Tim e Open Fiber avrebbero deciso di dare il via a una partnership strategica e commerciale, volta alla copertura e alla vendita di connessioni in fibra ottica nelle aree bianche del Paese, ovvero quelle zone d’Italia escluse da ogni programma di cablaggio per questioni di mercato.
Relativamente a queste aree, infatti, Open Fiber, controllata al 60% da Cdp (Cassa Depositi e Prestiti) e al 40% da Macquerie, si è aggiudicata nel 2019 tutti e tre i bandi Infratel che, con il contributo economico delle regioni interessate, intendono ridurre il divario digitale della penisola, attraverso la fornitura di connettività a banda ultralarga, con velocità fino ad 1 Gigabit al secondo in upload e download a livello nazionale.
Nella versione cartacea del quotidiano “Il Messaggero” di oggi, 10 febbraio 2022, un articolo dedicato all’accordo tra Tim e Open Fiber spiega che lo sblocco tra le due parti interessate, successivo ad anni di rivalità, polemiche e tensioni, avverrebbe anche grazie all’arrivo di Mario Rossetti alla guida della società di fibra ottica, in quota Cdp (società socia sia di Tim che di Open Fiber, che spinge sulla creazione della rete unica).
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L’intesa tra le due società si concretizzerebbe con la messa a disposizione, da parte di Tim, della propria infrastruttura, ovvero tralicci, pali e cavidotti, a fronte del pagamento di una tassa da parte di Open Fiber, che gioverebbe al bilancio dell’ex monopolista. L’operatore wholesale only, invece, avrebbe la possibilità di riempire con maggiore velocità la rete nelle aree bianche d’Italia.
Il clima più disteso tra le due parti, dovuto alla suddetta partnership, che dovrebbe essere ufficializzata lunedì 14 febbraio 2022 dal Consiglio di Amministrazione straordinario di Tim, chiamato per verificare il piano industriale 2022/2024 del nuovo AD Pietro Labriola (che ha convocato oggi i sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil), e dal board di Open Fiber, potrebbe rappresentare un primo tassello verso la creazione della rete unica nazionale in fibra.
Quest’ultimo progetto, se realizzato, avrebbe lo scopo di permettere a tutti gli operatori l’accesso a un’infrastruttura indipendente, sempre con l’intento di ridurre il digital divide e di accelerare la diffusione dei servizi ultrabroadband nel Paese.
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