtroppo gli eventi di queste settimane hanno riportato drammaticamente indietro le lancette dell’orologio. La continua litigiosità della governance aziendale, il silenzio imbarazzante delle istituzioni e della politica, hanno gettato nuovamente il Gruppo Tim nel caos, riportando drammaticamente all’ordine del giorno la stessa sopravvivenza di Tim per come l’abbiamo conosciuta fino ad ora.
L’eventuale “spezzatino” non metterebbe al riparo nessuno e ci porterebbe verso un pericoloso crinale per i livelli occupazionali diretti ed indiretti di Tim e del suo Gruppo ma, più in generale, una iattura per tutto il settore delle TLC.
Solo una persona cieca o in mala fede può negare come il modello di sviluppo imposto al mercato delle TLC in questi anni (assenza di un “campione nazionale” ed una competizione sfrenata sulle tariffe che ha bruciato nell’ultimo decennio circa 12 miliardi di ricavi per il settore) abbia sensibilmente portato alla distruzione del valore del settore mortificando gli investimenti industriali e peggiorando le condizioni economiche di tutte le lavoratrici ed i lavoratori!!
Domani quindi siete chiamati a dire con fermezza la vostra su tutto questo. Possiamo decidere di far passare anche questa ultima scelleratezza nel silenzio che “qualcuno” sta cercando di imporre oppure esprimere tutta la nostra contrarietà.
Si tratta di provare, TUTTI INSIEME, a cercare con determinazione di respingere l’ennesimo colpo di coda di un modello tutto improntato alla finanziarizzazione del settore imponendo, a partire dal vostro punto di vista, che si apra finalmente un confronto serio nel Paese sul destino di un comparto strategico e sulla stabilità e continuità di un grande Gruppo industriale che ad oggi occupa 42.000 lavoratrici e lavoratori ed altrettanti nell’indotto.
Domani e nei giorni a seguire dobbiamo rompere quella inspiegabile “congiura del silenzio” che avvolge l’intera vicenda. In queste ore centinaia di delegate e delegati sindacali di altre aziende del settore stanno esprimendo la loro solidarietà alla vostra battaglia. Segno evidente che il mondo del lavoro, ancora una volta, si sta dimostrando molto più maturo di chi potrebbe svolgere un ruolo importante ma continua a trincerarsi dietro un rispetto, po’ “sospetto”, delle regole del mercato.
Domani si fermeranno i lavoratori di Tim e delle sue aziende Controllate non solo per difendere la propria azienda, il proprio Gruppo industriale, il proprio lavoro. Domani grideremo forte che quello che potrebbe realizzarsi non fa gli interessi del Paese e di tutto il comparto.
Continuare a considerare l’Italia un mero mercato aperto alle scorribande di ognuno condannerà milioni di cittadine e cittadini a rimanere tagliati fuori dalla rivoluzione digitale. Verrà negato loro per sempre quello che in questi anni di pandemia si è confermato come un vero e proprio diritto di cittadinanza: quello alla connessione!
Noi siamo e saremo artefici del nostro destino, non possiamo e non dobbiamo rimanere immobili ed in attesa che forse qualcuno possa risolvere la questione… Al lavoro ed alla lotta dunque!
TIM, nei giorni scorsi, ha precisato che il nuovo piano aziendale è in via di definizione e sarà discusso nell’ambito del Consiglio di Amministrazione del 2 marzo 2022 in occasione della pubblicazione degli ultimi risultati finanziari.
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