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Garante Privacy sulle app che sottraggono dati personali tramite gli smartphone

Lo scorso 29 settembre 2021, il Garante Privacy ha annunciato di aver avviato un’indagine su alcune app che carpirebbero informazioni tramite i microfoni accesi degli smartphone e, in generale, sul mercato dei dati.

Le informazioni personali degli utenti dotati di telefoni cellulari, infatti, sarebbero ottenute illecitamente e rivendute a società interessate, con l’intento di effettuare proposte commerciali mirate, anche attraverso applicazioni che, al momento del loro download, richiedono autorizzazioni di accesso ai microfoni degli smartphone.

Queste tipologie di autorizzazioni, spesso, vengono accettate dagli utenti senza che questi si informino sull’effettivo uso che verrà fatto dei loro dati personali.

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L’istruttoria avviata dal Garante Privacy, in collaborazione con il Nucleo speciale privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza, ha l’intento di prendere in esame alcune app, che risultano tra le più scaricate, per verificare che la relativa informativa resa agli utenti sia chiara e trasparente, così come le modalità di ottenimento delle autorizzazioni d’accesso.

L’attività effettuata dall’Autorità, inoltre, ha lo scopo di affiancarsi a quella già avviata e volta alla semplificazione delle informative, con l’utilizzo di simboli e immagini, in modo tale che i consumatori abbiano la possibilità di effettuare, efficacemente, scelte libere e consapevoli.

In una nota il Garante della Privacy ha dichiarato: “Un fenomeno sempre più diffuso, che sembrerebbe causato anche dalle app che scarichiamo sui nostri cellullari. Molte app, infatti, tra le autorizzazioni di accesso che richiedono al momento del download, inseriscono anche l’utilizzazione del microfono. Una volta che si accetta, senza pensarci troppo e senza informarsi sull’uso che verrà fatto dei propri dati, il gioco è fatto“.

Nello specifico, la decisione presa dal Garante Privacy di avviare un’indagine sulle app che otterrebbero informazioni in maniera illecita, è avvenuta a seguito di un servizio televisivo e di diverse segnalazioni da parte degli utenti.

Questi ultimi hanno spiegato che, dopo aver pronunciato delle parole in merito, ad esempio, a gusti personali, viaggi, desideri e/o progetti, abbiano ricevuto sui propri smartphone pubblicità inerenti a quanto detto.

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